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Infinito

E poi ci sono le stelle.

Era estate, io e la mia compagna ci siamo messi in viaggio per raggiungere un parco in una bellissima località della mia terra. Quando siamo arrivati era già calata la sera.
Era necessaria per quel che ci aspettava.
Una notte tra le stelle.
C’era gente, non tantissima ma abbastanza per rendere una festa quel che abbiamo vissuto. Ricordo la fila per vedere Giove e Saturno.
Attraverso un telescopio astronomico ho visto gli anelli e le macchie del gigante.

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Ecco questo è quello che ho visto – l’immagine che ho condiviso è presa dalla rete – più o meno questo è, però, quel che ha mostrato il telescopio, una monetina d’oro circondata da un’anello perfetto.

Perché vi ho raccontato questo ricordo?
Perché molte volte è capitato di alzare gli occhi al cielo e cercare in quell’infinito, ispirazione e conforto.

Ispirazione nel trovare le forme, i colori, i versi e i suoni della gioia, della speranza e in ultimo dell’amore.

Conforto dalle miserie, dalle ingiustizie e dalle sofferenze della vita.

Ora le scelte sono due, dare voce all’ispirazione o al conforto.
L’ispirazione conduce alla poesia, alla musica e all’arte. Quanti versi da cantare, quante opere d’ammirare.
Il conforto al contrario sprofonda nel delirio. Strappo al passato o al presente frammenti d’anima che lacerano il mio corpo e cerco nel pianto la consolazione alla disperazione.

La vita è questo, una moneta che gira e mostra una faccia diversa ad ogni giro.
Può capitare di persistere su una faccia e perdersi in quella, ma come una moneta è solo un’illusione, come la luna l’altra faccia è solo nascosta e riabbracciarla è una scelta.

Quando è capitato un evento particolarmente coinvolgente nel bene o nel male, ho sempre donato un pensiero, una mia impressione. In Turchia e in Siria in queste ore si cerca di fare la cosa giusta tutti insieme, si dà conforto allo strazio e si ispira forza e coraggio. Tutti stanno collaborando e dal mondo gli aiuti sono partiti, Italia, Francia, Germani, Usa, Cina, hanno dato la loro disponibile a dare un mano, un aiuto anche l’Ucraina e la Russia.
E sì, anche Ucraina e Russia, l’unione è una scelta, dare aiuto è una scelta, dare la vita è una vita, dare la morte è una scelta. Il bello delle scelte è che possono cambiare.

Non bisogna mai smettere di alzare gli ogni al cielo e scorgere l’infinito dell’anima.

L’associazione è quasi scontata, l’infinito mi riporta in mente e mi ispira i versi di una poesia, una bellissima poesia del Leopardi, che tutti noi conosciamo.

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Manoscritto de L’infinito di Giacomo Leopardi, 1819, Biblioteca Nazionale di Napoli

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Singolarità

Sento la spinta emotiva a ringraziare chi ha commentato le mie riflessioni, chi ha donato con umiltà e saggezza la sua opinione a volte dal sapore confidenziale.
Un denominatore comune è stata la risposta alla domanda che, spesso, ho sollevato nelle mie osservazioni personali:
Perché sono qui?

Tutti rispondono sapientemente: Per comunicare, per confrontarsi.
Ed è vero!

A volte i miei pensieri si espandono e nella generalizzazione, risucchiano tutto e tutti, costruendo pensieri che sono insiemi di emozioni ed esperienze, in parole povere, si fa di tutta l’erba un fascio.
Se analizzo il pensiero arrivo, però, alla conclusione, che questa realtà descrittiva, pecca di logica. Perché le mie emozioni e la mia esperienza, sono per declinazione, MIE e solo per fortuita coincidenza possono richiamare emozioni ed esperienze altrui.
Uno dei problemi del confronto è la generalizzazione, che se da un lato, ha il pregio di creare una stanza comune, in cui ognuno ha un posto a sedere, uno spazio in un unico spartito armonico.
Dall’altro lascia indietro le nostre singolarità.
Sapete come la scienza definisce una singolarità gravitazionale: come un punto in cui la curvatura dello spazio-tempo tende a un valore infinito.

Infinito.

Le nostre singolarità sono i nostri infiniti, i nostri assolutismi, quei comportamenti, quei pensieri radicati, che sono frutto, non di un insegnamento, ma di una curvatura di crescita che pensiero, dopo pensiero, trasforma l’astrazione delle realtà, in valori assoluti, in simboli emozionali che tendenzialmente cercano di decifrare, ciò che non capiamo, non riusciamo ad accettare o assimiliamo come un reiterato comportamento distintivo.
E nel confronto l’assolutismo per natura, non si piega, non si modella alle circostanze, può solo spezzarsi, creando frammenti, che io chiamo ferite interiori.
Generalizzando, si è tolleranti e intolleranti allo stesso tempo, ed è l’equilibrio tra questi due comportamenti, che permette di trovare la cifra del nostro modo di comunicare e confrontarci.
Ecco, che torniamo alla comunicazione e al confronto.
Al motivo per cui si è qui.

Qui, tendenzialmente potrei confidare sensazioni ed emozioni che nella realtà, non confiderei mai.
Perché?
Perché non confidare il mio malessere o le mie sensazioni, per come sono realmente, ad esempio alla mia compagna? Perché cifrarlo e sperare che venga intuito?
Quante volte si è nella vita detto: Non mi capisci?
Fateci caso, quando si riesce a dire quello che si pensa o sente veramente a chi hai davanti, face to face, faccia a faccia?
Non convenite con me, che quel momento nella maggior parte dei casi è: Quando si è in preda all’ira o oppressi dalla disperazione.
Chiedetevi cosa hanno in comune queste due emozioni?
Credo di sapere perché sono qui.
A volte mi chiedo, però, perché quel che sono, qui o tra le righe di un foglio, no lo sono nella realtà quotidiana?

 

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