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Vivere

Rieccomi, dopo alcuni pensieri alquanto forti.

Non sono mai stato nell’arte, un pavido, non mi sono mai negato nessuna espressione e libertà, né accettato censure. Avessi avuto questa natura oltre l’arte e la scrittura avrei saputo dare di più.

Rimpianti e rimorsi. Ad una certa età si presentano puntuali.

Penso alla mia compagna, lei spesso si lascia andare ai rimpianti. Ed io non posso fare altro che riempirla di parole per rincuorarla, con la segreta consapevolezza dell’ipocrisia di quelle parole. Predico non avendone il diritto. Perché non ho poi fatto meglio.

Riflettendo su quello che ho scritto nell’ultimo post, mi sono balenati in testa pensieri di ere passate.

In questo momento la mia compagna dorme, Frida è ai miei piedi anch’essa avvolta da Morfeo, sono le 3:00, ed io sono sveglio davanti al PC a scrivere, oltre al caldo ci sono tanti pensieri a tenermi sveglio. La notte, si dovrebbe pensare di meno.

Da ragazzo non pensavo sarebbe finita così. Non fraintendetemi, non mi lamento, del domani, non mi lamento neanche di me. Non più. Dopo anni, non mi torturo più crudelmente per come sono. Al limite mi lamento di come sono gli altri e di un oggi a volte cieco e spietato.

Non giudicare!!! Ecco una frase che ascolto spesso. Una frase, che oggi, sento ipocrita. Perché non dovrei giudicare? Biblicamente parlando, la fede ha perso tante opportunità nel tempo di darmi un segno; quindi, il diritto di giudicare l’opera dei saggi e dei potenti è sacrosanta.

Per fortuna in queste pagine, ho sempre, o quasi, giudicato me stesso. Alla fine, e lì che vado e sono sempre andato, fin dall’inizio, da quando ho scritto il mio primo post. Due anni fa quando iniziai il viaggio scrissi queste parole:

 

“[…]

 

“La vita sta lì, alla portata del salto che non facciamo.”

Julio Cortàzar

La vita sta lì, alla nostra portata: Basta viverla.

Sono rientrato senza necessità, senza la spinta di scrivere ad ogni costo, senza il desiderio di vedere, like, cuori o commenti.

Siamo isole in un oceano, che ricevono l’eco di onde senza identità.

E sento che questa assenza sia la chiave per vivere nel modo corretto questa virtualità.

Esserci ma con garbo, sussurrando i versi, soffiando come brezza, quel che la mente pensa.

Scrivendo non quello che piace, quel che gusta o sappiamo, per renderci maestri colti di una cultura mai all’altezza, ma per scrivere ciò che è alla nostra portata, la vita che sta lì, a volte qui e spesso là.

IL Qui, Il Lì e il La, l’essenza del virtuale.

Quindi iniziamo un nuovo viaggio.”

 

Vivere non quello che ci piace, né quello che ci gusta, senza conoscere più dei maestri, perché maestri non lo saremo mai della vita. Vivere!!! Vivere ciò che è alla nostra portata, la vita che sta lì, a volte qui, spesso là.

È tardi continuo domani.

È già domani. Molti dei pensieri emersi nella notte non ci sono più, torneranno di certo quando la luna prenderà il posto del sole. Non mi voglio dilungare oltre. Solo una riflessione ancora, su quei pensieri di ere passate.

Il male più grande dell’anima non è perdere o non trovare l’amore o la felicità. Per me è disattendere la promessa del giovane, quel giovane che un tempo fui. Quante promesse si fanno da giovani, promesse di vite piene e significative. Si studia per renderle piene e darle un significato. Ho fallito nella promessa. Non ho raggiunto quello che volevo, che ho immaginato e visto nei libri letti e nelle esperienze appena nate. Questo è il male, il vero male. La catena che anello dopo anello ci imprigiona in un limbo di pensieri.

Avrei voluto chiudere con un pensiero positivo, una speranza.

La speranza è l’ultima e, alla fine, la cito come un alito del nostro respiro.

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Guerriero sconfitto

Vi è mai capitato di sentirvi ingiustamente rimproverati? Immagino di sì.
Inalberarsi in questi casi è normale.
Ancor più se vieni accusato, anche, di giustificarti.

Sono alle soglie dei 50 anni, un’età particolare. Non sono più giovane e non sono, ancora, vecchio. È l’età dei bilanci e purtroppo dei limiti.

Per la prima volta nella mia vita, mi sento stanco. Una sensazione angosciante.
Nella mia vita mi sono sentito impaurito, arrabbiato, furioso, impotente, persino disperato. Le forze c’erano, però, sempre, anche quando mi sono ritrovano a subire violenza senza potermi difendere, la forza di resistere, la forza di rialzarmi c’era.

Oggi mi sento stanco. Non, però, quella stanchezza che ti fa sentir dolore alle braccia o alle gambe. L’ho provata quella stanchezza, la stanchezza che ti indurisce i muscoli dopo ore e ore di lavoro. La stanchezza che provo è la stanchezza che lascia senza idee e pensieri, senza soluzioni.

So che?! Chi leggera questo pensiero avrà parole di conforto, l’ho darei io stesso se leggessi parole simili.
Dissimulare è una virtù molto umana. Non mostrare i nostri sentimenti, i nostri stati d’animo è comune. Si sorride per far buon viso a cattivo gioco, seminando a volte, non richiesti, buoni consigli.

Perché mi sento stanco?
Qualunque risposta possa dare sarebbe insufficiente e confusa.
Neanche mi va di spiegare, anche se poi racconto.
Qui, stranamente, racconto.

Se qualcuno mi fermasse per strade e sorridendo mi chiedesse:
«Come stai?»
Risponderei sorridendo:
«Bene grazie.»

Mi stanca questa ipocrisia.

Stamattina la mia compagna mi ha detto, che devo instaurare relazioni, che quando esco con Frida devo parlare di più e con più impegno con i padroni degli altri cani, ha letto che instaurare relazioni allunga la vita. Mi ha consigliato di scambiare, se c’è l’occasione, anche il numero di telefono. Comprendo le buone intenzioni dietro il suo consiglio.
Inizio, però, ad esser stanco d’ascoltare consigli.

Tranquilli, però, si supera tutto. Il tempo si muore inarrestabile, anche se all’apparenza tutto sembra fermo sullo stesso problema, alla fine affronti il problema e lo superi (nel bene o nel male). Sì!!! Si supera tutto, si supera la paura, si supera la rabbia, si supera il dolore e persino le tragedie, te lo dici e ripeti come una preghiera:
Tutto si supera.

Sarà certamente vero!!!! Domani, fra una settimana, fra un anno, sarà così.

Oggi mi sento stanco come un guerriero sconfitto.

In questo lungo periodo ho raccontato tanto e tante parole ho usato per definirmi. Alcune più di altre sono legami indissolubili con la mia natura, con il modo che hanno i miei occhi di percepirmi.

Mi sono sentito come:
Frankestien.

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Mi sono definito un:
Alieno.

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Oggi aggiungo quest’altro epiteto:
Guerriero sconfitto.

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Oh me, oh vita!
Domande come queste mi perseguitano,
infiniti cortei d’infedeli,
città gremite di stolti,
che vi è di nuovo in tutto questo,
oh me, oh vita!
Risposta:
Che tu sei qui,
che la vita esiste e l’identità,
Che il potente spettacolo continui,
e che tu puoi contribuire con un verso.

Walt Whitman

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Inciviltà

So che avevo scritto che avrei condiviso solo pensieri e contenuti leggeri, capaci di strappare un sorriso. Forse, la leggerezza non fa parte di me. 🙂

Domenica insieme alla mia compagna, sono uscito per una serata (romantica), nulla di speciale al dire in vero, una pizza al centro e poi a casa, magari, dopo una passeggiata.

Ci siamo trattenuti al ristorante (è stato possibile) e siamo usciti che era quasi l’una.

La movida è quella che è, di questo ho consapevolezza.
I ragazzi e non solo, hanno diritto di divertirsi e passare la serata con amici e fidanzate.

Però non capisco, come si possa lasciare una città, che sembra una pattumiera. Non è una novità, so che è così, tant’è che il consiglio comunale ha, anche, emesso un decreto anti movida, qualche anno fa.

Vedere lo scempio lasciato da chi come i lupi mannari diventa un’animale (ed è un’offesa per l’animale accostarlo all’uomo) solo, la sera, oltre che illogico è, disgustoso. Scempio che fa ancor più male, considerando, che il luogo è, uno dei più belli centri storici d’Italia.
Forse, sono prevenuto io, avendo nel sangue la storia dell’arte, avendo studiato, esaminato, ogni palazzo, ogni monumento (di quel particolare centro storico). Sarà, ahimè, forse, normale questo modo di comportarsi, visto, poi, al mattino tutto torna, apparentemente, pulito. Dopo un pò, anche il brutto, diventa abitudine. È così? Da un pò penso che sia vero.

Un comportamento simile, per me è: anormale.
Considerando, poi, l’ipocrisia d’essere, educati alla luce del sole e dei maiali (anche qui, si dovrebbe, ahimè, offendere il maiale) alla luce della luna. Sapete pensandoci un pò, forse, sbaglio. Chiedo scusa. Non sono ipocriti, solo maiali. Anche di giorno non è che il comportamento sia tanto migliore.

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Non ho mai scritto nulla su questo argomento. Oggi mi andava di sottolineare questa ingiustizia verso la bellezza e quella voce che spesso è, inascoltata: La voce della città.

Credo sia vero, chi non ha cura del posto in cui vive, non avrà cura del prossimo e alla fine neanche di sé stesso.

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Buon Natale

Trattenersi dallo scrivere quel che si sente non è facile, si rischia di far affievolire la luce che illumina il foglio e l’inchiostro e se si smarrisce quella scrivania immaginaria, ritrovare l’ispirazione non è facile.
Avevo promesso di arrivare al Natale senza scrivere pensieri malinconici, cercando invece di richiamare l’infanzia e l’adolescenza. La mia natura è, purtroppo, quella e cerca, sempre, di apporre la sua impronta critica a quel che scrivo, nonostante opponga sempre una strenua difesa e alterni malinconie a entusiasmi.

È Natale. Su questo non c’è dubbio, l’alberello, il presepe e le luci sono la prova tangibile della sua presenza attorno a noi.

Anche la Tv ha cambiato il suo palinsesto ed ha iniziato la programmazione natalizia. Tante visioni all’insegna di Babbo Natale, delle feste e del Capodanno.

I demoni (le mie paure e insicurezze), però, non partecipano alla festa, loro non si metton il buffo cappello rosso, con la morbida e lanosa pallina bianca, loro sono lì, pronti ad approfittarsi delle mie debolezze e dei miei passi falsi.

La disillusione è l’ancora che mi tiene, spesso, fermo, che ci tiene fermi, nonostante i miei piedi, i  nostri piedi camminano. Ci sono tanti indici puntati con sventolante la bandiera dell’ipocrisia. Se ognuno di noi prendesse coscienza che il mostro è, acconto a noi, invece di vederlo sempre e solo negli altri, forse, la comprensione sarebbe più sincera, più vera.

Credo ci sia diffidenza verso chi parla e scrivi di buoni sentimenti, chi parla e scrive d’amore.
Banalmente mi viene in mente un detto coniano da quel mondo contadino, così genuino e agreste da esser rudimentale nei sentimenti e nelle ragioni:
Non fare di tutta l’erba un fascio”. Ossia non generalizzare.
Qual è questa disillusione?
Quale illusione smentita, può lasciare un velo di cinismo?
Che un buono non è, buono. Questa è l’illusione, quell’ipocrisia dei sentimenti che rende insopportabile la percezione della bontà, del buono. In questo periodo questa ipocrisia e ancora più accentuata.

Un brutto esempio, però, non può e non deve vincolarci. L’ipocrisia di chi si veste d’oro e si orna il capo di “pace” e “amore”, dispensando buoni sentimenti a giorni alterni, riempiendosi la bocca di bontà in questi giorni, per poi svuotarla nell’ombra degli altri, pronto a mordere chi per un motivo o l’altro abbassa le difese. Questa ipocrisia, non deve trasformare, il mondo solidale, il modo poetico di chi vede in un bambinello la pace, in un’illusione. Così come chi punta il dito e da un’altare di moralità da’ del bigotto. Non può esser sempre visto, come un cinico egoista. Dietro c’è sempre molto di più.

Esiste un racconto natalizio che esprime in modo significativo, in modo esemplificativo tutto quello che ho scritto fino a d’ora.
Un racconto critico e crudo della società, racchiuso da una commovente e straordinaria storia d’amore. Amore per la vita e il prossimo.
Una storia che mostra senza fronzoli e merletti, come dietro un’arido, cinico, bigotto e avaro figlio di puttana a volte c’è solo un uomo sommerso dal dolore e dai sensi di colpa.

Rivivere questo canto di Natale attraverso la settima arte, credo valga più di qualunque altro pensiero possa aggiungere.

BUON NATALE