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Pensieri fuori

I pensieri che dedico a fatti esterni alla mia quotidianità, come avete avuto modo di osservare (per chi mi legge), sono sporadici, a volte, però, non si può restare indifferenti e nel nostro piccolo un’opinione ce la creiamo, opinione pronta all’occorrenza per essere condivisa.

Una notizia di questi giorni mi ha, particolarmente, colpito.
Due tredicenni (di buona famiglia) che aggrediscono con una forbice una coetanea, a colpirmi l’età e le modalità d’aggressione, degne di un piccolo romanzo criminale, per l’età che hanno per lo meno.

Da poco in tv viene trasmessa una serie, alquanto bella, realistica, crudelmente realistica e di base profondamente decadente.
Mare fuori.
Ho visto le puntate e la realtà descritta è, imbarazzante.

Non capisco come possa un giovanissimo o una giovanissima acquisire queste caratteristiche criminali?
O meglio, so come può accadere, ma l’idea mi terrorizza e mi lascia incredulo, perché è una sola la spiegazione possibile, la totale assenza di adulti a indicare un esempio positivo. È possibile?

È possibile, che un bambino, nato nella nostra società, non in medio oriente o in Africa, ma nel nostro paese, possa arrivare all’adolescenza con in testa l’idea che accoltellare è normale come mangiare un kebab?
In un post precedente, ho brutalmente descritto, come crescono certi bambini e cosa subiscono, quindi, è possibile.
Ciò che mi chiedo è: Dov‘è la famiglia? Dov’è la scuola? Dove sono le istituzioni?
Ma che cazzo me lo domando a fare?

Stavo per cancellare quello che avete appena scritto, perché riconosco di essere ripetitivo, ma non è mai stata contemplata la censura nel mio mondo.
Che dite forse è meglio ascoltare un pò di musica cosi i pensieri si calmano e l’anima si quieta.

Intervista rilasciata da Roberto Vecchioni al sole 24 ore:
«Gli insegnanti italiani sono i più bravi del mondo. Certo, se venissero a mancare i genitori a scuola ci sarebbe meno sfacelo, secondo me», lo ha detto tra l’ilarità generale Roberto Vecchioni, parlando alla platea dei delegati intervenuti al secondo congresso della Uil scuola, in corso in questi giorni a Roma. «Bisogna credere – ha detto in un altro passaggio il cantautore – non si può vivere assolutamente atei, bisogna credere nella forza della propria umanità. Pasternak diceva: “questo mondo non è l’anticamera di una sala (che è il Paradiso), questo mondo è già un salone pieno di luci”. Già qui siamo nell’eternità, già qui dobbiamo fare il possibile per sentirci nobili, umani; poi se c’è Dio o non c’è, poco importa; abbiamo il dovere di essere uomini che fanno gesti grandi, belli, qui ed ora, in questo mondo. I valori – ha proseguito – sembrano una parola retorica, antica, invece sono qualcosa di interminabile, che non finisce mai: sono il bello, il vero e il bene, a quello dobbiamo tendere. La sensibilità al bello purtroppo è spesso deturpata, oggi, da qualcosa di facile. E la vita spesso non permette di avere giovani all’altezza del lavoro che vorrebbero avere: serve la cultura. Quando si insegna per 5 anni la grammatica e la letteratura greca, si insegna che ogni cosa ha sterminate espressioni. Quando escono dalla bellissima cerimonia che è al scuola, i ragazzi hanno una corazza solida e sanno come rispondere e trovare le differenze: la vita è fatta di una infinità di sfumature. La cultura è causa-effetto, sensibilità verso l’altro, inglobare un mondo in un pensiero, saperlo concepire, è pazienza, capire gli altri anche quando sbagliano o potrebbero dire altro. La cultura ci viene dalla scuola, non da altro».

Che dire? Nella quotidianità, nella nostra intimità, la realtà è quella che è, forse, più male che bene, ma in mondi come questo, in mondi dove si può essere liberi di scrivere, di dipingere, di creare musica, possiamo essere migliori del mondo che ci ospita.