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Non è normale

Tanto per scrivere qualcosa.

 

Sabato mi sono ritrovato – come sempre – a passeggiare con Frida, c’erano parecchie persone in giro.

E come sempre, la sensazione di isolamento, è viva.

Per usare una metafora, mi sono sentito come un’isola nel vuoto della vita, un vuoto anormale.

 

Ho scattato una foto giorni fa, una foto che si presta ad esser usata, in questo contesto, egregiamente.

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Una nuvola isolata in un cielo azzurro.

I più forse avranno osservato la bicicletta. È in primo piano, naturale che attiri l’attenzione, se andata oltre, però, la vedrete la nuvola.

 

Dettagli!

 

Mi ha sempre attirato l’isolamento. L’occhio (il mio) cade sempre su quell’oggetto o quella creatura isolata dal contesto. Un particolare, apparentemente isolato, che rende unico l’oggetto o la creatura.

Il pretesto dell’isolamento porta la riflessione ai particolari.

 

“I paranoici attribuiscono un’importanza enorme ai particolari più insignificanti del comportamento altrui, quelli che generalmente sfuggono alle persone normali.”

Sigmund Freud

 

In questi giorni, spesso, mi sono sentito dire che una persona normale ragiona o agisce in maniera diversa.

 

Persone normali!!!

 

Le sapreste riconoscere?

Sareste capaci di definirne l’essenza?

Il carattere?

Le peculiarità morali ed etiche?

 

Normalità!!!

Non è normale!!!

 

Nella mia lunga – ma non troppo – vita, mi è stata detta tante volte questa frase: Non è normale.

 

Non è normale che mi comporti così.

Non è normale che non ti relazioni con nessuno.

Non è normale che …. che …. che ….

 

Io osservo i dettagli, sono sempre un’artista, oso definirmi tale, e nascosto nel mio isolamento, ho sempre osservato la normalità che fluisce attorno a me.

 

“In natura non esiste nulla di così perfido, selvaggio e crudele come la gente normale.”

Herman Hesse

 

Potrei convenire senza rigurgiti di rimorso, con la frase di Hesse. L’esperienza e la storia mi testimoniano questo sinonimo.

Normalità = crudeltà.

 

Esiste un mito greco che s’incastra perfettamente con questa mia ultima riflessione

 

Zeus – padre degli Dei – adirato per l’offesa perpetrata da Prometeo che aveva osato rubare il fuoco dall’Olimpo per donarlo agli uomini. Decise di punire sia Prometeo che gli uomini.

Condannò Prometeo a essere incatenato per l’eternità a una roccia sulle montagne del Caucaso e ordinò che ogni giorno un’aquila gli divorasse il fegato. Ogni notte però il suo fegato ricresceva, così che l’aquila potesse tornare a divorarlo il giorno seguente.

Per punire gli uomini, invece, ordinò a Efesto, il dio del fuoco e fabbro degli dèi, di creare la prima donna mortale: una ragazza con bellezza, grazia e doti straordinarie. Efesto eseguì l’ordine e modellò una fanciulla con un impasto di creta e acqua. Poi, ciascuna divinità dell’Olimpo contribuì donando alla ragazza una virtù. Atena, le insegnò l’arte della tessitura; Afrodite la rese bella e desiderabile; Ermes la rese spudorata. La ragazza fu chiamata Pandora, che in greco significa colei che dona tutto.

Ermes, il dio alato messaggero degli dèi, portò Pandora tra gli uomini. Epimeteo, lo sprovveduto fratello di Prometeo, la vide, se ne innamorò e la sposò.

Zeus inviò come regalo di nozze un vaso, raccomandando di non aprirlo per nessun motivo. Pandora, invece, che aveva ricevuto da Ermes il dono della curiosità, lo aprì per vedere cosa contenesse.

Fu così che dal vaso aperto uscirono e si diffusero tutti i mali e le sciagure che affliggono l’umanità: la fatica, la malattia, l’odio, la vecchiaia, la pazzia, l’invidia, la passione, la violenza e la morte, cambiando per sempre l’esistenza del genere umano.

La vendetta di Zeus si era compiuta, ma non completamente perché sul fondo del vaso era rimasta la Speranza, che uscì per ultima per alleviare le lacrime e le sofferenze dell’umanità.

Esiodo – VII secolo a.C.

 

Nella quotidianità e nel lessico comune aprire il vaso di Pandora significa mettere alla luce tutta una seria di problemi che scatenano una sequela catastrofica di conseguenze inevitabili.

Di vasi ne ho aperti tanti. E anno dopo anno, hanno eretto una torre fatta di cocci che ha isolato la mia natura, deformando il vincolo che ogni umano ha innato, il vincolo della relazione, il vincolo della comunicazione.

Un risvolto positivo nel mito di Pandora, però, esiste: Pandora non condanna il mondo, ma lo fa rinascere con maggiore consapevolezza. La bolla che avvolgeva un’umanità che non conosceva il dolore viene fatta scoppiare e nonostante il primo impatto sia stato catastrofico, alla fine arriva la speranza.

 

L’ultimo volto del cuore.

La veste che l’amore indossa nel suo lungo cammino per riunirsi all’altra metà di sé stessa.

 

I particolari rendono la visione unica. Piccoli atti che nell’insieme non sono nulla, ma nel dettaglio di un gesto, una frase, possono aprire una porta o un vaso.

 

Da quella porta possono, certamente, uscire mostri e fantasmi, ma se si resiste l’ultima ad uscire sarà la speranza.

 

“Per essere veramente un grand’uomo bisogna saper resistere anche al buonsenso.”

Fëdor Michajlovič Dostoevskij

 

Resistere!!!

Ecco il secreto della vita.

Di certo della mia vita.

 

Resistere alla normalità, al suo sguardo, alle sue non pacate carezze, alle sue espressioni sanguinarie e al suo sorriso custode di una gelida ossessione.

Una riflessione dolce e contemporaneamente amara. Probabilmente, qualcuno cogliere la vitale e sfuggente speranza, altri l’inevitabilità della resistenza e la sua inconciliabile fatica.

 

Non avevo nulla da scrivere e nulla da dire, proprio per questo le parole si sono accodate e radunate.

 

Sapete!? Alla fine, la mente mi chiede di domandarmi.

Dove i miei occhi trovano la dolcezza?  E dove l’amara fatica?