Qui si vivono due codici, quello che scriviamo e quello che leggiamo.
Entrambi hanno la pecularietà di richiamare un pensiero associativo, a volte un emozione.
L’essere umano tende a far il maestro di vita con la vita altrui. E la tendenza che più segue la mente, è predicare bontà e strade che portano alla risoluzione.
Vedi un profilo lo scorri è codifichi i messaggi, e come un ticket, ti ritrovi in mano un sentimento estratto, quasi, a sorte.
Poi si sente quasi il bisogno di correggere, aiutare, il like, il cuoricino per sostenere un peso, che solo nella mente di chi vive, è materia vivente.
Solitudine, la vivo, la riconosco ed ho imparato che non ha bisogno di cura o sorrisi.
La solitudine è la maschera che esprime una mancanza, un affetto perso, ed è forza vitale, bocca che divora l’oscurità, quell’oscurità che l’assenza crea. Il cuore pretende la solitudine, per sopravvivere.