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Le forme dell’amore

Lunedì!
Ecco che inizia una nuova settimana. Il lunedì è sempre stato un dì, capace di suscitare (altalenanti) emozioni, fin dai tempi della scuola.

Emozioni che alternavano fastidio a gioia. Fastidio per l’interruzione di quella attesa libertà concessa la domenica. Gioia! Perché il nuovo iniziava.
Anche, ora, le novità sono attese, anche qui dove la riflessione diventa una riva su cui sedersi in attesa delle onde, che nel vai e vieni lasciano, sempre, qualcosa.

Finora ho registrato, solo, un paio di volte opinioni su eventi e scenari esterni alla mia persona e fatto salvo alcune eccezioni, continuerò a tenere lontano da questo spazio: Guerra, violenza e dibattiti sociali.

L’istinto di parlare d’Arte c’è!
È sempre stata presente nella mia vita, fin da quando ho iniziato a camminare, ma devo confessare che dopo gli anni passati a scrivere di artisti e opere, oggi, l’arte la lascio divulgare o sproloquiare ad altri utenti. Io con lei, adesso, faccio all’amore e quante creature prendon vita da quell’atto creativo.

Proprio ieri, quel ieri senza ispirazione d’inchiostro, senza idea da scrivere, ha portato a rimettere, letteralmente, mano ad una vecchia forma lasciata in disparte, ma mai dimenticata, nessuna forma è, mai, abbandonata. Perbacco e perdindirindina 🙂

Toto

Oibò

L’arte è stata, amica, compagna e come accennato, nel precedente pensiero: salvatrice. Persino nell’amore mi è stata suggeritrice. Quante volte ho creato un pensiero, per esprimere quell’emozione che banalmente, a volte, si trasforma in un acquisto non convinto.
I fiori, le rose, in particolare, sono stupendi pensieri che accompagnano egregiamente un dono alla propria amata. Una volta, un mazzo di rose rosse lo creai dal nulla, un dono che ancora oggi la mia compagna tiene conservato.

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Basta il pensiero

Tempo fa scrissi: A volte mi sento solo in mezzo alla gente. La solitudine, quindi, è stata un’emozione presente nel corso della mia vita. Ma la vera solitudine non lascia fiato, non lascia luce. Devo correggere quella frase, perché solo non lo sono mai stato, l’arte mi è sempre stata vicina.
Quindi, a volte ci sentiamo (io e l’arte) soli in mezzo ad un oceano di gente. 🙂

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Il valore del perdono

Ieri e oggi, le strade della mia piccola cittadina, sono state inondate da bambini e ragazzini, vestiti come carnevale. Halloween la festa che, oggi, va di moda.
Non voglio dare giudizi in merito, né bacchettare chi la segue.
Però tengo a sottolineare che una festa dal valore antico e per nulla scontato, esisteva già, ed esiste ed è: La festa di Ognissanti.

Per citare i versi di una bellissima poesia:

 

“Ogn’anno, c’é l’usanza


per i defunti andare al Cimitero.”

 

In questi giorni c’è questa triste e mesta ricorrenza.

Il post, potrebbe, continuando la lettura, risultare un pò triste, quindi, invito chi non vuol farsi rattristare da non continuare. Preservare il sorriso è un’altrettanta importante ricorrenza. Proprio per questo non pubblicherò il post nella bacheca del profilo, sto scrivendo più che altro per me.

Oggi di buon mattino sono uscito insieme alla mia compagna, entrambi avevamo persone da visitare, lei la madre persa tanti anni fa, io il padre, perso da poco per colpa del Covid.

Il rapporto con mio padre non è stato semplice, sarà una frase forte, ma non ho sentito un grande dolore nel perderlo.
Forse, rammarico per come è stato il rapporto. C’è del rimpianto (direi, però, che è di tutti), di non esser stati presenti.
Ricordate com’è stato? Il malato entrava in ospedale e se eri ed era fortunato, lo vedevi all’usciva, a cose fatte, se non era fortunato, si piangeva e basta. Condividere il dolore e il tempo, avrebbero potuto fare la differenza.
Il giorno che ci hanno chiamato e detto, il vostro congiunto è grave potrebbe andarsene in qualunque momento, ho pensato a lungo a quel che è stato.
L’indomani, era pomeriggio, la mia compagna era a lavoro ed io ero solo. Seduto sul divano pensavo e pensavo, i pensieri mi passavano per la testa e i ricordi belli e brutti si avvicendavano, ad un certo punto, ho sussurrato guardando il tetto: ti perdono e spero tu perdoni me.
Neanche pochi minuti dopo, mi suona il cellulare, mia madre in lacrime, mi avverte che mio padre se n’era andato.
Ovviamente non potete comprendere il senso e il significato di quelle parole, non conoscendo la storia, ma è stato come se quelle parole dette da solo, quasi sussurrate, abbiano raggiunto qualcuno e poi siano tornate indietro con un messaggio.

Il valore del perdono.

Tra le tante frasi che ho letto negli anni, per curiosità o per creare i post che pubblicavo in passato nel mio blog, una in particolare mi ha colpito per semplicità e efficacia.

“Perdonare significa aprire la porta per liberare qualcuno e realizzare che eri tu il prigioniero.”

Mi piace l’immagine del prigioniero. Se rifletto su quanto scritto e letto, si arriva quasi naturalmente alla conclusione che non concedere perdono significa: Imprigionare.
Imprigionare non solo chi ci ha in un modo o un’altro fatto del male, ma anche e soprattutto il nostro cuore.

Nella prosa quotidiana è difficile, forse, quasi impossibile parlare dell’amore e non essere retorici. Il perdono come l’amore ha questo destino scritto nell’anima. Ogni volta che si parla del perdono si rischia di cadere in un’insopportabile retorica.
Ma se dovessi esserlo in questa riflessione, non ne sarei afflitto, perché che sia amore o perdono, niente è più eccessivo del sentire amore e non c’è amore senza perdono, senza sentire il bisogno di perdonare o di essere perdonato.

 

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