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Traccie

Il malfunzionamento di Libero ha smorzato la routine. Per un paio di giorni non ho pensato al blog, fatto altro. Non è stato e non è un male.

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Questa l’ultima mia creazione.
La dovrà nei prossimi giorni cuocere e colorare. Vi farò sapere. 🙂

Vi lascio una storia:
Il bambino guardava la nonna che stava scrivendo una lettera. Ad un certo punto, le domandò: “Stai scrivendo una storia che è capitata a noi? E che magari parla di me”.
La nonna interruppe la scrittura, sorrise e disse al nipote: “E’ vero, sto scrivendo qualcosa di te. Tuttavia, più importante delle parole è la matita con la quale scrivo. Vorrei che la usassi tu, quando sarai cresciuto”. Incuriosito il bimbo guardò la matita senza trovarvi alcunché di speciale.
“Ma è uguale a tutte le altre matite che ho visto nella mia vita!”.
“Dipende tutto dal modo in cui guardi le cose. Questa matita possiede cinque qualità: se riuscirai a trasporle nell’esistenza, sarai sempre una persona in pace con il mondo.
Prima qualità: puoi fare grandi cose, ma non devi mai dimenticare che esiste una mano che guida i tuoi passi.”Dio”: ecco come chiamiamo questa mano! Egli deve condurti sempre verso la sua volontà.
Seconda qualità: di tanto in tanto, devo interrompere la scrittura e usare il temperino. E’ un’azione che provoca una certa sofferenza alla matita ma, alla fine, essa risulta più appuntita. Ecco perché devi imparare a sopportare alcuni dolori: ti faranno diventare un uomo migliore.
Terza qualità: il tratto della matita ci permette di usare una gomma per cancellare ciò che è sbagliato. Correggere è un’azione o un comportamento non è necessariamente qualcosa di negativo: anzi, è importante per riuscire a mantenere la retta via della giustizia.
Quarta qualità: ciò che è realmente importante nella matita non è il legno o la sua forma esteriore, bensì la grafite della mina racchiusa in essa. Dunque, presta sempre attenzione a quello che accade dentro di te.
Ecco la quinta qualità della matita: essa lascia sempre un segno. Allo stesso modo, tutto ciò che farai nella vita lascerà una traccia: di conseguenza, impegnati per avere piena coscienza di ogni tua azione”.
Paulo Coelho.

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Il più sciocco degli attori

Le feste sono finite. Per chi ovviamente le ha iniziate, per il resto nulla è cambiato.

Non ho molto da scrivere, le pause, gli intermezzi, hanno, purtroppo, un pericoloso effetto, affievoliscono l’interesse.

Potrei scrivere di letteratura.
Ieri, siamo stati (io e la mia compagna) al cinema. “La stranezza”, il film visto.
Un omaggio del duo siciliano Ficarra e Picone all’opera e alla vita dell’illustre mio e loro conterraneo:  Luigi Pirandello.

Film insolito per la coppia, beh neanche tanto, il loro amore per il teatro è risaputo. Gli ho visti recitare sul palcoscenico e a mio parere personale, danno molto di più.
Ho apprezzato, comunque, il film e la voce data all’opera teatrale: “Sei personaggi in cerca d’autore”.

 

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Il teatro da’ una moltitudine di spunti per riflettere.
La vita è un palcoscenico” o “bisogna essere i protagonisti e non gli spettatori della propria vita”, sono solo alcune delle frasi più ricorrenti legate alla metafora del teatro, come simbolica trasposizione della vita.

Che dire? È vero.
La vita è un palcoscenico e spesso recito una parte. Un momento, mi accorgo che sul tavolo i copioni sono assai :-). Tante, dunque, sono le parti che recito, non una, né due.
Recito, spesso, la parte del tollerante, del buono, a volte dello sciocco, colui che può esser preso in giro.
Perché? Perché il copione dice questo. Perché in fondo, la verità è, che quel copione l’ho scritto io, annotandogli tutto quello che ho visto e appreso nella vita: massime e insegnanti, inclusi.

“È nel perdonare, che siamo perdonati.”
San Francesco D’Assisi

Insegnamenti, come questo.

Via auguro una buona e serena giornata, dal più sciocco degli attori. 🙂

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Riccio

Ieri mi è capitato di rivedere un vecchio film, visto anni fa. La trama offre vari spunti per riflettere e visto che sono qui per raccontare, vi racconto le mie impressioni.

Il film è: Il riccio.
Tratto dal romanzo: L’eleganza del riccio di Barbery Muriel. Il libro letto senza grande passione a dire il vero, so che ha avuto tantissimo successo.
Sinceramente non l’ho trovato eccezionale, ma credo sia una questione di gusti, le mie letture sono più vivaci e sporadicamente più fantasiose.

Il punto su cui voglio concentrarmi, oggi, è sullo sviluppo narrativo di un personaggio in particolare.
Madame Renée, la portinaia, che (attenti pericolo spoiler) nasconde sotto la sua area all’apparenza sciatta e burbera, un’area animata dalla sola presenza del proprio gatto e dalla televisione, un’anima sensibile, amante della lettera e della filosofia giapponese ed è proprio questo interesse che la spingerà a fare amicizia con un nuovo inquilino, il signor Ozu Kakuro, per l’appunto giapponese, che riuscirà con la sua gentilezza e intelligenza a far aprire quel riccio chiuso da lungo tempo al mondo. Infatti Reneé, che è in realtà una persona coltissima per non scontrarsi con il mondo in cui vive, un mondo fatto di uomini superficiali e stereotipati, preferisce celare la propria cultura, nascondendo così quella natura unica e sensibile.
La conoscenza con il signor Ozu le darà luce e speranza per il futuro. Un giorno però, Renée viene investita da un camion mentre attraversa la strada e muore. Questa conclusione è a mio parere, forzata. Perché serviva all’autrice per fornire una nuova visione della vita alla vera protagonista del romanzo, la piccola Paloma, che decide dopo la perdita dell’amica, che forse c’è ancora qualcosa per la quale vale la pena vivere (la piccola era, infatti, un’aspirante suicida).
Il punto che m’interessa analizzare è la fatalità. Quel perdere tutto nel momento che, con fatica, si riesce a trovare la via d’uscita, a ridare nuovamente fiducia al mondo e agli uomini (in questo caso). Una cinica visione della realtà, ma non tanto falsa in verità. Da tutto questo nascono tutta una seria di riflessioni e quesiti.

Quanto tempo perdiamo per paura, per sfiducia? Ci nascondiamo, dissimulando quello che siamo pur di non esser feriti, ancora e ancora. E quando poi si riesce ad aver fiducia e finalmente scoprirsi, ci si rende conto che è tardi, troppo tardi.
Non sono totalmente d’accordo sul quel che è raccontato nel romanzo, ma in parte, forse, è un non voler accettare una realtà comune.
Come la signora Renéè, io vivo ed ho vissuto come un riccio, chiuso profondamente in me stesso. Al di là delle motivazioni ben più complesse di quelle raccontate nel romanzo, è un fatto che pochi, forse, una sola persona conosce parte (parte) di quel che vive dentro il mio cuore.

Qui racconto tanto, ma sono e resto comunque: un anonimo. Per quanto vera posso pensar sia questa realtà, non è la realtà.
Credo che come me siano in tanti a esser chiusi, rannicchiati come un timido riccio. Lo vedo e lo leggo, e la sensazione di stare perdendo tempo, c’è, ed è assillante, perché il tempo passa e una parte della mia vita, una parte importante è andata.

Quanti ti voglio bene si negato?
Quanti incontri si evitano?
Quando poi si è pronti a non negarli più e non evitarli più, la vita ti attacca pesantemente, quasi insensatamente e quel chiedere diventa una supplica.
L’ho visto accadere alla fine di molte vite. Penso a mio padre che solo alla fine quando era malato ha implorato l’affetto. Ma era tardi oramai.
La natura umana è complessa (mai stata facile da comprendere). Pensateci? Si riesce a dare più ad un oggetto che ad un altro essere umano.
Ho visto ragazzi aver più attenzione per il proprio iphone che per le ragazze che li accompagnavano.
Non so se la realtà è veramente così? Sì!!! So tante cose, conosco tante poesia e racconti, conosco la storia, so leggere un’opera d’arte, apprezzare una pietra vecchia di 3000 anni, ma poco conosco delle persone.
E se considerate che forse ho più amici qui, che nel mondo reale, capite che riccio sono e sono stato.

Non voglio chiudere questo post con la sfiducia. Come dice scherzosamente la mia compagna: sei uomo, quindi sei superficiale, ergo non hai motivi per esser pessimista. 🙂 Mi riallaccio al Post di ieri e concludo così:

“Nulla impedirà al sole di sorgere ancora, nemmeno la notte più buia. Perché oltre la nera cortina della notte c’è un’alba che ci aspetta.” Khalil Gibran.

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Buona giornata a tutti e buon week and.