Frammenti

Sulle rive della Schelda


La corriera procede calma e regolare sulla diritta strada che attraversa la rigogliosa pianura delle Fiandre.

Sono atterrato all’aeroporto di Zavantem, a Bruxelles, un’ora fa ma non ho tempo per visitare quella bellissima città. Devo per forza imbarcarmi su questa corriera che mi sta portando ad Anversa per un convegno di lavoro con i miei colleghi delle Associazioni estere.

Tra Bruxelles e Anversa il tragitto non è lungo e la campagna che vedo scorrere dal finestrino è verdissima ma poco abitata. Ogni tanto posso osservare qualche campanile che raccoglie attorno a sé un gruppetto di case rurali, oppure qualche abitazione isolata, col tetto di paglia e frasche o di verdi zolle erbose.

A metà percorso entriamo nella cittadina di Mechelen. Piccola città d’arte delle Fiandre, attraversata dal fiume Dijle. Da lontano vedo svettare la Torre di S. Rombaldo che domina l’abitato con i suoi 97 metri di altezza.

Proseguiamo ancora su questa pianura ben coltivata e percorsa da diversi corsi di acqua limpida.

Arriviamo ad Anversa, città fondata nel 640, quando S. Arnand costruì qui la prima chiesa. La città si distende sulle rive della Schelda, il bel fiume che nasce in Francia, attraversa le Fiandre e si getta nel Mare del Nord.

I sobborghi che ci accolgono sono un po’ tristi e grigi, come le periferie di tutte le città. Trovo quasi offensiva la situazione delle periferie: palazzoni anonimi, grigio cemento ovunque, alveari dove non è per nulla gradevole vivere. Quartieri costruiti quasi apposta per cittadini di seconda categoria.

Più ci si avvicina al centro, più la città si fa bella, vivace e interessante, nel suo stile barocco fiammingo.

Scendo presso la Central Station, attendo che i colleghi mi vengano a prendere, come d’accordo. Mentre aspetto mi guardo attorno e noto, nel vicino Parco Djeren Tuin, gruppi di giovanissimi che schiamazzano. Hanno bottiglie in mano e sono palesemente ubriachi e molesti nonostante sia ancora mattino.

Puntuale arriva l’auto dei colleghi belgi e, dopo i saluti e le sincere cordialità, partiamo per il luogo del convegno: un college alla periferia della città, che ci ospiterà per un paio di giorni.

Trascorriamo giornate di lavoro intenso, proficuo e foriero di tante nuove iniziative.

Nell’ultima sera, concluso il convegno, i colleghi locali ci portano all’Abbazia di Westmalle, a una trentina di chilometri a nord-est di Anversa, verso il confine con l’Olanda.

Questa abbazia è stata fondata nel 1794 dai monaci cistercensi, secondo la regola dei trappisti: preghiera e lavoro. Come preghiera sono impegnati in molte ore del giorno e della notte. Come lavoro sono impiegati, con risultati veramente egregi, nell’allevamento di animali, nella coltivazione dei terreni, nella preparazione di salumi e formaggi eccellenti e nella produzione di una splendida birra.

Visitiamo l’abbazia, i chiostri e poi finiamo, inevitabilmente, in cantina dove ceniamo con gli ottimi prodotti e la forte e buonissima birra. Una serata perfetta.

Al mattino ci salutiamo con la promessa di ritrovarci presto e lasciamo il college. I miei amici partono immediatamente, chi in auto e chi in aereo. L’aereo per l’Italia, però, sarà disponibile solamente il giorno dopo e quindi ho un po’ di tempo a mia disposizione. Sono tentato di trascorrerlo nella bella Bruxelles, ma ci sono già stato tempo fa e quindi prevale il mio spirito pionieristico: vedere sempre, appena possibile, luoghi nuovi.

Per prima cosa cerco una camera in albergo per la notte e per depositare il mio leggero bagaglio. E poi via, alla scoperta di Anversa.

Fortunatamente ho trovato alloggio in Huidevetter Straat, una posizione centrale, strategica, per poter vedere qualche cosa pur nel poco tempo a mia disposizione. È una strada ricca di negozi di buon livello, dove sono presenti marchi internazionali famosi, ma non è certo questo che io cerco e che mi interessa.

Mi incammino velocemente verso la Groen Plaats, la grande piazza che è il cuore della città. Qui si incrociano le principali vie del centro ed è la zona più ricca di storia di Anversa.

La piazza è dominata dall’imponente mole della Cattedrale di Nostra Signora. È la chiesa più grande del Belgio e una delle più importanti. La costruzione iniziò nel 1320 e venne inaugurata nel 1520. Due secoli per consegnare alla città e al mondo un vero gioiello gotico-brabantino. Simbolo della città è il campanile della cattedrale: una stupenda torre gotica alta 123 metri. L’interno della chiesa è vasto, a sette navate, con ben 125 pilastri e ricchissima di opere d’arte, capolavori del rinascimento fiammingo.

Attigua alla Groen Plaats, quasi una prosecuzione della stessa, c’è la Grote Markt, altra piazza particolarmente importante. È circondata dalle case delle Gilde, le corporazioni medievali delle arti e dei mestieri. Antichi palazzi del 1500 nel caratteristico stile fiammingo.

Al centro della piazza c’è la fontana dedicata a Silvio Brabo, il legionario romano che sconfisse il gigante Druon Antigon che terrorizzava la regione. Il legionario tagliò la mano al crudele predone e la gettò nella Schelda. Da qui il nome fiammingo della città: Antwerpen, ovvero “la mano gettata”.

Tutto un lato della piazza è occupato dallo Stadhuis, il Municipio del 1564, in stile rinascimentale. La facciata è adorna di tante statue dedicate alla Giustizia, alla Prudenza, alla Saggezza.

Qui in centro vi sono molte e rinomate gioiellerie. In effetti Anversa è il centro mondiale per la lavorazione e il commercio dei diamanti. Sono migliaia le persone impiegate in questo settore, soprattutto commercianti e intagliatori di pietre preziose.

Buona parte di questo commercio è praticato da ebrei e, proprio qui ad Anversa, c’è la principale comunità ebraica di tutto l’occidente: la Shomre Hadas, con le sue numerosissime e antiche sinagoghe.

Percorrendo la Suiker Rui arrivo sull’ampio lungofiume della Schelda. Qui trovo la Het Steen, la fortezza medievale costruita per difendere la città dalle invasioni dei Vichinghi. Ora è utilizzata per importanti eventi culturali.

Ritorno verso il Municipio e cerco la Hoogstraad, per la precisione dalla parte di Peligrimstraat. Qui c’è una piccola “porta del tempo”. Un piccolo ingresso, che passa inosservato, che conduce nella Vlaeykensgang, un insieme di piccoli vicoli medievali nascosti, dove il tempo sembra essersi fermato. Vicoli stretti, qualche panca lungo le mura, poche persone stanno camminando sull’antico acciottolato. E tanta pace, e tanto silenzio interrotto solamente da alcuni rintocchi della campana della cattedrale, ma anche questi suoni giungono smorzati, come da un’altra era.

Questo posto così particolare, antico, riservato, non è segnalato e descritto dalle guide turistiche. Me ne ha parlato il mio collega di Bruxelles, che mi ha fornito le giuste informazioni per poterlo trovare. È difficile da trovare, ma una volta trovato è difficile da dimenticare.

Passeggio lentamente tra questi vicoli fuori dal tempo, fumando la pipa e gustando questa atmosfera particolare.

Infine, ritorno crudelmente alla civiltà. Come a Bruxelles, anche qui regnano le frites, le patatine fritte che vengono cucinate e servite, da passeggio, ad ogni angolo di strada. Non posso sprecare tempo prezioso pranzando in qualche ristorante e mi accontento di queste frites e di buona birra, così posso camminare ancora un poco per la città.

Numerose librerie, fornitissime e molto affollate, indicano una città particolarmente attenta alla cultura. Anche le gallerie d’arte sono ben frequentate ed espongono opere di giovani avanguardie assieme a storici autori fiamminghi. In ogni dove trovo riproduzioni delle opere di Rubens, la gloria nazionale e della città.

Molto ben curati sono i parchi pubblici. Sulla Ruben Lei se ne apre uno molto bello, verdissimo, ombreggiato, con un vasto laghetto colmo di acqua pulita e frequentata da anatre variopinte e da oche chiassose. Fumando la pipa passeggio tra i sentieri del parco, ammirando le infinite sfumature di colore delle aiuole fiorite.

Rientro verso il centro e mi fermo a visitare la Rubenshuis, la casa del grande pittore fiammingo, che qui visse dal 1610 fino al 1640, anno della sua morte. Visito il grande cortile e il giardino con statue e fontane e poi alcune sale dell’abitazione, adorne di opere d’arte di Rubens e di diversi pittori suoi coetanei.

Poco lontano c’è la chiesa di Sint Jacobs, anch’essa in stile gotico fiammingo, iniziata nel 1491 e inaugurata nel 1656. L’interno è a tre navate, con poderosi pilastri cilindrici, e rivestito di una decorazione barocca bella ma che trovo, francamente, eccessiva e pesante.

Sopraggiunge la sera, limpida, serena, profumata.

Ritorno verso Grote Markt e nelle belle e animate stradine del centro, ora addolcite dalla luce delle insegne, delle vetrine, delle finestre e dei tanti ristorantini pronti ad accogliere i viandanti per la cena.

Da uno di questi locali si diffonde una bella musica jazz: le note di un pianoforte gentile accompagnano il suono di un poderoso sax. Non riesco a resistere alla tentazione ed entro. Bel localino accogliente e rustico, proprio come piace a me.

Su consiglio del cameriere, per cena, scelgo un piatto della cucina tradizionale della regione: konijn met pruimen. È uno stufato di coniglio, con salsa di prugne secche, spezie e aromi, cotto in birra belga. Naturalmente il piatto arriva con accompagnamento, immancabile, di frites e buona birra forte e scura di abbazia. Ceno con calma, assaporando il buon piatto e gustando la bellissima musica jazz.

Quando esco mi avvio verso il fiume. Cammino a lungo sulle rive della Schelda, fumando nella pipa il buon tabacco che ho acquistato, nel pomeriggio, in una fornitissima tabaccheria del centro città.

La Schelda scorre placida e la luna, limpida e piena, dipinge una lunga scia luminosa sulla superficie scura dell’acqua. La splendida luna è accompagnata da una miriade di stelle che pulsano vivide nel cielo della notte. A questa latitudine mi sembra che le stelle siano più grandi e più vicine e mi riportano alla mente una frase di Confucio: “Le stelle sono buchi nel cielo da cui filtra la luce dell’infinito”.

Le rive della Schelda non sono affollate, poche persone sono a passeggio e io cammino in piena tranquillità, respirando l’aria fresca e profumata della notte e assaporando buon fumo di pipa. Qualche chiatta naviga lenta, con poche luci accese a bordo, diretta verso il Mare del Nord.

Ma è ormai ora di ritirarsi in albergo e, a malincuore, lascio queste belle rive.

Non ho avuto molto tempo a disposizione per visitare la città. Solamente poche ore che ho cercato di sfruttare nel migliore dei modi.

Domani mattina riprenderò la corriera per Bruxelles e, dopo aver riattraversato la campagna fiamminga, giungerò all’aeroporto dove un volo della Sabena già mi sta aspettando per riportarmi a Milano.

Anversa, 1982