L’IMMIGRAZIONE “IRRISOLTA”

Dal sito della Treccani

“Emigrante, come dice l’etimo, sottolinea il distacco dal paese d’origine, calca sull’abbandono da parte di chi ne esce, come segnala anche l’etimologico e- da ex- latino. Ad emigrante, proprio per via di quel prefisso, ma anche a causa del precipitato storico che si è sedimentato nell’uso della parola, si associa l’idea del permanere di un’identità segnata dal disagio del distacco, e dunque l’allusione a una certa difficoltà di inserimento nella nuova realtà di vita […]. In ogni caso, migrante sembra adattarsi meglio alla definizione di una persona che passa da un Paese all’altro (spesso la catena include più tappe) alla ricerca di una sistemazione stabile, che spesso non viene raggiunta. In tal senso, il senso di durata espresso dal participio presente che sta alla base del sostantivo viene sottolineato: il migrante sembra sottoposto a una perpetua migrazione, un continuo spostamento senza requie e senza un approdo definitivo”.

Non si può negare che esista il problema dello straniero come non si può negare che l’immigrazione sia un fenomeno irreversibile e irrefrenabile che va affrontato, non negato e/o rifiutato.

È un po’, con le debite differenze, ciò che è avvenuto col negazionismo riguardo ai vari Olocausti del passato.

Negare, sull’onda del revisionismo storico, fatti acclarati e puntualmente documentati, è manipolare la Storia solo sulla base d’ideologismi senza riscontri oggettivi.

E non capire o non prevedere, come sta facendo l’Europa, la portata di questo esodo di massa che per le ragioni più svariate bussa alle frontiere, significa rafforzare populismi pericolosi dai risvolti xenofobi.

Per noi italiani, emigrati della prima ora, c’è stata come una sorta di rimozione della nostra condizione di “migranti” quando ad essere “brutti, sporchi, cattivi” eravamo noi.

E se per decenni abbiamo goduto di un relativo benessere , con la crisi economica scoppiata nel 2008 abbiamo nuovamente ripreso la strada dell’Emigrazione.

Solo che ad andarsene oggi sono i nostri giovani, buona parte super scolarizzati con il sogno di una laurea da spendere dignitosamente altrove.

Così come non siamo stati in grado di rispondere alle loro esigenze, lasciandoli partire, disperdendo in tal modo energie e potenzialità, allo stesso modo non siamo mai riusciti a trasformare, per quanto riguarda l’ondata d’immigrati che approdano sulle nostre coste, una politica di prima accoglienza in una politica seria d’accoglienza.

L’integrazione è fallita prima ancora di nascere anche se si parla da anni di multiculturalismo e di uguaglianza nelle diversità.

Non avendo un passato colonialista a differenza della Francia, dell’Inghilterra i cui immigrati provenienti dai territori ex coloniali sono stati naturalizzati, in Italia l’immigrato è uno straniero a tutti gli effetti, avvertito come un problema.

L’accelerazione che il   fenomeno della globalizzazione ha creato con la velocità delle informazioni e la mobilità di persone e merci, ci ha trovati impreparati a gestire il fenomeno di migrazione di massa che le guerre hanno contribuito a complicare rendendo complessa la distinzione tra migranti economici e profughi in fuga dai conflitti.

Da qui il dilagare di grandi forme d’intolleranza, amplificate dai media e stuzzicate da una politica irresponsabile incapace di applicare leggi che regolamentino gli accessi, ma che prevedano anche quel salto di qualità che significa maggior autorevolezza in Europa sollecitando un’azione collettiva nel rispetto degli interessi di tutti.

 

 

 

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L’IMMIGRAZIONE “IRRISOLTA”ultima modifica: 2018-04-12T14:53:04+02:00da lorifu