oltre lo sguardo

Essere Flamenco


Essere flamenco è avere un'altra carne, un'altra anima, altre passioni, un'altra pelle, altri istinti, desideri: è avere un'altra visione del mondo, con il senso grande; il destino nella coscienza, la musica nei nervi, fierezza indipendente, allegria con lacrime; è il dolore, la vita e l'amore che incupiscono. Essere flamenchi è odiare la routine e il metodo che castra; immergersi nel canto, nel vino e nei baci; trasformare la vita in un'arte sottile, capricciosa e libera; senza accettare le catene della mediocrità; giocarsi tutto in una scommessa; assaporarsi, darsi, sentirsi, vivere! Questo. Elegìa del cantaor - Tomàs Borràs      È riconoscersi in quel intrico, volteggio di mani, che assieme al battito ritmico dei piedi danno corpo a un’altra te, in contrasto con quella dei movimenti controllati, pensieri ingabbiati, gesti preordinati da regole stabilite. È uscire dall’involucro ordinario, prendere altre forme, sentire con le mani e toccare con gli occhi, in un’estensione dei sensi che vanno ad abbracciare l’infinito. Vivere la musica a pori aperti, farla entrare da uno scalpiccìo di piedi come linfa vitale in ogni centimetro di pelle, vibrante alle sonorità che trasformano il lamento esistenziale in un guizzo di vita e d’amore. E’ pianto e gioia fusi in un unico moto. È scoprire che nella sregolatezza, esasperazione dei movimenti vi è l’armonia del tuo essere unico e irripetibile.
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