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Camihawke: «Io un'influencer? No, sono un'artista»


Ti fermi a guardare un suo post colpito dai capelli lunghissimi e il fisico da modella, cominci a seguirla su Instagram perché sa far ridere. Camihawke, nome social di Camilla Boniardi, ha conquistato il suo spazio nel web a colpi di autoironia e racconti di sfighe quotidiane. Partendo da un video pubblicato per gioco su Facebook, in poco tempo ha costruito una fanbase solida grazie ad alcuni format da lei ideati, come l'Oroscophawke e le «rece umili», recensioni senza troppe pretese sugli argomenti più disparati. Ma non chiamatela influencer. Qual è il termine più adatto? «Mi piace più la definizione di creatore di contenuti di intrattenimento». Che differenza c'è? «L'influencer lo associo più a qualcuno pagato per scattare una foto a un prodotto e il suo lavoro finisce lì». Video e post sono realizzati tutti di persona? «Mi occupo di tutti i miei contenuti, c'è un'agenzia che mi segue solo per la parte organizzativa». Un lavoro a tempo pieno. «Dall'ideazione alla scrittura, dalla registrazione al montaggio, è un processo che può impiegare giorni. Quindi sì ma è un lavoro molto dinamico». La laurea in Giurisprudenza è chiusa nel cassetto? «E ci resterà per sempre. Piuttosto vado a coltivare ulivi in Umbria». Avverte un senso di responsabilità verso i follower? «Sì e sono contenta che ci sia, me la sono anche sudata. La credibilità va costruita fidelizzando il pubblico sulla sincerità». E come si fa? «Banalmente, se ti arrivano dieci proposte di lavoro ne accetti una e scarti quelle che non rientrano nelle tue corde. Cerco sempre di diffondere solo cose in cui realmente credo o che comunque conosco molto bene». Cosa non mostra sul web? «Le mie dinamiche familiari, la mia vita più intima. E la parte più noiosa. Ma anche io ho momenti tristi o problemi, non li condivido perché penso non interessino a nessuno». C'è chi mostra tutto? «Credo che nessuno lo faccia. E quello che si vede per quanto sembri personale è sempre filtrato». Dopo l'esperienza di conduttrice a Radio2 e la tv su FoxLife lo schermo dello smartphone è diventato stretto? «Le piattaforme social non danno la possibilità di esprimerti come artista allo stesso livello degli altri media. C'è sempre l'ambizione a provare cose nuove, se arrivano ben venga»