Racconto di famiglia…

THE FINER THINGS"

 

Ed eccomi lì, in lacrime, a piangere per una vita che stavo per perdere. Ricordando tutti gli sforzi che ho fatto per dare una bella vita ai miei piccoli, che in quel momento non sapevano più se sarebbero stati vivi o meno, più di ogni altra cosa che conta, stavano per perdere la loro mamma, la mamma che li ha cullati finché non si sono addormentati sui tuoi cuscini.
Ricordo molto bene, quando hanno imparato a leggere e scrivere, wow, che felicità, i miei occhi brillavano di orgoglio, sapendo che i miei bambini piccoli erano sulla strada giusta da seguire.
Purtroppo tra qualche istante perderanno questo mio appoggio, perderanno il mio giro e, soprattutto, perderanno me.
Non voglio pensarci, voglio pensare che troverò mio marito, che mi prenderò cura dei miei figli ovunque io sia.
Un’altra persona è morta, mentre aspetto il mio turno, un altro camion, pieno di gente come me, parcheggia nel cortile. Dentro di loro solo bambini e anziani, quando meno me lo aspetto, sento una voce sottile e debole che grida:
aiuto aiuto
Quando guardo, la mia piccola, mio Dio, è qui! Come è successo ?
– “Per favore soldato, uccidimi ma porta mia figlia fuori di qui, non merita di passare di qui, ha già perso un padre, non farmi vedere morire, prendimi ma non farle niente , per favore…”
-” Stai zitto bastardo inglorioso, tua figlia morirà come si merita, non sarebbe nemmeno dovuta nascere, branco di ritardati e devianti! Non dovresti scherzare e non mancare di rispetto all’autorità, puttana.” disse il generale.
Subito dopo, mi ha tirato per un braccio, mi ha messo davanti a mia figlia, mi ha tenuto per i capelli, mi ha picchiato di nuovo davanti a mia figlia. Più urlavo di dolore, più mi picchiava, mia figlia spaventata non riusciva a smettere di urlare e piangere. Per questo un altro soldato ha preso la mia bambina e l’ha picchiata con una grossa corda sporca.
Non avevo più la forza di urlare, non mi sono arreso ai soldati. Ho alzato la schiena, ho preso la mano di mia figlia, l’ho tirata giù facendola inginocchiare accanto a me e le ho baciato il viso.
Sfortunatamente, il segno lasciato sul suo viso era sangue, così come la traccia che ho lasciato dove i soldati hanno trascinato il mio corpo.
Il generale della truppa, ridendo, mi sollevò per i capelli e mi parlò all’orecchio pieno di sangue:
-“Muori figlia di puttana ebrea”. E mi ha gettato nel forno.
Le ultime cose che ho sentito sono state l’urlo di mia figlia e le risate dei soldati.
Sono passati quindici anni, e per fortuna mia figlia è sopravvissuta alle truppe, oggi studia e segue la strada che ho sempre voluto vederla seguire.
Mio figlio, diventato un avvocato riconosciuto a livello internazionale, vivono entrambi nella stessa casa, vivono felici. Nel soggiorno di casa conservano ancora il ritratto della famiglia riunita a un pranzo di Natale, dove eravamo vivi io e mio marito.
Figli, voglio che sappiate che ovunque voi siate, sarò sempre con voi. Non ti abbandonerò mai!
ti vogliamo bene