Le vele di Calatrava: un mare di denaro pubblico sprecato

  • I lavori per la città dello sport sono iniziati nel 2005 e mai finiti: un mare di denaro pubblico sprecato. E i nomi che girano attorno all'opera incompiuta ma rottamata per i Giochi sono sempre gli stessi.
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Immaginate di mettere da parte un bel po’ di soldi. Una somma che vi permetta di costruirvi una bella casa. Talmente bella che chiamate un archistar per farvela disegnare. Decidete di fare le cose in grande e affidate la gestione del budget ad uno specialista e la costruzione alla società di un imprenditore che di fatto ha in mano il business giù in città. I lavori cominciano, la bella casa prende forma secondo il disegno dell’architetto. Poi, come ogni tanto succede, i lavori rallentano. La data di consegna si allontana e il costo aumenta, fino a raddoppiare, triplicare, debordare in maniera sempre più esagerata. Succede così che la bella casa resta a metà, la data di consegna non esiste più nel calendario e voi ci avete rimesso solo un sacco di soldi. E restate nella vostra vecchia casa.
centroOra, immaginate che la casa sia in realtà una struttura sportiva grande, bella, avveniristica: una città dello sport da costruire a Roma, nella zona di Tor Vergata. Che l’archistar sia Santiago Calatrava e che il capitale venga gestito da Angelo Balducci, provveditore alle opere pubbliche che ha già seguito lavori importanti come quelli per il Giubileo del 2000. La società che dovrà fare i lavori appartiene alla galassia del gruppo Caltagirone. E i soldi sono sempre i vostri, i nostri, perché si tratta di un’opera pubblica. La cui costruzione viene decisa agli inizi del Duemila, quando viene scelto un terreno che appartiene all’Università di Tor Vergata. L’idea è buona, se non ottima: in un Paese dove le strutture sportive scarseggiano, dotare la capitale di una vera e propria città dello sport è cosa buona e giusta.
Pronti via, nel 2005 cominciano i lavori. Il progetto fu avviato nel 2005, dall’amministrazione dell’allora sindaco di Roma Walter Veltroni, e la struttura, nelle intenzioni, era destinata a ospitare i Campionati mondiali di nuoto 2009. Per il protrarsi della costruzione, e per l’aumento dei costi, i mondiali di nuoto sono stati svolti nelle strutture del Foro Italico, realizzate tra il 1927 e il 1932, che avevano già ospitato l’edizione del 1994.
Il costo previsto per la realizzazione dell’opera era di 60 milioni di euro, che diventarono 120 milioni già all’atto dell’assegnazione dei lavori tramite gara d’appalto. La società che ricevette l’incarico della costruzione fu la Vianini Lavori del gruppo Caltagirone; la gestione dei fondi fu affidata alla Protezione Civile di Guido Bertolaso, che chiamò Angelo Balducci per la gestione dei capitali. Tra il 2006 e il 2007, pur non avanzando i lavori di costruzione, si vide l’ulteriore raddoppio dei costi di costruzione che arrivarono così a 240 milioni di euro.
A giugno 2008 Claudio Rinaldi subentrò ad Angelo Balducci. Ad ottobre dello stesso anno il nuovo sindaco di Roma Gianni Alemanno affermò che – dopo 3 anni dall’inizio lavori – sarebbero state gettate le fondamenta della “Città dello Sport”; a dicembre, però, venne deciso che i mondiali di nuoto non sarebbero più stati disputati a Tor Vergata, in quanto la struttura non avrebbe potuto essere completata in tempo, e si optò per l’utilizzo del Foro Italico, già utilizzato per i Campionati mondiali di nuoto 1994. Nonostante quest’ultimo fosse stato presentato come già pienamente efficiente, vennero comunque stanziati 45 milioni di euro per dei lavori di ristrutturazione in questo sito. La costruzione della “Città dello Sport” nel 2009 fu bloccata per mancanza di fondi nonostante si fosse speso, fino a quel momento, 4 volte la cifra inizialmente stimata per la realizzazione dell’opera.
Nel 2011, grazie alla candidatura di Roma quale sede delle Olimpiadi 2020, si decise di riattivare il cantiere di Tor Vergata: i lavori ripresero senza nessuna data certa per la consegna dell’impianto e con una cifra stimata per il completamento dei lavori di 660 milioni di euro, 11 volte il prezzo iniziale.
a7927ccf-9902-4811-8c3d-4d941b8ca6d9_largeAndateci adesso, alla città dello sport. Vedrete fino a che punto possa arrivare il dilettantismo e l’irresponsabilità di certi politici. E come si possano buttare allegramente dalla finestra milioni di Euro dei cittadini.
Ogni giorno che passa, corrono il degrado e i costi che si devono sopportare per questo stato di cose, dalla vigilanza alle manutenzioni. Ed è davvero inaccettabile che nessuno dei responsabili di questa follia ai danni dei contribuenti finora abbia pagato.
Nel frattempo, l’Anac – l’Autorità anticorruzione cosa fà?, si è interessata a “spelacchio”, (l’abete allestito in piazza Venezia dal comune di Roma come simbolo delle festività natalizie, divenuto suo malgrado una star internazionale) facendo le pulci su quanto è venuto a costare. L’Authority presieduta da Raffaele Cantone ha infatti richiesto al Campidoglio una serie di risposte, da fornire entro 30 giorni, relative ai costi sostenuti per acquistare l’abete, per trasferirlo nella capitale e per piantumarlo. Povero albero: non solo era meno avvenente di Orfini, che di per sé è frustrante parecchio. Adesso vogliono pure infierire giuridicamente sulle sue mortali spoglie. How sad.

fonte web

Le vele di Calatrava: un mare di denaro pubblico sprecatoultima modifica: 2018-01-14T18:42:06+01:00da IlChe_HastaLaVista

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