intorno a John Williams

Poiché l’illogicità scardina persino l’evidenza, è accaduto che un grande della letteratura americana, John Williams, sia stato ignorato in vita e rivalutato dopo la morte. Non che costituisca un’eccezione, anzi; a voler fare una disamina, potremmo prendere in esame ogni ambito artistico e introdurlo con una congiunzione esplicativa. Ma la storia in oggetto ci porta a riflettere sulla natura umana, spesso presa da altre urgenze. Come, ad esempio, accordare allo sterco spessore comunicativo, e per converso negare a opere rilevanti la loro statura letteraria.

Può capitare che qualche studente, imbattendosi nel suo nome, si chieda indolente chi fosse, ma di rado la curiosità si spinge oltre la semplice domanda occasionale. I colleghi di Stoner, che da vivo non l’avevano mai stimato gran che, oggi ne parlano raramente; per i più vecchi il suo nome è il monito della fine che li attende tutti, per i più giovani è soltanto un suono, che non evoca alcun passato o identità particolare cui associare loro stessi o le loro carriere“. John Williams, Stoner

John Williams: Collected Novels' Review: A Literary Lazarus - WSJ

“In un saggio memorabile su Proust, Gilles Deleuze scrisse che il vero argomento della Ricerca del tempo perduto non è né il tempo né la memoria, bensì l’«apprendistato», e anche quelle di Williams sono fondamentalmente storie di apprendistato, come se vivere fosse imparare una lingua straniera che trasforma nel tempo i significati dei suoi segni. Ne scaturisce un’idea di saggezza di sapore decisamente classico e stoico. È proprio questo il cuore pulsante dell’umanesimo di Williams: che poté certamente sembrare una visione arrivata fuori tempo massimo, perché era fondata su una totale e convinta accettazione della realtà e delle arcane leggi naturali che la governano e alle quali nessun Herzog può efficacemente ribellarsi. E se è vero che l’insuccesso di questo grande scrittore ci spiega, per contrasto, molte cose sui suoi tempi, la sua attuale popolarità ha da dirci qualcosa sui nostri. Nei trent’anni esatti che ci separano dalla morte di Williams, indubbiamente la letteratura ha perso molto della sua centralità all’interno dei saperi umani. Ma la riscoperta di Stoner è significativa perché ci parla di un desiderio di orientamento, di un’interrogazione sul proprio posto nel mondo che sono esigenze spirituali impossibili da sopprimere. Le strade dei libri possono essere tortuose e imprevedibili, ma il loro sopravvivere e riaffiorare non è mai stato un puro e semplice frutto del caso. Libri come Butcher’s Crossing e Stoner sono come farmaci, e leggerli equivale a un esercizio filosofico. Anche se non corrispondono esattamente ai nostri gusti, hanno il raro e impagabile potere di condurci in vista dell’essenziale”. Emanuele Trevi

intorno a John Williamsultima modifica: 2024-03-07T12:42:55+01:00da Fanny_Wilmot

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