L’AMORE PER UN ANIMALE…..chi condivide?

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Avevo una gatta, nata nel 2006,  l’aveva portata a casa mio padre da un amica di mia mamma, era piccola e bella, tutta tigrata e per questo l’abbiamo chiamata Tigre.

Passano gli anni e diventa quasi un membro della famiglia, le volevamo un gran bene.

Mia nipote Maria nata 2 anni più tardi della gatta cresce con lei, ci gioca e diventa un amante degli animali.

Una gatta così la vorrebbero tutti, non aveva mai creato nessun tipo di problema, viveva in casa tranquilla , giocherellona e felice stava tutto il giorno da noi e la sera da mia sorella.

L’affetto che tutti noi avevamo da darle è grande come la gioia di una vita passata insieme a lei.

L’amavamo come se fosse una persona.

Purtroppo adesso non c’è più, portata via da un male crudele, per noi troppo presto.

A volte la vita ci mette di fronte a drammi capaci di toglierci il fiato, e non avere più il respiro regolare.

Speriamo che sia felice ora.

La sua vita ha arricchito i nostri cuori e non la dimenticheremo.

Ci rivedremo.

Ciao Tigre !

TB (88)

STORIE ED OPINIONI SUL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

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Già dall’adolescenza ho avuto problemi di sovrappeso e questo, unito all’abuso di sostanze, mi ha portata ad avere un pessimo rapporto col cibo.

Ero convinta che il mangiare mi ”inquinasse” e sono giunta ad avere una dieta composta solo di miele e yogurt magro.

La cosa che mi faceva star male era quando mi spronavano a mangiare, io non volevo e questa mi sembrava una violenza perpetrata nei miei confronti.

Ho avuto un ricovero in psichiatria a causa di questo problema, lì sono stata scoperta a buttare via il cibo.

Uscendo dal reparto con l’aiuto di una Psicologa ho riflettuto su quello che mi succedeva e grazie al suo aiuto ho ricominciato ad avere un’alimentazione più corretta.

Sono riuscita a mantenere questo comportamento perché ho percepito che così stavo meglio.

Pandorina

Ho passato un periodo brutto nella mia vita, rifiutavo il cibo, anche perché stavo passando una situazione particolarmente difficile, infatti dopo vari lutti e delusioni lavorative sono stato male e sono stato ricoverato in Psichiatria.

In reparto quando arrivava il cibo o lo rifiutavo o direttamente rimettevo il vassoio nel carrello.

Ero talmente magro che i miei familiari mi dicevano “Sacco vuoto, non stai in piedi!”, forse era un modo per spronarmi ma, col senno di poi, erano un po’ troppo ”diretti”, io ero caduto in depressione.

Superato questo periodo ho ricominciato a mangiare e ho messo su qualche chilo, anche grazie agli psicofarmaci, agli operatori e ai nuovi amici che ho trovato.

Adesso sto bene ma non vorrei mai rivivere questi momenti.  

TIBI88

Penso sia importante conoscere il cibo da assumere e i suoi nutrienti.

Cercare di non mangiare in concomitanza alimenti che non andrebbero mangiati insieme.

Rivolgiamoci a un vero specialista, se vogliamo conoscere correttamente l’igiene alimentare… poi però applichiamola!

Credo che la buona salute nasca soprattutto dalla corretta alimentazione.

Nick

Negli ultimi vent’anni la tendenza del sottoscritto è stata quella di accusare diversi sbalzi di peso che hanno spesso testimoniato la propensione ad ingrassare, o al contrario, di dimagrire vertiginosamente in funzione del mio modello gestionale dello stress psicofisico quotidiano.

Certamente dal 2000 in poi il regime lavorativo o pseudo-lavorativo legato al ruolo di O.D.C. e successivamente a quello di volontario di solidarietà collettiva, all’ANFASS ha significato il trampolino di lancio per la gestione della fame da sovraccarico di responsabilizzazione intellettuale, unitamente a momenti di maggiore preoccupazione emotiva ugualmente destante appetito, ma complessivamente il peso attestato al di sotto dei 90 kg è sempre risultato una costante pressoché indubbia.

Aleflyzone

Come la spiritualità mi ha aiutato e mi sta aiutando

La nostra anima è come un deserto… finchè non si apre alla spiritualità non diventa fertile…

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E’ importante per me che la mia vita sia composta di momenti materiali e anche di momenti spirituali.

Dopo la morte di mio padre, mi sono reso consapevole del fatto che la mia misera esistenza era vuota e aveva bisogno di venir colmata da qualcosa di più che un semplice credere al denaro, alle donne e ad avere una buona reputazione…

Mi sono rivolto dapprima al vangelo di Gesù Cristo, cercando di trovare conforto dalle sue parole. Ho scavato a fondo nella Scrittura per scoprirne il significato. Inizialmente non “sentivo”, non capivo, sembrava che non mi desse nulla; ma io insistevo, ancora e ancora…

Mi ci vollero anni per “addentrarmi” nel Vangelo, per sentirmi pienamente consolato. Dopodiché, detti uno sguardo più ampio al panorama spirituale alla mia portata, cercando di cogliere l’ essenza di ogni religione: Buddhismo, Induismo, Ebraismo, Cristianesimo, senza tralasciare i grandi Maestri della spiritualità come Bhaktivedanta Swami Prabhupada, Osho, Paramahansa Yogananda…

All’inizio fu come fare indigestione di tutto questo scorrere di insegnamenti. Poi, finalmente, qualcosa mi si chiarì, forse grazie anche al fatto che si matura.

Oggi mi sento finalmente più sereno e la spiritualità mi ha aiutato e mi sta aiutando (anche ad affrontare i miei disturbi mentali).

Non voglio consigliare ad alcuno di occuparsi di spiritualità, ma a me è servito molto farlo….

UN’OPPORTUNITA’….

alba-con-donna1 IMMAGINE PRESA DA INTERNET

Inizio così: questo Natale, il regalo più bello messo sotto l’albero, è l’opportunità di un nuovo lavoro.
Questa opportunità avuta si chiama: “ESSELUNGA”.
In passato ho dovuto fronteggiare diverse perdite: dopo la morte di mio padre e di un amico di famiglia, ho avuto diversi problemi personali.
Riprendendomi mi sono posto la domanda:”COSA FARO’ NELLA MIA VITA?”.
Dopo lavori di prova e borsa lavoro, ha bussato alla mia porta la speranza ed è arrivato un nuovo lavoro, finalmente!
Lavoro in questo supermercato da un po’ e sembra che per me e la mia famiglia, la felicità sia arrivata.
Dico questo: per tutti quelli che cercano lavoro e non lo trovano, non abbattetevi, non rassegnatevi, alla fine, come è successo a me, che non ci pensavo più, la chiamata è arrivata e finalmente posso essere più sereno.
Dopo tutto, la vita ci riserva tante sorprese e a me l’ha fatta Natale.
Spero di continuare la mia strada sempre in meglio e di fare questo lavoro tesoro per gli anni futuri.
TIBI ’88

PERCORSO DI UNA VITA…

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La Mia Storia

Infanzia

Ero un bambino introverso e timido. A scuola giocavo poco con gli altri bambini, preferivo giocare da solo.

Ricordo che un bambino, molto prepotente, cercava sempre di farmi fare le cose che decideva lui. Era una persecuzione! Meno male che abbiamo smesso di frequentarci presto.

A casa, parlavo poco dei miei piccoli-grandi problemi… avrei preferito ricevere qualche carezza in più dai miei genitori. Insomma, non ero per niente un bambino felice, e lo sapevo.

A tredici anni quello che mi ricordo è che ero bravo a scuola, ero il primo della classe. Però in terza media ‘tagliavo’, avevo cominciato a fumare perché guardavo le sigarette di mio padre e mi era venuta voglia. Poi mi hanno insegnato come si faceva, perché non lo sapevo… se non te le insegnano certe cose non le sai… Poi mi sono impegnato per l’esame finale e ce l’ho fatta, l’ho superato con l’ottimo e ho fatto prendere un bel voto ad un amico che era invece scarso, aiutandolo a studiare. Poi le superiori, mio papà mi ha costretto a studiare da geometra ma è durata un anno soltanto, poi ho non ho più continuato, dopo che sono stato bocciato.

Poi è entrata nella mia vita la musica! Ho iniziato a suonare la batteria, anche per quello andavo male a scuola e non mi sono mai diplomato. Prendevo lezioni di batteria a cinquemila lire all’ora da un privato nella sua cantina, mia sorella mi passava i soldi, io ho due sorelle.

Andavo a studiare in una sala prove, si pagava tanto, per me che non lavoravo e non avevo lo strumento. Ero bravo come batterista, facevo progressi velocemente. Ho suonato in un gruppo, mi piaceva il jazz, la fusion, mi interessavo poco del rock e della musica leggera italiana.

Giovane adulto

Vivevo con mia madre a Casale, mi ero trasferito da poco da Torino, dopo la morte di mio padre. Le mie sorelle si erano già sposate. A vent’anni mi sono ammalato. Ma ero già ammalato, non è normale per un bambino vivere così… quando avevo dieci anni uscivo con ragazzi più grandi e quindi ho bruciato tutte le tappe. Per me quelli della mia età erano immaturi. Mia mamma non c’era mai, non è che mi aiutasse molto, anzi, si vergognava di me perché quando mi ricoveravano in psichiatria diceva ai suoi amici che ero dal dentista o altro, e questo era bruttissimo da buttare giù. In quegli anni suonavo più che altro, guadagnavo ogni tanto qualcosetta, ma con scarsi profitti. Sono entrato in depressione e credo che si entri in depressione se manca, almeno nel mio caso, qualcosa a livello affettivo, un aiuto dai parenti, che poche volte c’è stato. La depressione come viene va, non è che la puoi curare, secondo me. C’era il buio davanti e non vedevo scampo, vie di fuga. Numerosissimi i ricoveri in psichiatria. Tra alcol e droga la guarigione era sempre più lontana, poi mi sono messo di impegno… da solo però, nessuno può smettere di fumare o di bere al posto tuo!

Il primo ricovero

Credo di ricordare il primo ricovero. Durante il ricovero un farmaco mi aveva fatto molto male, non ero abituato e mi ricordo che mi sono ritrovato in bagno tenendomi al muro per non cadere e pensavo ‘ma cosa cavolo mi hanno dato?’. Numerosi anche i contenimenti, allora mi chiedevo il ‘perché’, penso che non sia la soluzione migliore contenere una persona, specialmente a vent’anni. Al primo ricovero ne sono seguiti una cinquantina d’altri… Per guarire da cosa? Nessuno me lo fece capire a quel tempo…. Sindrome dissociativa, disturbo bipolare del secondo tipo…. vuoi o non vuoi comunque a un certo punto sai che c’è qualcosa che non va: in te o nei dottori, o in tutti e due. Quando è nato il Centro di Aggregazione Culturale ‘Fuoriluogo’, in Via Biblioteca ero felicissimo di avere finalmente un punto di riferimento. Prima uscivo di casa e dicevo ‘e adesso dove vado?’.

Riabilitazione

Sono finito in una struttura dove ti tolgono ogni libertà, per circa un mese, e poi in un’altra per 5 anni. Sfido chiunque a fare delle esperienze del genere. Non riuscivo a sentire se stavo meglio o peggio… vedevo se i dottori mi dicevano che stavo migliorando oppure no. Erano più simpatici quando mi dicevano che stavo bene, altrimenti…. Questa è una capacità, una consapevolezza, che ho sviluppato in seguito. La consapevolezza di essere ‘diversamente sano’.

Le cose iniziarono effettivamente ad andare meglio. Sono andato in un’altra struttura, gruppo appartamento, ad alta protezione. Negli anni pian pianino ho iniziato a prendere parte anch’io al mio processo di guarigione, prima non l’avevo mai fatto. Lì ho smesso di fumare e ho ridotto l’uso del caffè. Ho iniziato a riguardarmi, è stata durissima. Stavo molto meglio e il bello è che me lo dicevano anche gli operatori. Il mio miglioramento lo vedevo nei loro sorrisi.

Ora

Ora sto bene. Nonostante tutta la malattia. Ora sono quasi completamente autonomo. Ora ho quarantasette anni, dopo i quarant’anni si è sempre un po’ come sul filo del rasoio… cioè devi fare attenzione ad una serie di cose che prima potevi trascurare, almeno per me è così, sei più responsabile. Vorrei che chi avesse problemi simili ai miei facesse da subito qualcosa per se stesso, è il modo migliore, se non per guarire, per stare meglio.