PASQUA

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“La celebrazione della Pasqua, come quella del Natale, può avere per ognuno di noi – in funzione del grado di risveglio spirituale, di apertura dell’anima e della sensibilità e del raffinamento interiore – anche un altro significato, più profondo, esoterico e in qualche modo personale (nel senso di vissuto con tutta la persona, stabilendo un legame diretto, reale di ognuno di noi con Dio). Per tali persone, la celebrazione della Pasqua non ricorda solamente la Resurrezione di Gesù Cristo, ma simboleggia la resurrezione della Coscienza Cristica in ogni Coscienza umana. La“Coscienza Cristica” è uno stato elevato di coscienza caratterizzato dal legame diretto, ravvicinato, con Dio, da una percezione globale ed obiettiva della realtà e da un infinito amore e compassione per tutto ciò che esiste.
La celebrazione della Pasqua significa, per chi è aperto nell’anima, la resurrezione di Gesù nella propria anima, cioè la sua propria resurrezione: solo questa resurrezione interiore ci può condurre verso le più elevate altezze dello spirito
In senso esoterico, Pasqua significa la resurrezione del grande insegnante e maestro che ha liberato l’umanità dalla servitù e dalle limitazioni materiali. Questa grande anima è venuta sulla Terra per mostrare in tutta la sua pienezza il cammino verso il vero Dio, onnipotente, onnipresente ed onnisciente. Egli ci ha voluto far vedere che Dio è l’intera Bontà, Saggezza e Verità, il tutto nel Tutto. Il grande Insegnante, la cui resurrezione ci viene ricordata con questa festa, è stato mandato per mostrarci e farci capire che Dio non si trova solo al di fuori, ma anche dentro di noi, che Egli non si separa (non è separato) mai da nessuna delle sue creature, che è sempre un Dio giusto e pieno d’amore, presente in tutto, che sa e conosce tutto e contiene tutta la verità. Tutta la conoscenza del mondo non ci potrebbe dare nemmeno una comprensione parziale dell’intero significato di questa santa resurrezione.
Il ruolo di questo grande insegnante ed educatore è immenso – una convinzione che speriamo sia condivisa da tutti, sia credenti che atei. Egli è venuto a noi per farci capire meglio la vita qui sulla terra. Egli ci ha mostrato che tutte le limitazioni materiali provengono dall’uomo, e che non dobbiamo mai vederle diversamente. Applicando i Suoi insegnamenti potremmo realizzare le Sue stesse cose, anche maggiori come Lui stesso ci dice. Gesù Cristo è venuto per mostrarci in modo ancor più esplicito che Dio è l’unica e grande causa di tutte le cose, che Egli è Tutto.
Quindi, non dobbiamo solo sostenerci sull’intermediazione e sull’amore di Gesù, ma seguirne anche il cammino e gli insegnamenti. La Sua resurrezione in questo senso deve ricordarci i Suoi insegnamenti, che si possono riassumere in poche parole nella predica del monte: “Siate perfetti, cosi come vostro Padre è perfetto”. La gioia della Sua resurrezione non significa solo che Lui si prenderà tutti i peccati del mondo, salvandolo cosi, quanto il fatto che ci mostra la via verso Dio, incarnandola con l’infinito amore, la saggezza e la felicità di sapere che la Sua immensa anima ci abbraccia e sostiene i nostri sforzi di voler vivere una vita divina, qui sulla terra, e avvicinarci cosi a Dio. Gesù è sempre presente, siamo noi che a volte lo dimentichiamo, e le sante feste ci aiutano a ristabilire – almeno temporaneamente – questa relazione con Lui.
Ci sono molte supposizioni sul modo in cui Gesù abbia ricevuto l’insegnamento divino. Ma questo è un fattore poco importante, dato che comunque tutto proviene da Dio, la fonte unica di tutte le cose. Ricevendo a nostra volta questo insegnamento, tramite la lettura dei libri sacri o per rivelazione, ma prima di tutto aprendo i nostri cuori verso Gesù, faremo in modo che i suoi insegnamenti germoglino in noi, per poterli offrire a nostra volta, per poter ricevere poi ancor di più. Donare, qui non necessariamente significa insegnare agli altri, quanto vivere pienamente nel suo spirito – significa essere un canale cosciente tramite il quale l’amore divino si riversa nel mondo, significa essere una “colonna di luce” che unisce la terra al Cielo, significa vivere in permanenza a contatto con la presenza Divina, nello stato di Coscienza Cristica – essere dei veri e propri Figli di Dio su questa Terra.
La festa della Pasqua deve ricordarci il fatto che Gesù non è venuto per portarci un nuovo dogma, ma per aiutarci a capire che siamo Figli di Dio, per aiutarci a vivere questo legame diretto con Dio – questa è la Via, la Verità e la Vita.
Per vivere pienamente il momento della resurrezione di Gesù Cristo (la celebrazione della Pasqua) possiamo evocare anticipatamente la gioia di questa festa, inducendo in noi uno stato trasfiguratore di attesa, come quella che anticipa un miracolo. Cercheremo di avere uno stato quanto più armonioso ed elevato, che ci faciliterà la percezione diretta del significato spirituale della celebrazione della Pasqua. Allo stesso modo, cercheremo di avvicinarci nell’anima quanto più a Gesù, con affetto e umiltà, per ristabilire il legame – che dovrebbe essere permanente – con Lui. “
(tradotto da www.yogaesoteric.net)

HOLI -IL SIGNIFICATO DEI COLORI

I significati dei vari colori nell’Holi Festival:
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I significati dei vari colori nell’Holi Festival:
Verde: in principio simboleggiava l’inizio di una stagione agricola prosperosa. Oggi vuol semplicemente inneggiare a un nuovo inizio, a una rinascita spirituale e alla ricerca della felicità. Il verde è anche il colore dell’Islam e per i tanti indiani musulmani l’utilizzo di questa polvere significa celebrare la natura, ovvero la massima manifestazione di Dio.
Blu: il blu rappresenta l’acqua, ovvero vita e potenza. Senza acqua non ci sarebbe vita sulla terra, ma allo stesso tempo l’acqua è uno degli elementi più potenti in natura, in grado di distruggere qualsiasi cosa l’uomo abbia creato. Scegliere questo colore significa invocare maggior potenza, vitalità e forza.
Giallo: la polvere gialla si ottiene principalmente dalla curcuma, un alimento che nella cultura indiana viene considerato quasi magico per i poteri benefici e curanti. Prima di un matrimonio, in India, si cosparge un po’ di curcuma sulla sposa per incrementare la sua fertilità. Durante l’Holi Festival si utilizza il colore giallo per guarire da una malattia oppure come protezione dai problemi fisici.
Rosso: il rosso simboleggia ricchezza e benessere. Nel mondo occidentale il rosso significa passione ed erotismo, mentre nella cultura indiana ha un significato più ampio, che include sì la fertilità (da un punto di vista di purezza, non erotico), ma soprattutto l’abbondanza nel senso più ampio del termine. Utilizzare il colore rosso è adatto a coloro che vogliono di più nella loro vita, anche a livello materiale.

LA FESTA DI HOLI

Il Festival di Holi, o Festa dei Colori, è un evento importante che si svolge ogni anno nell’intera India e nasce come celebrazione della rinascita interiore dell’uomo.
È un grandissimo inno alla gioia dove si abbandona ogni dolore e afflizione per abbracciare la vita in tutta la sua bellezza.
Holi si celebra nei giorni che precedono la luna piena del mese di Phalguna (febbraio-marzo).
Questa festa segna l’inizio della primavera, perlappunto il momento di rinascita della vita in natura, e rievoca racconti presenti nei testi sacri. Originariamente legata all’agricoltura, Holi è anche un’occasione per festeggiare i primi raccolti dopo l’inverno.
La celebrazione avviene nel corso di due giornate; il primo giorno si compie un falò con richiami al significato dei miti associati alla festività, quindi alla vittoria del bene sul male. Il secondo giorno è dedicato interamente al puro divertimento. La comunità intera, senza distinzioni di alcun genere, classe o religione, scende per le strade e si “sbizzarrisce” in giochi esuberanti; ci si lanciano polveri o acqua colorate; si danza e si canta insieme e si scambiano ghiotti dolcetti.
Molti sono i miti legati alla festa di Holi. Tra i tanti ve n’è uno proprio carino che vi riporto.
Questo mito è legato alla figura del Dio Krishna e, in particolare, al suo grande amore per Radha.
Si narra che il Dio Krishna, quando era bambino, fosse geloso della carnagione chiara di Radha rispetto alla sua che era molto scura. Si lamentò di questo con sua madre, Yashoda, la quale scherzando gli consigliò di mettere del colore sul viso di Radha e vedere come sarebbe cambiata la sua carnagione.
Il giovane e dispettoso Krishna prese sul serio le parole della madre e così colorò il volto di Radha.
Il gioco d’amore tra Krishna, Radha e le Gopi che si gettano acqua e polveri colorate è diventato così popolare che la festa di Holi lo ripropone.
Namasté
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LE POSIZIONI INVERTITE NELLO YOGA

“…è improbabile che Kundalini possa risvegliarsi solamente con la pratica di queste asana, mentre è sicuro che le posizioni invertite aiutino a migliorare la qualità della meditazione e della concentrazione, raffinando la consapevolezza e rendendola capace di accedere a livelli inesplorati della mente.”

Satyananda Saraswati:

DEBORAH

 

Le posizioni invertite rivestono un ruolo fondamentale nella pratica dello yoga e sono tra gli asana più spettacolari dello yoga. Non sono posizioni naturali ed è vero che per alcune ci vogliono anni di pratica, ma dati i numerosi benefici che portano vale la pena studiarle e padroneggiarle.

Vediamo perché il mettersi a testa in giù sia così benefico per il nostro corpo nella sua interezza( corpo fisico, mentale e spirituale).

Alla sommità del nostro capo risiede il nostro 7° chakra (sahasrara) ed in esso risiede il Soma o Amrta, ossia il liquido dell’immortalità.

Questo potente elisir, partendo dalla sommità del capo, scende nella gola attraversando il 5° chakra (vishuddha), per poi continuare il suo percorso fino ad essere divorato dal fuoco di Manipura chakra, il centro energetico del plesso solare che si trova all’altezza dell’ombelico.

Le posizioni invertite hanno la capacità  di bloccare questo processo, opponendosi alla forza di gravità. In questa maniera si impedisce  al liquido di scendere e di essere consumato dal fuoco di Manipura.

Il beneficio con  questa pratica è il rallentamento del processo di invecchiamento.

Dal punto di vista energetico mettersi a testa in giù fa bene in quanto viene favorita l’ascesa di Kundalini, la nostra energia spirituale, che giace dormiente alla base della nostra colonna vertebrale nel muladara chakra, verso i chakra superiori.

Una volta raggiunto il chakra della testa  dove si trova anche il nettare dell’immortalità, si raggiunge lo stato di beatitudine o di illuminazione, chiamato Samadhi.

Quindi, lo scopo degli asanas invertiti, da un punto di vista energetico, è quello di stimolare i chakra inferiori, di aprire il canale energetico principale (sumshumna) e preparare il corpo per l’ascesa di Kundalini.

Nelle culture orientali si parla dell’esistenza di correnti positive e negative (Yin e Yang nella cultura cinese) e che un flusso di energia cosmica discende dal cielo verso la terra, come da un punto di vista strettamente scientifico il cielo ha una carica positiva mentre la terra ha una carica negativa. Questo fa si che nell’essere umano (nella sua postura eretta) questo flusso energetico lo attraversi dall’alto verso il basso. L’attraversamento di questo tipo di energia influenza tutte le attività nervose del nostro corpo , comprese tutte le attività celebrali di natura elettrica.

Nelle posizioni capovolte, questa energia scorre ed agisce in senso opposto, ripristinando equilibrio nell’essere umano.

A livello fisico che mentale, gli asanas invertiti, migliorano lo stato di salute generale, aiutando  a ridurre ansia e stress e aumentano la sicurezza in noi stessi, aumentare la concentrazione e la resistenza fisica ed il ritorno venoso e linfatico.

La circolazione venosa svolge un ruolo fondamentale nella purificazione del sangue, in quanto ha il compito di raccogliere il sangue carico di anidride carbonica e di scorie del metabolismo e di ricondurlo, passando attraverso fegato e reni, al cuore e in seguito ai polmoni, dove viene filtrato dall’anidride carbonica e rifornito di  ossigeno. In questo sistema circolatorio il ritorno è favorito dall’azione di pompaggio del cuore

Il sistema linfatico invece, svolge una importantissima funzione di drenaggio, e rappresenta, per così dire, un sistema di circolazione parallelo a quello venosa, in quanto si occupa di trasportare la linfa, un liquido composto da materiale di scarto, globuli bianchi, proteine, grassi ed altre sostanze che vengono veicolate agli organi di depurazione (fegato, reni, polmoni, linfonodi). La sua risalita avviene con la contrazione dei muscoli andando contro l’azione di gravità della terra.

Una eccessiva immobilità, dovuta magari ad una vita sedentaria, porta ad una mancaza di azione muscolare portando la linfa tende a ristagnare nei tessuti, specialmente nelle gambe.

Per questo motivo, mettersi a testa in giù contribuisce ad eliminare i ristagni di tossine nelle gambe, negli organi addominali, e ad attivare il sistema immunitario. Questo processo nutre le cellule di tutto l’organismo, cervello compreso.

Le inversioni, infatti, apportano un ricco afflusso di sangue ossigenato al cervello, lasciandoci una piacevole sensazione di freschezza mentale e stimolano le funzionalità della ghiandola pituitaria, ghiandola che è predisposta a  secernere ormoni e di svolgere importanti funzioni di controllo di numerosi organi, tra cui la tiroide e gonadi, facendola funzionare in modo più efficiente.

La  pratica delle posizioni capovolte, favorisce di conseguenzail funzionamento del sistema ormonale del corpo, con un effetto di  equilibrio e tranquillità mentale. Sono inoltre molto rilassanti: se tenute in maniera più passiva, come nel caso di sarvangasana o semplicemente di uttanasana,  rilassano profondamente e velocemente, calmano e rinfrescano.

Agiscono anche sul nostri Ego: molte di queste posizioni, dato l’impegno che richiedono per essere padroneggiate, bilanciano l’ego e stimolano la pazienza, il coraggio e la prudenza.

Inoltre  quando il corpo entra in un asana capovolta, il respiro diventa lento e profondo, agevolando lo scambio tra anidride carbonica ed ossigeno, favorendo così, la corretta respirazione.

 

Nell’esecuzione occorre usare la massima attenzione ed eseguirle con gli appoggi in maniera corretta, altrimenti si rischia di farsi molto male, soprattutto per le posizioni sulla testa dove, se non bene eseguite, si va a caricare erroneamente sulla rachide cervicale, danneggiandola. È bene eseguirle con l’ausilio di un maestro fino a quando non si padroneggia completamente la posizione in sicurezza.

Buone pratica – Namastè

Nella foto la posizione di Ardha Mukta Hasta Sirshasana eseguita dalla Maestra Deborah Sgueglia

 

 

VASANTA, LA PRIMAVERA depurazione e rinascita

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È finalmente arrivato l’Equinozio di primavera. Il 21 aprile cambiamo stagione.

La primavera, in natura, e quindi anche per gli esseri umani, è la stagione della ri-nascita e del rinnovamento, dei fiori e delle foglie, esplosione di vita. Le giornate si allungano e dopo il lungo e buio letargo dell’inverno la vita torna a fiorire, pronta per dare i suoi frutti.

La linfa nella vegetazione che durante l’inverno era stata portata per protezione verso il basso risale per generare nuova vita.

Questa “inversione” è la medesima anche nel nostro corpo: la linfa si mette di nuovo in movimento, per portare fuori le tossine accumulate durante l’inverno e risvegliare l’intero organismo.

In India questa stagione viene chiamata Vasanta, che in sanscrito significa “brillante” e viene celebrata con la festa Vasant Pañcamī in onore della dea Saraswati, il colore per questa festa è il giallo, quello del sole e del polline.

Anche per noi umani seguire i ritmi della natura, ascoltare il cambiamento e promuovere l’equilibrio per mantenere il benessere fisico e mentale è indispensabile alla salute.

Kapha dosha - ayurvedic human body constitution. Combination of earth and water elements. Vector illustration.
Kapha dosha – ayurvedic human body constitution. Combination of earth and water elements. Vector illustration.

Per l’ayurveda questa è la stagione kapha.

Kapha è composto da acqua e terra (due elementi pesanti). Le sue qualità sono: umido, freddo, pesante, lentezza, morbido, appiccicoso e statico.   I luoghi principali in cui Kapha si manifesta nelle sue “qualità” nel corpo umano sono: il petto, la gola, i polmoni, la testa, i tessuti adiposi, i tendini, le secrezioni liquide del corpo e nel plasma.

Kapha ammorbidisce il cibo, costruisce i tessuti, lubrifica le articolazioni, accumula energia e governa i fluidi corporei come l’acqua, il muco e la limfa.
a livello psicologico questo dosha governa l’amore, la pazienza, il perdono ma anche l’attaccamento, l’avidità e inerzia mentale.

 

Questo è il momento migliore per “ripulire” il corpo dai suoi eccessi per evitare che si radichi sottoforma di “malattia”. Tutte le tossine che si sono accumulate durante l’inverno, iniziano a sciogliersi all’interno del nostro organismo ostruendo i canali corporei, indebolendo sia Agni (il fuoco gastrico) che il nostro metabolismo.

La primavera dunque, come stagione di passaggio ci porta generalmente, come già detto, ad essere privi di energia, più stanchi fin dal mattino e più assonnati di giorno. La medicina tradizionale indica questi cali come segnali di fatica degli organi deputati alla disintossicazione dell’organismo, soprattutto il fegato. Infatti il fegato deve pulire il sangue dai rifiuti che si sono rimessi in moto e che devono essere portati fuori dal nostro corpo. Possiamo aiutare l’organismo in questo lavoro di “pulizie di primavera” e, proprio come facciamo in casa, usare l’acqua e qualche prodotto pulente, tisane e erbe consigliate dalle medicine tradizionali.

Lo yoga è attento alla qualità del tempo: le fasi lunari, le stagioni, le porte dei solstizi e degli equinozi vengono considerati momenti particolarmente propizi alla pratica e occasioni speciali per ricevere forza e ed ispirazione nel processo evolutivo.

Nella pratica yoga di questo periodo sono consigliate pratiche più intense e che sviluppano “il fuoco”, per aiutare il corpo a bruciare le tossine e gli organi preposti a depurarsi ed essere più attivi.

Lo yoga insegna che il modo migliore per depurarci è respirare all’aria aperta. La primavera è un buon momento per cominciare a farlo, ogni volta che ci è possibile. Una respirazione profonda può eliminare fino al 75% dei rifiuti che l’organismo produce. Anche durante la pratica, ma come sempre, portiamo maggiore consapevolezza al nostro respiro. Un pranayama consigliato in questa stagione ci viene direttamente dalla natura ed è Brahmari, il ronzio dell’ape

Dopo una profonda inspirazione, lasciar uscire l’aria dal naso e dalla bocca appena schiusa, producendo il tipico ronzio dell’ape.

Ora che tutto sta crescendo e prosperando di nuovo, dovremmo esserne particolarmente

Come asanas vengono consigliate per le ghiandole surrenali gli inarcamenti e le torsioni in particolar modo. Ottimo è praticare nei ritmi di inspiro ed espiro il surya namaskar, il saluto al sole, per richiamare in noi l’energia del nostro astro principale, fonte di vita.

inizio-Primavera

Ora che tutto sta crescendo e la natura prospera di fiori, nuovo fogliame e profumi, dovremmo esserne particolarmente consapevoli e ricongiungerci con essa per creare un senso di armonia. Torniamo ad imparare a guardarci intorno, salutare il sole ogni mattina, fare passeggiate nella natura, ammirarne il miracolo del rinnovamento, goderci la tranquillità del qui e ora.

 

Buona primavera!

 

 

 

Adho-Mukha Svanasana

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Adho Mukha significa “rivolto verso il basso” e Svan significa “cane”.
La posizione prende il nome dal cane che, nella tradizione è la cavalcatura di Shiva quando la divinità assume la forma del “Tremendo”, Bhairava, dopo una lite con Brahma.
Bhairava (in sanscrito “Terribile, spaventoso”) a volte conosciuto come Kala Bhairava è una divinità associata all’annientamento Egli è spesso raffigurato con volto accigliato, occhi arrabbiati, denti di tigre nitide e capelli fiammeggianti; completamente nudo eccetto una ghirlanda di teschi e un serpente arrotolato al collo. Nelle sue quattro mani porta un cappio, il tridente, un tamburo, e un cranio. Egli è spesso raffigurato con un enorme cane quale propria cavalcatura
É nota anche come Meru-Asana, ovvero la posizione della montagna, mentre nel Kundalini Yoga viene chiamata posizione del triangolo. La posizione fa parte del saluto al sole in molte tradizioni di yoga.
Questo asana è collegata agli elementi fuoco e, soprattutto, terra. Il Mantra di questa posizione è OM SHIVABHAIRAVAYA NAMAH ed il suo Bija mantra è LAM legato alla Terra.
Praticare Adho mukha svanasana apporta numerosi benefici:
• Rilassa la mente.
• Dà energia a tutto il corpo.
• Allunga e rinforza i muscoli di spalle, gambe e braccia.
• Contribuisce a prevenire l’osteoporosi.
• Migliora la digestione.
• Riduce i sintomi della cefalea, dell’insonnia e del mal di schiena.
Namastè e buona pratica

8 MARZO – IL FEMMINILE E LO YOGA

Femminile e maschile – In ognuno di noi questi due aspetti, come lo yin e lo yang, sono presenti, che siamo uomo o donna. In occasione della festa della donna rendiamo omaggio al femminile ed ad alcune delle figure mitologiche femminile dello yoga.

Ogni uomo dovrebbe risvegliare in sé gli aspetti femminili e ogni donna ritrovare nella propria femminilità la forza. Attraverso lo Yoga e le asana che simboleggiano le grandi divinità femminili, possiamo mirare acquisire una grande forza, trasformando l’aggressività in energia positiva e ritrovare l’essenza del lato femminile:  accogliente, duttile, pacifica e guerriera nel contempo, .

Tutte le divinità femminili sono manifestazioni della Shakti, il principio dell’energia divina che nell’induismo è, appunto, femmina. Shakti è la polarità femminile di Shiva, ma anche il suo sinonimo, la sua energia, la sua compagna alter ego. Shiva non esiste senza Shakti, la sua metà femminile. Egli può diventare attivo solamente quando quest’ultima gli dà forza. Vediamo nella mitologia induista le diverse “facce” del femminile.

 

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Kali, la selvaggia

A differenza di altri modelli femminili di dolcezza, Kali esprime una forza devastatrice e un’aggressività dirompente. Il suo colore è il blu notte e la sua raffigurazione tradizionale tra le più violente. Kali è il lato selvatico e distruttivo della femminilità, e l’amore non sembra contemplato tra le sue qualità mentre La sessualità è sfrenata e smodata. Questa Dea non è però tutta cattiveria, ma quella che Kali esprime con la sua ferocia: simboleggia il cambiamento e la forza del femminile. Kali, parola che in sanscrito significa “tempo”, è nella sua essenza “eternità”, perpetua trasformazione ed eterno mantenimento, dove ogni cosa cambia e tutto si trasforma in continua evoluzione e crescita. Kali è simbolo  azione, ritmo della vita.

 

Lakshmi, la “sposa perfetta”

Siede serena su un grande e roseo fiore di loto, simbolo di purezza e spiritualità, la “dea madre” Lakshmi, consorte di Vishnu e madre di Kama, il dio dell’amore. Dolcezza, protezione e maternità sono le sue caratteristiche

 

Parvati, l’amore devoto

La leggenda narra che la prima moglie di Shiva, Sati, diede fine alla sua vita immolandosi, spinta dalla vergogna e dall’indignazione perchè padre aveva offeso il suo sposo non invitandolo a una cerimonia.

Shiva, consumato dal dolore, si rifugiò nell’Himalaya per vivere da asceta, meditando e rifiutando la vita terrena. Ma Sati reincarnata sotto forma di una nuova donna-dea, Parvati, figlia della personificazione della montagna e di una ninfa lo riconquistò divenendo sua sposaDetta anche “figlia della montagna”, è madre di Ganesh e Skanda e anche lei rappresenta un idea le femminile di delicatezza e benevolenza.

 

Sarasvati, arte e acqua

Evoluzione di una divinità fluviale d’epoca vedica, nel pantheon induista Sarasvati si è poi affermata soprattutto come incarnazione mistica delle belle arti, Dea della parola, dell’eloquenza, della sete di sapere, della conoscenza intellettuale

Per le sue antiche origini essa simboleggia come il fiume a cui è associata l’acqua e, per estensione, la purificazione, la guarigione, il lasciar scorrere.

Durga, l’affascinante guerriera

Né totalmente distruttiva come Kali, né esclusivamente dolce e benefica come le altre dee, la risoluta Durga, manifestazione della forza creatrice che può Durga, è “l’invincibile”, e  “l’inavvicinabile”, “l’inaccessibile”.

Sita, la fedeltà mitologica

Sita, non una dea ma quasi. La sua storia è descritta in due poemi in cui vengono raccontate le gesta di Rama, re e settimo avatar di Vishnu, e di sua moglie Sita, che è una sorta di incarnazione di Lakshmi Ella rappresenta un ideale di pazienza e fedeltà muliebri.

ANJANA – La signora delle scimmie, protettrice della razza umana

Non una dea ma una ninfea, madre di Hanuman, signore delle scimmie e potentissimo guerriero di Vishnu. Le ninfee (apsaras) erano famose per la loro incredibile bellezza ed immutabile giovinezza.

SHANKINI – La signora delle conchiglie

Anch’essa non una dea ma colei che per il suo stesso simbolismo ed il suo collegamento a Vishnu è protettrice e custode della vita, proprio come le conchiglie che racchiudono in se proteggendolo un mollusco.  Si dice che il Dio Vishnu riproduca il suono primordiale OM soffiando in una conchiglia.

BHOGAVATI – la dea Serpente.

Colei che risiede nel suo mondo sotterraneo dove dimorano i Naga (serpernti), simboleggia la capacità al cambiamento, proprio come i serpenti che cambiano pelle.

KAKINI – Colei che muove il vento

Divinità collegata al chakra del cuore e atutto quello che questo chakra racchiude.

JALADJIA – La signora nata dal mare

Figlia dell’oceano di latte è colei che riposa nelle acque primordiali.

NAMASTÉ E BUON 8 MARZO TUTTO L’ANNO

Parvatasana, la posizione della montagna sacra

Parvatasana, la posizione della montagna sacra, prende il nome dalla dèa Parvati, cui è dedicata.

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Nella mitologia indù il dio Parvata impersona la montagna sacra (in particolare l’Himalaya, o Himavat). Parvati è sua figlia, sposa del dio Shiva.

In questa posizione la base del corpo è il collegamento con la madre terra, la “base della montagna” e rappresenta la forza della terra e il vertice del capo, con le braccia che allungate verso l’alto, sono la proiezione verso il cielo ed il divino. Il corpo assume una forma a triangolo, che simboleggia il cammino dell’adepto dal molteplice all’uno, verso la vetta.

 

PARVATASANA

Come la posizione di Tadasana è una posizione di stabilita, non solo fisica ma soprattutto interiore e di forza e nel contempo di introspezione. Come la montagna le nostre basi sono forti e stabili e affrontano ogni avversità senza lasciarsene travolgere. Il Mantra  collegato a questa posizione è OM SRI PARVATI YAI NAMAH e il Bija Mantra è LAM, il matra dell’elemento terra predominante in questa posizione. Il Chakra attivato è il MULADARA, il chakra radice.

Eseguire Parvatasana rafforza le spalle, le braccia e i muscoli del torace; tonifica tutti gli organi interni.