Halasana (Posizione dell’aratro)
Il termine
Halasana significa “posizione dell’aratro” e si riferisce a un aratro che
dissoda la terra morta per generare la vita.
Halasana è una posizione invertita che si esegue a terra. Come tutti gli asana invertiti ha un effetto potente a livello energetico sull’organismo in quanto permettono la
sublimazione dell’energia. Infatti, nell’invertire la posizione del corpo, le energie dei
chakra più bassi si muovono verso l’alto, trasformando l’energia sessuale e l’energia di terra in energia spirituale e pura.
È una Posizione a terra in cui si sollevano le gambe in alto, passando nella posizione della candela, Sarvangasana, per poi portare le gambe oltre la testa, appoggiando le dita dei piedi a terra. I benefici di
Halasana sono molteplici:
allunga la colonna vertebrale,
stimolando gli organi addominali e la ghiandola tiroidea
Agisce sul
chakra della gola bilanciandolo
Calma e rilassa la mente con l’effetto di renderla più efficiente.
Aiuta ad alleviare i sintomi della menopausa
Se mi seguite da un po' sapete che la mia “passione” è la mitologia e la filosofia collegate allo yoga. Vediamo quindi il mito relativo a questo asana, ovvero la storia di Haladhara.
Il fratello maggiore di
Krishna, era
Haladhara, così chiamato perché portava con sé (
dhara) un aratro (
hala). In un giorno di sole,
Haladhara decise di fare il bagno nel grande fiume
Yamuna. Inebriato dalla sua bevanda a l miele preferita, ordinò al fiume di avvicinarsi ma il fiume si rifiutò di avanzare verso di lui per consentirgli di fare il bagno. Sorpreso da questo rifiuto il Dio invece di andare lui al fiume, prese il suo grande aratro e ne dragò il letto, fino a quando l’acqua non iniziò a scorrere verso di lui.
Perché, vi chiederete voi, così tanto interesse verso queste “Storielle”? Perché dietro ognuna di esse c’è un insegnamento profondo che ci aiuta a vivere l’asana in maniera approfondita sia a livello mentale che spirituale.
Secondo la filosofia yoga,
le nostre azioni e i nostri pensieri lasciano tracce nella nostra coscienza. I gesti compiuti in questo mondo possono rimuovere i segni lasciati nel paesaggio della nostra coscienza o possono crearne di nuovi (i sankalpa). Proprio come
Haladhara trascinò il fiume
Yamuna verso di sé con il suo aratro, così lo yogi può praticare una
“aratura della mente”:
Nimittam aprayojakam prakëtînâm varaña-bhedas tu tatah kasetrikavat.Yoga Sutra IV.3.
Come un contadino ara il suo campo per introdurre l’acqua necessaria all’irrigazione, così se rimuoviamo gli ostacoli che incontriamo sul nostro cammino possiamo condurre la mente in una direzione più elevata e spirituale.
In questo modo, arare la mente ci porta alla liberazione.
«Là dove il pensiero, sospeso mediante la pratica assidua dello yoga, cessa di funzionare, e là dove, percependo il Sé nel Sé [e] mediante il Sé, si trova la [propria] soddisfazione, là dove si trova quella beatitudine infinita che percepisce l’intelletto [buddhi] ma non i sensi.»
Bhagavad Gita