Categoria: LA MACCHINA PERFETTA DEL CORPO UMANO
I VAYU
In un percorso di yoga si sente sempre parlare del prana.
Ma che cos’è il Prana? Spesso viene associato al termine Respiro, ma è inesatto e riduttivo: nella scienza yogica è qell’energia vitale, invisibile, che pervade il cosmo. Esso si manifesta attraverso il movimento e porta trasformazioni. Nell’essere umano, l’energia del prana consentedi ossigenare le cellule e di regolare le funzioni psico-fisiche ed equilibrare i flussi energetici, ed è pertanto una vera e propria fonte vitale. Nello yoga attraverso i vari pranayama si permette all’organismo di assorbire e a distribuire il prana in tutto il corpo.
A seconda dell’area del corpo dove il prana agisce abbiamo 5 tipologie di Vayus, ovvero i soffii vitali o venti.
I Vayus influenzano importanti funzioni corporee, come la digestione, la respirazione, nonché le funzioni del sistema nervoso.
Tramite il sistema del corpo sottile il prana compie un vero e proprio ciclo nel nostro corpo:
- Assimilazione del prana tramite il respiro.
- Divisione del prana in cinque tipi di energia.
- Accumulo dell’energia nei cinque vayu e nei sette chakra.
- Ridistribuzione tra i vayu e i chakra dell’energia in base al tipo stesso di energia e per compensazione.
- Immissione dell’energia nei vari organi in base alle esigenze e alle azioni del corpo.
I 5 PranaVayu:
I vayu e i chakra sono infatti collegati tra di loro grazie ai nadi ( नाडी , “tubo/i”), che consentono di spostare il prana in tutto il corpo.
Il Prana vayu, IL SOFFIO ASCENDENTE, è quell’energia che riceve “elementi” esterni al corpo – come l’aria, ma anche il cibo – e li fa assorbire dal corpo stesso. Esso risiede nel plesso cardiaco ed è associato all’Anahata Chakra. A questo vayu sono collegate le percezioni sensoriali e le esperienze mentali.
L’Udana vayu, IL SOFFIO VERTICALE, è tutto ciò che si eleva verso l’alto. É associato al Vishuddha Chakra e all’Ajna Chakra, il chakra della gola e il chakra chiamato terzo occhio. Questo vayu Influisce sull’area della gola, e quindi nella nostra capacità comunicativa ed influisce anche a livello mentale, formando idee e pensieri.
Il Vyana vayu, IL SOFFIO PERVASIVO, è la forza che crea il collegamento con gli altri Vayu. E’ il prana che circola, si espande e riempie tutti gli spazi del nostro corpo con energia vitale creativa. Esso è collegato allo Svadhisthana Chakra, il chakra del plesso sacrale. Esso agisce sulle energie sottili e sui nervi, vene, articolazioni e muscoli. Influisce quindi sull’intero equilibrio energetico e fisico.
Il Samana vayu, IL SOFFIO MEDIANO è un’energia che agisce sul fuoco digestivo, Agni, secondo l’ ayurveda. E’ quindi strettamente connesso con la nostra capacità di digerire, non soltanto i nutrienti che immettiamo nel nostro corpo con il cibo ma anche le emozioni, le esperienze e i pensieri. Agendo sul plesso solare è collegato al Manipura Chakra. Questo vayu equilibra due forze contrapposte, Prana Vayu e Apana Vayu.
Apana vayu, IL SOFFIO DISCENDENTE, svolge una funzione opposta a Prana Vayu, poiché elimina tutto ciò che non è più necessario al corpo. É praticamente il nostro depuratore naturale. Esso è associato al Muladhara Chakra e agiscesu tutta l’area del corpo posta l’ombelico e il perineo.
In un antico racconto Vedico, nel Chandogya Upanishad, si racconta che le 5 principali facoltà della nostra natura – la mente, il respiro, la voce, le orecchie ed gli occhi, litigavano tra loro per chi era più importante ed essenziale per l’essere umano. Per risolvere la disputa, decisero di lasciare il corpo uno alla volta. Vinse ovviamente il Prana: senza respiro non c’è vita. Ovviamente il concetto di respito negli antichi testi, come abbiamo già visto, è più ampio della “semplice” respirazione: il respiro è considerato come la porta d’ingresso al mondo delle correnti energetiche vitali generate nel corpo umano e che controllano tutti i processi biologici.
Il concetto di vayu si trova anche in altre medicine e pratiche tradizionale: I Cinesi lo chaimano Ki (Qi) i Polinesiani Mana, gli indios americani Orenda, gli antichi germanici Od.
Sperando di esservi stata utile vi lascio con questa citazione:
Viviamo come onde di energia nel vasto oceano dell’energia.
(Deepak Chopra)
Namastè Marzia
La fascia direttore d’orchestra del nostro corpo.
LE SPALLE E LO YOGA
La spalla o articolazione scapolo-omerale, unisce l’arto superiore al tronco.
L’articolazione della spalla, infatti, è l’elemento di raccordo tra la testa dell’omero e la cavità della scapola.
Grazie all’anatomia delle sue superfici articolari, l’articolazione della spalla è dotata di estrema mobilità.
L’articolazione della spalla comprende varie componenti strutturali, tra cui:
- Le due superfici articolari, una appartenente all’omero e una alla scapola;
- La capsula articolare, la quale è stretto contatto con il periostio delle ossa coinvolte nell’articolazione;
- La cartilagine articolare, che ricopre le superfici articolari;
- Legamenti e borse sinoviali.
Superfici articolari, capsula articolare e cartilagine articolare sono componenti caratteristiche di tutte le cosiddette articolazioni sinoviali (o diartrosi).
L’articolazione della spalla conta 5 borse sinoviali. Le borse sinoviali sono sacche ripiene di liquido sinoviale, dotate di proprietà ammortizzanti, che, in virtù di un loro posizionamento strategico, impediscono la frizione di alcuni elementi articolari con ciò che li circonda.
L’articolazione della spalla comprende 6 legamenti e 5 muscoli,
fondamentali nel garantire la stabilità dell’articolazione in questione (non a caso sono conosciuti anche con il nome di muscoli stabilizzatori della spalla) nonché la caratteristica mobilità, e sono: il muscolo bicipite brachiale e 4 muscoli della cuffia dei rotatori, ossia il muscolo sottoscapolare, il muscolo sovraspinato, il muscolo piccolo rotondo e muscolo sottospinato.
Quali sono i Movimenti dell’Articolazione della Spalla? Elevazione, abbassamento, retroposizione e anteposizione. I suoi movimenti permettono tutti i movimenti delle braccia.
Le patologie e gli infortuni che possono interessare l’articolazione della spalla sono numerosi; tra questi meritano sicuramente una citazione: la periartrite della spalla, la lussazione della spalla e le lesioni a carico della cuffia dei rotatori.
Asana per aprire le spalle
Quando pratichiamo l’apertura delle spalle con lo Yoga ci rendiamo conto che questa azione è legata a sua volta all’ apertura del torace.
L’area del torace e delle spalle è strettamente legata alla nostra vita emotiva.
Aprire l’area del torace e delle spalle significa dare spazio al cuore, al respiro, al fluire della vita e a tutte le funzioni dell’Anahata Chakra, il chakra del cuore.
È buona pratica, prima di iniziare una lezione di yoga che, dopo il focus iniziale, in cui ci riconnettiamo con noi stessi e pacifichiamo pensieri e respiro, per riportarci al qui ed ora, fare un riscaldamento della rachide cervicale, delle spallle e della colonna vertebrale.
Nello yoga una delle raccomandazioni costanti è di abbassare le spalle, sempre ed aprirle portandole indietro.
Alcune asana che lavorano sulle spalle sono: Ardha Sirsasana, Garudasana, Dhanurasana, Bhujangasana, Gomukhasana, Salhabasana ecc. In generale tutte le posizioni in cui ruotiamo il busto aprendo di conseguenza le spalle, tutte le posizioni in cui portiamo le mani dietro la schiena, molte posizioni in cui si inarca la schiena.
È quindi fondamentale che ci prendiamo costante cura delle nostre spalle, tenendole in allenamento, ma non solo: non dimentichiamoci di averle, portiamo durante la nostra giornata attenzione su di loro, se ci accorgiamo che le portiamo sempre in alto, vicino alle orecchie, abbassiamole e se le portiamo sempre in avanti riapriamole, portandole indietro. Ne beneficeranno non solo le spalle ma il collo e la schiena.
Namastè
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LE GINOCCHIA E LO YOGA
Yoga e ginocchia
Perché lo yoga fa bene alle ginocchia
Lo yoga fa bene alle ginocchia perché lavora, con l’esecuzione degli asana, per rinforzare, allungare ed elasticizzare tutti i muscoli che contribuiscono al corretto funzionamento del ginocchio, ovvero i quadricipiti, lo psoas e i muscoli posteriori della coscia. Inoltre, soprattutto con alcuni stili di yoga, riesce a lavorare anche sui tessuti freddi: ossa, tendini ecc…,, aumenta la circolazione del sangue ed un maggior apporto di sangue a tutto il corpo, aiuta la lubrificazione delle articolazioni, e in ultimo, ma non per ultimo, lo yoga, attraverso la pratica, ci insegna ad adottare e rispettare la postura corretta del corpo, e col tempo ci aiuta a correggere i nostri difetti posturali, che possono gravare anche pesantemente anche sulle nostre ginocchia.
Infine, con lo yoga si sviluppa la propriocezione, cioè l’ascolto del corpo, e quindi si impara ad ascoltarlo ed a capire quando è il caso di evitare di fare determinati movimenti o quando ci manda segnali di malessere.
I muscoli e le ginocchia
Un breve “ripasso” dei principali muscoli che interessano il ginocchio:
- Lo psoas è il muscolo flessore dell’anca, che collega il femore, con la zona lombare della schiena ed è uno dei muscoli più importanti per la mobilità, pensiamo che ogni volta che ci sediamo, accavalliamo le gambe, solleviamo una gamba noi stiamo usando lo psoas. Purtroppo la vita sedentaria che la maggior parte delle persone oggi conduce porta ad un irrigidimento di questo muscolo, con la conseguenza che la mancanza di elasticità può causare tensione nella parte bassa della schiena, causando dolore lombare e tensione alle ginocchia.
- I muscoli quadricipiti servono da sostegno all’articolazione del ginocchio e, quando questi muscoli mancano di elasticità, tendono a portare la rotula verso l’alto, creando così attrito all’interno dell’articolazione.
L’irrigidimento di questi muscoli oltre che ad un disequilibrio tra loro (ad esempio quando il muscolo quadricipite è più sviluppato verso l’esterno rispetto alla parte interna del medesimo muscolo) determina un movimento scorretto della rotula causando attrito, consumo della cartilagine e dolore.
Al contrario invece, quando tutti i legamenti e muscoli sono forti, la rotula rimane nel suo asse, scivola senza sforzo e la cartilagine non viene consumata.
Consigli per proteggere le ginocchia nell’esecuzione delle pratiche yoga
- Durante le posizioni, di piegamenti in avanti da seduti, di piegamenti in piedi occorre evitare di iper-estendere il ginocchio all’indietro. Quando si avverte tensione nell’articolazione, specialmente nella parte posteriore e interna, stiamo lavorando male e gravando sul ginocchio. Per evitarlo, è utile piegare leggermente le ginocchia.
- Durante la pratica, specialmente in caso di dolore alle ginocchia, controlla il tuo allineamento, perché allineare correttamente i piedi è la chiave per costruire forza in modo equilibrato in entrambe i lati del ginocchio ed evitare che la cartilagine venga consumata. Nello specifico :
- Nelle posizioni che prevedono di piegare il ginocchio a 90°, come il Virabhadrasana, Anjaneyasana ecc.. bisogna controllare che il ginocchio sia in linea con la caviglia;
- Nelle posizioni in piedi, come ad esempio Tadasana, questi devono essere paralleli e non aperti verso l’esterno e che il peso del corpo sia distribuito uniformemente su tutte e due i piedi.
- I muscoli delle cosce, sono molto importanti per la salute delle ginocchia, poiché permettono di sostenere l’articolazione e di farla lavorare nel modo corretto, permettendo alla rotula di muoversi liberamente nella sua sede.
É importante quindi fare degli esercizi adeguati per rinforzare il muscolo vasto mediale, che si trova appena sopra il ginocchio, nella parte interna.
- Lo yoga è l’ascolto del nostro corpo e l’accettazione dei nostri limiti rispettandoli. Non stiamo facendo una gara né con gli altri né con noi stessi, non dobbiamo dimostrare niente a nessuno. Pertanto se non siamo in grado di fare le posizioni difficili, occorre evitare assolutamente di spingerci oltre i nostri limiti per fare il super eroe perché l’unico possibile risultato è farci dei danni e non apportarci dei benefici. Alcune volte è sufficiente modificare l’asana, adattandolo al nostro corpo, altre volte, invece, si tratta di comprendere che quella posizione proprio non fa per noi e quindi è meglio evitare di farla.
- Non dimentichiamo mai l’importanza del riscaldamento anche delle nostre articolazioni, con qualche esercizio semplice si evita di far andare in sforzo un’articolazione provocando dolore o altro. Nel caso delle ginocchia è bene ricordare di riscaldare anche le anche e i piedi, soprattutto in posizioni a terra dove tutta la gamba viene coinvolta.
- Laddove ci rimane difficile arrivare ad una determinata posizione lo yoga ci viene incontro con l’ausilio dei supporti: blocchetti, cuscini, cinghie, che ci permettono di raggiungere in agio il nostro obiettivo.
Lo Yoga giusto
Quando si soffre di dolore alle ginocchia, artrosi, occorre considerare bene quale stile di yoga praticare.
Pratiche come ashtanga yoga e vinyasa yoga hanno un ritmo molto intenso ed a volte questo potrebbe non essere favorevole per certe articolazioni se sofferenti. Lo Iyengar yoga, che focalizza molto l’attenzione sull’allineamento corretto delle posizioni può essere, se eseguito da maestri preparati, un buon stile per ginocchia “doloranti”, così come Hatha, Yin, Restorative che hanno ritmi meno intensi.
ALCUNI COSIGLI EXTRA YOGA
DALL’AYURVEDA: Le giunture o articolazioni, tutte, hanno bisogno di essere ben lubrificate per funzionare al meglio.
L’ayurveda prevede che si pratichi tutti i giorni, possibilmente la sera, un massaggio su tutto il corpo con olio caldo essendo un vero e proprio nutrimento per il corpo, seguito subito da una doccia calda, perché se l’olio si raffredda riassorbe tutte le sostanze nutritive immesse attraverso la pelle. Un olio consigliato è l’olio di sesamo
Anche l’assunzione di curcuma è altamente cosigliata. Sono ormai note le sue potenti qualità antinfiammatorie.
Lo stesso potere ha lo zenzero.
DALLA MEDICINA:
L’assunzione di condroitina e glucosamina, che sono componenti della cartilagine delle articolazioni, ne favoriscono la ricrescita.
La vitamina D (che è l’unica che non assumiamo regolarmente se non con l’esposizione al sole) e il calcio sappiamo che sono fondamentali per il benessere delle nostre ossa.
DALLA NATURA:
Il sole. Perché il sole, preso con le dovute protezioni, fa miracoli per il nostro sistema scheletrico e, non solo.
namastè