Materiali insoliti e durezza delle fibre: la Dr.ssa Gatti avverte sui rischi dei tamponi

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La dottoressa Antonietta M. Gatti ha analizzato al microscopio i tamponi RT-PCR (nasali e orofaringei), ormai comunemente utilizzati come test per la diagnosi di infezione da SARS-CoV-2, e ha comunicato i risultati delle sue ricerche alla Camera dei Deputati. La dott.ssa Gatti ne ha discusso nell’incontro dal titolo “Costituzione sospesa” organizzato in Parlamento dalla Deputata Sara Cunial, all’inizio del mese di aprile.

La dott.ssa Gatti è Dottore in Fisica Sperimentale e ha conseguito un Dottorato di ricerca in Tecnologie Biomediche (Bioingegneria) presso la Facoltà di Medicina dell’Università degli studi di Bologna fin dal 1975. E’ stata prima borsista, poi ricercatore confermato, poi professore aggregato all’Università di Ferrara, di Bologna e di Modena fino al 2012. Ha insegnato Materiali Dentari, Biomateriali, Materiali Biomedicali, Bioingegneria dell’apparato Locomotore e ha ideato e diretto il Laboratorio dei Biomateriali all’Università di Modena e Reggio Emilia.
Ha tenuto seminari e didattica in molte Università Straniere: Washington, Melbourne, Sydney, Brisbane, Lione, Sapporo, Taipei, Barcellona, Oslo.
Ha diretto progetti di ricerca nazionale di Biomateriali del CNR e ideato e coordinato progetti di ricerca Europei come Nanopathology (2002-05) e DIPNA di nanotossicologia (2006-09), progetti nazionali dell’Istituto Italiano di Tecnologia (INESE di nanoecotossicologia dal 2009 al 2013) e del Ministero della Difesa (BATNAN 2012, VENAM 2012). E’ stata membro di Commissioni Europee ed è consulente dell’European Science Foundation-. Nel 2012 è stata nominata International Fellow delle Società di Biomateriali ed Ingegneria.

Antonietta Gatti

Antonietta Gatti

Analizzando un tampone di provenienza cinese, la dottoressa ha osservato “un fatto molto strano: sembra uno scovolino: è composto interamente di fibre che escono dallo stelo centrale, si dipartono e vanno a grattare proprio fisicamente la superfice interna del naso, la mucosa. Ha delle fibre molto dure, che, guarda caso, quando si esercita una certa pressione si possono rompere: ora, queste fibre possono rimanere all’interno della gola e del naso”.

Mostrando – durante l’incontro alla Camera dei Deputati – le immagini del tampone ingrandite al microscopio, la dott.ssa Gatti ha poi proseguito: “Qui vedete le fibre ad alto ingrandimento: C’é anche un filamento estraneo, probabilmente sporco o ecc. Queste fibre sono fatte di silicio zirconio: si tratta di qualcosa, dal punto di vista biomaterialistico un po’ particolare. Chi è esperto di materiali sa che questa è una tecnologia di tutto rispetto: non è una cosa semplice, non è la classica fibra di nylon che va a grattugiare, ma si tratta di una fibra molto dura che va ad esercitare una bella pressione sulle mucose e va a farle persino sanguinare. E addirittura, come vedete, ha una specie di rivestimento; tutti quei puntini bianchi sono delle nanoparticelle di silicio zirconio che vanno a toccare la superfice della fibra. Speriamo in modo adesivo, che non si stacchino, perché anche quelle poi rimangono nella mucosa orale nasofaringea”.

La dott.ssa Gatti passa quindi a mostrare le immagini di un altro tampone: “Qui ci sono sempre le fibre perpendicolari allo stelo ma sono molto disordinate e la tecnologia è molto meno importante. Sembrano imbevute in una specie di plastica. Anche qui vediamo che sono fibre vetrose, perché sono di alluminio silicio, anche qui c’è un po’ di sporco: quello non si nega mai a nessuno”, osserva la dottoressa con ironia: “Le fibre contengono anche un composto zolfo, calcio, titanio, ferro, che non sappiamo se rimarrà attaccato alle fibre o invece verrà ceduto al paziente”.

Quindi si passa all’esame di un altro tipo di tampone: “mentre qui le fibre sono abbastanza simili a un altro di silicio zirconio, questo tampone ha addirittura delle nanoparticelle di argento che aderiscono alla superfice dello stelo. Non si capisce il motivo tecnico per cui ci sono le nanoparticelle di argento. Osservando ad alto ingrandimento queste fibre troviamo silicio, zirconio, zolfo in grande quantità, titanio, alluminio. Vediamo anche le nanoparticelle di argento deposte sullo stelo: perché prendersi tanta cura di fare rivestimenti di silicio zirconio e di aggiungere queste nanoparticelle di argento? Questo è qualcosa che a un Fisico, ad un esperto di materiali, rimane un po’ ignota. Ho lavorato su materiali per cuore artificiale, per vari impianti, e vi assicuro che abbiamo usato anche tutte le nuove nanotecnologie ma per un fine ben preciso. Anche qui troviamo delle tecniche nano ma non si capisce perché impiegarle per un presidio medico-chirurgico a tutti gli effetti, che si usa solo per 10 secondi. Inoltre viene messo in un liquido di conservazione e sulla provetta non viene scritto niente: di solito in tutti i presidi medico-chirurgici dovrebbe essere obbligatorio scrivere che cosa contengono le provette“.

La dott.ssa Gatti si avvia quindi verso la conclusione: “Per sintetizzare, possiamo dire che vengono usati, per questi tamponi, quelli più nuovi, anche delle fibre vetrose. E questo non ce lo saremmo aspettato, perché quando si va a lavorare con delle superfici così deboli come le mucose, e sottili, sarebbe meglio usare qualcosa di soffice. Le fibre con silicio zirconio sono, vi assicuro, invece abbastanza dure. Queste fibre possono dare delle complicazioni alla mucosa, provocare delle lesioni sanguinanti. Inoltre, mi riferiscono che alcuni operatori, oltre a far pressione, fanno anche un’azione di torsione: ciò ovviamente raschia molto materiale però può essere lesivo. Tre settimane fa, a San Antonio in Texas, ad una signora, con un tampone del tipo fra quelli esaminati, sono riusciti a rompere la membrana che divide il naso dal cervello e a rompere anche l’osso etmoide che si trova dietro. Quindi questa signora ha dovuto subire un’operazione per rimediare alla lesione importante che le era stata provocata”.

Continua la dottoressa: “Queste fibre vetrose sono dure, ma anche abbastanza fragili. Quindi dei frammenti di queste fibre possono rimanere in situ: ma questi son corpi estranei! La cui biocompatibilità, non so se sia mai stata studiata. Questo è un punto fondamentale. Corpi estranei su una mucosa possono dare delle granulomatosi. Possono anche dare delle fibrosi. In una parte della gola, una fibrosi può avere ripercussioni addirittura sul timbro della voce. A mio avviso, queste non sono cose da passare sotto silenzio. Credo che i professori dei Comitati tecnici si saranno posti queste domande. Forse avranno previsto delle misure che però non hanno reso pubbliche, quindi non le sappiamo”.

Conclude infine la dottoressa Gatti: “Il problema più grosso viene con i tamponi ripetuti. Ci è stato detto che dopo Pasqua le scuole riapriranno. Però i bambini, una volta a settimana, dovranno essere sottoposti a tamponi. Spero non a questi, perché questi sono per adulti. Spero si siano organizzati e spero abbiano degli otorinolaringoiatri che faranno i tamponi. Non può essere un operatore qualsiasi che sonda le cavità interne non conoscendo bene l’anatomia. Inoltre, se i bambini dovranno fare un tampone alla settimana, se si andrà a creare una lesione, una piccola ferita sulle mucose, non si potrà rimarginare nell’arco di una settimana. Andando a rioperare sulla mucosa, avremo una lesione che cronicizza. E non sappiamo l’evoluzione che avrà poiché non esiste letteratura in tal contesto. Quindi, soprattutto alle mamme, mando questo messaggio: Siate voi le prime, in prima fila, a dire che un tampone alla settimana non è corretto, non ha significato. Non si fa del male ai nostri bambini. Grazie”.

Qui il video, dell’emittente Radio Radio, con la registrazione dell’intervento della dott.ssa Antonietta Gatti.

 

Materiali insoliti e durezza delle fibre: la Dr.ssa Gatti avverte sui rischi dei tamponiultima modifica: 2021-04-24T06:32:52+02:00da daniela.g0