In Israele l’85-90% dei ricoveri riguarda persone completamente vaccinate. In Italia sempre più incentivi ai medici vaccinatori. Il conflitto di interessi

Controlli Green Pass, nuove regole per gli esercenti: la circolare del Ministero

Il dott. Anthony Fauci, direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, in una recente intervista trasmessa dal canale televisivo statunitense MSNBC ha rilasciato una dichiarazione destinata a far molto discutere. Analizzando i nuovi dati per le linee guida degli organismi di prevenzione americani (Centers for Disease Control and Prevention), questi mostrano in maniera inequivocabile tutte le criticità del modello green pass. Riporto qui in proposito le esatte parole pronunciate dal dott. Fauci, tradotte letteralmente dall’inglese:

“I dati sono chiari, adesso abbiamo una variante Delta, questo ha cambiato l’intero panorama, perché guardando il livello di carica virale nella faringe nasale di una persona vaccinata che contrae un’infezione con la variante Delta, questa è esattamente uguale al livello di carica virale presente in una persona non vaccinata che è infetta, questo è il problema. E siccome questi dati sono molto convincenti, questo ha innescato il cambiamento nelle linee guida del CDC.”   

(Qui il link contenente il video dell’intervista ad Anthony Fauci dell’emittente Radio Radio, a partire dal minuto 2:44).

La notizia è rimbalzata anche in Italia, riportata dal Fatto Quotidiano e dall’ANSA.

Dopo le numerose proteste di piazza contro l’uso obbligatorio del cosiddetto green pass, che hanno coinvolto l’Europa e tutta l’Italia da nord a sud con numeri di manifestanti assai maggiori di quelli riportati dai media mainstream, queste parole devono far riflettere. Se non altro perché sono state pronunciate dal dott. Fauci, che ha avuto un ruolo di primo piano nelle decisioni adottate negli Stati Uniti e in tutto il mondo allo scopo di contrastare la diffusione del CoVID-19.

Tuttavia molti in queste ultime settimane hanno attaccato coloro che sono scesi in piazza a manifestare utilizzando toni inaccettabili, fortemente aggressivi, che in certi casi si sono trasformati in vere e proprie intimidazioni, fomentando pericolosamente nella popolazione già vaccinata un odio del tutto ingiustificato verso coloro che hanno liberamente scelto di rinunciare ai presunti benefici del vaccino. Come se i non vaccinati fossero gli unici responsabili della diffusione del virus.

Ma a parte la clamorosa smentita dello stesso Anthony Fauci, si ignorano di fatto i dati oggettivi e si ignora quindi anche la scienza, quella vera e non il frutto di affermazioni che incontrano il sostegno incondizionato dell’intera classe politica e di tutto il mainstream, ma non quello di una consistente parte della comunità scientifica. Anche al dott. Walter Ricciardi è sfuggita un’affermazione in merito sull’avvenuta diffusione delle varianti del CoVID. Durante una trasmissione televisiva dell’emittente LA7, in risposta ad una domanda della conduttrice Concita De Gregorio che chiedeva al medico chiarimenti sulla genesi delle varianti, Ricciardi ha risposto che esse si generano dall’incontro della persona vaccinata con il virus, che quindi deve mutare per poter attaccare l’organismo. Potete verificare ascoltando il video dell’emittente Radio Radio, di cui ho inserito sopra il link, dal minuto 12:25.

Ma questo lo avevamo scritto ormai molti mesi fa, quando nessuno era stato ancora vaccinato. Ne aveva parlato a lungo la dott.ssa Loretta Bolgan, laureata in chimica e tecnologie farmaceutiche, dottorato di ricerca in scienze farmaceutiche ed esperienza lavorativa durante il dottorato come Research fellow al Massachusetts General Hospital (Boston). La dott.ssa Bolgan aveva anticipato come il virus del SARS-CoV-2, venendo in contatto con le persone vaccinate, avrebbe potuto mutare in forme potenzialmente anche più pericolose del virus originario. Lo stesso è stato affermato anche da molti altri scienziati. Fra questi il premio Nobel Luc Montagnier.

Ma c’è dell’altro da sottolineare. Life Site News, il 18 giugno scorso, ha pubblicato un interessante articolo che riporta dei dati ancor più interessanti.

In Inghilterra il tasso di mortalità per la variante Delta COVID è sei volte superiore tra coloro che sono stati completamente vaccinati da due settimane o più, rispetto a coloro che non hanno mai ricevuto un’iniezione, secondo i dati pubblicati da Public Health England.

“Ventisei persone sono morte tra 4.087 che sono state completamente vaccinate 14 giorni o più prima di risultare positive per la variante Delta COVID. Ciò equivale a un tasso di mortalità dello 0,00636%, che è 6,6 volte superiore al tasso di 0,000957 decessi o 34 decessi tra 35.521 casi Delta positivi tra i non vaccinati, secondo i dati pubblicati in un rapporto del 18 giugno intitolato ‘SARS-CoV-2 variants of concern and variants under investigation in England. Technical briefing 16’“.

Life sottolinea come, dato che i ricoveri sono preoccupanti, le persone completamente vaccinate vengano ricoverate nel Regno Unito ad un tasso più elevato rispetto alle persone non vaccinate. Secondo il più recente rapporto di briefing tecnico, i dati sulla salute pubblica mostrano che il 2,0 percento degli individui vaccinati (84 su 4.087) che sono risultati positivi alla variante Delta sono stati ricoverati in ospedale (compresi quelli testati all’ingresso in ospedale per qualsiasi altro motivo) rispetto all’1,48 percentuale di individui non vaccinati (527 su 35.521).

“Da parecchi giorni – continua Life Site News in un altro articolo del 21 luglio scorso – i media mainstream hanno continuato a trasmettere dei rapporti secondo cui il 99% dei decessi per COVID-19 sarebbero avvenuti tra persone non vaccinate. Oltre a non esserci dei dati – ci sono in realtà prove che è vero il contrario – è diventata la base per un flusso di propaganda disumanizzante che etichetta metà della popolazione adulta americana e la maggior parte dei bambini che non hanno preso colpi sperimentali COVID-19 come “fabbriche di varianti” e “incubatrici” di malattie”.

Non può non tornare alla memoria quella propaganda nazista che si riferiva agli “sporchi ebrei” come portatori di malattie e suscitava la paura irrazionale e l’odio in milioni di persone in Germania. Era un messaggio governativo destinato a giustificare la messa in quarantena di un intero popolo, la fame e l’annientamento.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, rivolgendosi ai giornalisti lo scorso 16 luglio, ha dichiarato: “L’unica pandemia esistente è tra i non vaccinati e stanno uccidendo le persone”.

Joe Biden ha pronunciato quasi le stesse e ormai famose parole proferite, appena una manciata di giorni dopo, anche dal presidente del Consiglio Mario Draghi, dal sapore “vagamente” terroristico: “Non ti vaccini, ti ammali, muori. Oppure fai morire. Non ti vaccini, contagi, lui o lei muoiono”.

Si potrà procedere pertanto alla “caccia”, meglio ancora al “rastrellamento”, dei non vaccinati, in quanto pericolosissimi attentatori dell’incolumità pubblica.

Secondo la maggior parte dei media, anche pericolosi estremisti di destra quando si riuniscono a protestare, rivendicando il loro diritto di libera scelta sul proprio corpo.

Ma i dati, sopra riportati, non sembrano suggerire questo. A questi dati inoltre se ne aggiungono altri, tutti oggettivi e verificabili.

Il 7 agosto 2021 in Israele il dott. Kobi Haviv dichiarava, su Channel 13 TV News, che “L’85-90% dei ricoveri riguarda persone completamente vaccinate”. Inoltre: “Stiamo aprendo sempre più reparti CoVID”. Ed ancora: “L’efficacia del vaccino sta calando/svanendo”.

Secondo il sito Infowars.com, “i rapporti provenienti da Israele affermano che gli ospedali vengono riempiti di persone vaccinate, il 95% delle quali soffre di gravi malattie essendo completamente vaccinate”. “Le notizie da Israele coincidono con statistiche simili provenienti da Sydney, in Australia, dove i funzionari sanitari del governo alla fine del mese scorso hanno annunciato che quasi tutti i nuovi ricoveri per CoVID coinvolgono persone vaccinate, tranne una”.

E il 7 luglio è arrivata questa notizia dall’ANSA: “Quattro infermieri, tutti in servizio nell’ospedale di Gela, in provincia di Caltanissetta, sono risultati positivi al CoVID nonostante avessero nei mesi scorsi già avuto somministrata la seconda dose di vaccino”.

Mentre a Pescara undici dipendenti, sui 12 complessivi, del ristorante Casamaki sono risultati positivi al Covid: la maggior parte era già stata vaccinata, alcuni di loro con doppia dose di vaccino e muniti di green pass. Sono tutti in quarantena, compreso il titolare del locale di piazza Salotto, Gianluca Cruciani, non ancora vaccinato, ma unico risultato negativo al test molecolare, come riporta il Centro.it del 7 agosto scorso. E’ partito tutto da un dipendente vaccinato 4 mesi fa con doppia dose, che ha accusato malessere e 39 di febbre.

La legittima conclusione di Infowars:

“Poiché sempre più persone vaccinate si ammalano della stessa malattia da cui dovrebbero essere protette, i produttori di vaccini saranno mai ritenuti responsabili della diffusione della malattia?”

In attesa di una risposta, vi riporto ancora qualche altro dato, per ulteriore completezza del quadro generale.

Così titola la versione online de Il Giorno, 8 gennaio 2021: “Covid, in Lombardia soldi ai medici che fanno più vaccini. Accordo fra medici di famiglia e Regione: 1.500 euro di bonus se sarà raggiunta una copertura vaccinale pari al 20% degli assistiti”.

La Stampa, del 1° luglio 2021: “Vaccini, altri soldi ai medici di base: 8 milioni per accelerare”.

Dal nord ci spostiamo quindi al sud:

Messinatoday.it, del 25 luglio 2021: “Coronavirus, mega parcelle ai medici vaccinatori: indaga la Finanza. Si parla di compensi che superano anche i novemila euro lordi. Si tratterebbe perlopiù di medici esterni all’Azienda ospedaliera. Una situazione che ha già creato malumori fra i dirigenti medici dell’azienda che si sono visti esclusi”.

In conclusione vi riporto infine i risultati di un’indagine nazionale, pubblicati sul British Medical Journal nel luglio del 2018, perché li ritengo molto utili ai fini di una più completa comprensione degli avvenimenti odierni.

L’articolo che ne parlava diffusamente – pubblicato sul mio blog Ambiente e politica nell’ottobre 2018 – ha occupato per molto tempo i primissimi risultati di ricerca, per poi sparire completamente ed inspiegabilmente nell’aprile del 2020, nelle fasi ancora iniziali della cosiddetta emergenza CoVID-19.

L’indagine nazionale è stata condotta online tra il marzo e l’aprile 2017 dall’Italian College of Medical Oncology Chiefs (CIPOMO ovvero Collegio Italiano dei Primari Oncologi Medici Ospedalieri), secondo cui il conflitto di interessi influisce sempre più su ogni ambito della medicina, dalla formazione medica alle cure, dall’integrità della ricerca alla formulazione delle linee guida, dai sistemi regolatori per l’approvazione dei farmaci all’impostazione dei trial clinici.

Per conflitto di interessi si intende quell’insieme di condizioni per cui un giudizio professionale inerente un interesse primario (la tutela del paziente) tende ad essere indebitamente influenzato da un interesse secondario (un profitto economico). Oncologi italiani (ospedalieri e universitari) hanno accettato di rispondere anonimamente ad un questionario: i partecipanti in numero di 321, rappresentanti il 13% del totale, hanno dichiarato in percentuale del 62% di aver ricevuto pagamenti dall’industria farmaceutica negli ultimi tre anni e il 75% ritiene appropriato il pagamento di viaggi e alberghi da parte dell’industria per partecipare a congressi nazionali ed internazionali. Inoltre il 60% considera giusto ricevere un compenso per ogni malato “arruolato” in uno studio clinico finanziato dall’industria, anche se il 79% ritiene che ciò debba essere evidenziato nel consenso informato. Fausto Roila, uno degli autori dell’indagine e direttore della struttura complessa di Oncologia medica all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, spiega il perché di una ricerca sul conflitto di interessi: “In Italia se ne parla poco rispetto ad altri Paesi. Eppure riguarda tutti i medici, dagli ematologi ai gastroenterologi, dai cardiologi agli ortopedici, e così via. Ritenevamo importante stabilire quale fosse la percezione degli oncologi sul conflitto di interessi”.

Oggi, la formazione dei medici è finanziata “soprattutto da Big Pharma e spesso ai convegni il medico ‘esperto’, pagato dall’industria per fare una presentazione scientifica, veicola messaggi favorevoli ai prodotti di chi paga per organizzare il convegno. La formazione medica dovrebbe essere invece pagata dalle istituzioni per evitare condizionamenti. Stessa cosa succede per i convegni scientifici delle associazioni mediche finanziati con i contributi delle multinazionali farmaceutiche che pagano per i simposi satelliti e si fanno carico delle spese di iscrizione, viaggio e pernottamento dei medici. Oggi perfino le associazioni dei malati sono supportate dall’industria dei farmaci”.

Le strategie poste in essere dall’industria dei farmaci non riguardano solo regali, pagamenti di viaggi, ecc. L’ingaggio di consulenti (key opinion leader), permette la diffusione di informazioni provenienti dalle stesse industrie che hanno lo scopo di promuovere i loro farmaci nascondendone limiti e difetti e quindi, i potenziali rischi. Fausto Roila parla di quella che definisce un’altra “grande vergogna”: i “ghostwriter” e i “guest author”. I ghostwriters, o scrittori fantasma, sono medici pagati dalle industrie del farmaco per redigere un lavoro scientifico, dopo aver elaborato i dati di una ricerca, da sottoporre ad una rivista scientifica importante. Benché siano gli autori del lavoro tuttavia non lo firmano. I guest authors, o autori ospite, sono medici che invece non hanno scritto il lavoro, né partecipato alla raccolta dei dati, alla loro elaborazione ed interpretazione ma appongono la loro firma come se fossero i veri autori. Conclude Roila:

“Il risultato? I medici prescelti dall’industria per apporre la loro firma sullo studio senza avervi partecipato aumenteranno così il loro impact factor (il punteggio delle loro pubblicazioni) e faranno carriera.

Di fatto è l’industria a decidere le future figure apicali in campo medico, coloro che dirigeranno le strutture complesse di ospedali e università. E questo vale per tutti, non solo per gli oncologi. Nel silenzio più assoluto sul problema.” 

In questi anni alcune multinazionali del farmaco hanno deciso di pubblicare i pagamenti ed i regali fatti ai medici, dimostrando trasparenza, forse anche per anticipare una eventuale legge dello Stato, rendendola inutile. Tuttavia, sul British Medical Journal, Rupali Mukherjee ha scritto in riferimento all’India: “Anche se l’industria si è data delle linee guida, la promozione da parte delle compagnie farmaceutiche richiede rigide norme governative. I medici che accettano doni, che ricevono i rappresentanti farmaceutici, e utilizzano le loro informazioni sono più propensi a prescrivere farmaci costosi, e non ciò che è meglio per i loro pazienti, basandosi sulla medicina delle evidenze”.

Infine la rivista scientifica Science ha pubblicato nel luglio del 2018 uno studio dove denuncia come oltre la metà dei consulenti indipendenti che hanno il compito di rivedere e valutare i farmaci per la Food and drug administration (Fda), l’agenzia regolatoria per i medicinali in Usa, ricevano compensi dalle industrie farmaceutiche, malgrado le norme rigide sul conflitto di interessi redatte dalla stessa agenzia. I pagamenti avvengono solo dopo che il farmaco è stato approvato evitando così che si metta in discussione l’operato dei consulenti. Secondo Science, su 107 medici che hanno fornito consulenza all’Fda per 28 farmaci, approvati fra il 2008 e il 2014, 66 hanno poi ricevuto compensi dalle case produttrici, come pagamenti diretti per la consulenza, rimborso spese di viaggio, aiuti in denaro per la ricerca. Il guadagno di sette medici ha sfiorato la cifra di quasi 850 mila dollari.

In Israele l’85-90% dei ricoveri riguarda persone completamente vaccinate. In Italia sempre più incentivi ai medici vaccinatori. Il conflitto di interessiultima modifica: 2021-08-16T08:11:11+02:00da daniela.g0