Il ritorno di Donald Trump si fa sempre più vicino mentre continua il processo a Ghislaine Maxwell


Il sondaggio bomba: Trump oggi vincerebbe - ilGiornale.it

Donald Trump ha affermato in un discorso al Veterans Day che l’esercito è stato indebolito da quando ha lasciato l’incarico, ma ha promesso di tornare“, come ha riportato la testata americana Raw Story, l’undici novembre scorso. 

Il 45° presidente degli Stati Uniti Donald Trump infatti ha diffuso un breve video da un luogo che sembrava molto simile allo Studio Ovale, rendendo “omaggio a tutte quelle persone incredibili” che “servono così bene, così forte e così potentemente” nelle Forze armate statunitensi, per poi dirigere il contenuto del suo discorso su quanto avvenuto alle scorse elezioni presidenziali americane nel novembre 2020.

Le sue parole sono state: Vi amiamo, la nostra Nazione vi rispetta, il mondo vi rispetta e torneremo”, ha detto Trump.

“Il nostro Paese ne ha passate tante. Guardandoci indietro, l’ultimo periodo di tempo è stato molto, molto duro, ma il nostro Paese tornerà, e tornerà più forte che mai. Buona Giornata dei Veterani.”

Il messaggio lanciato da Trump sembra dunque molto chiaro: il suo ritorno è certo e non sembra alludere alle prossime elezioni presidenziali americane che si terranno nel 2024, ma a molto prima.

Di fatto, se analizziamo bene tutti gli avvenimenti che sono accaduti in questi ultimi tempi nel mondo, possiamo renderci conto della fondatezza delle affermazioni di Donald Trump.

Il giornalista Cesare Sacchetti ha segnalato dal suo canale Telegram un articolo molto interessante pubblicato su ThinkCivics.com, secondo cui esistono le immagini, riprese durante le elezioni presidenziali in Pennsylvania del 2020, che mostrano gli ufficiali elettorali distruggere le prove dei brogli elettorali.

Si tratta della schiacciante ed ennesima prova emergente dei brogli elettorali avvenuti nel novembre 2020 ai danni dell’allora presidente Donald Trump. Secondo Sacchetti, alcune fonti di intelligence hanno recentemente rivelato che Trump potrebbe ritornare entro la fine dell’anno. Mentre altri sostengono che il suo ritorno avverrà più probabilmente la prossima primavera. Comunque sia, si tratta di un altro importante segno che ci conduce a ritenere sempre più credibile il ritorno di Donald Trump molto prima dello scadere del mandato elettorale di Joe Biden.

Trump si è congratulato inoltre con il deputato del Wisconsin Tim Ramthun per la presentazione di una risoluzione per decertificare il risultato elettorale del 2020. In vari Stati americani e in Wisconsin in particolare, furono scaricati infatti centinaia di migliaia di voti postali, tutti a favore di Biden quando le urne erano chiuse.

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Un’altra notizia molto importante riguarda la vice presidente Kamala Harris: il suo direttore delle comunicazioni Ashley Etienne ha lasciato il suo incarico.

A pochi giorni di distanza dalle dimissioni del direttore delle comunicazioni della Harris, anche il direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, Emma Riley, abbandona il proprio incarico. Secondo Cesare Sacchetti, gli appartenenti all’amministrazione Biden si sono resi conto che né lui, né Kamala Harris sono effettivamente in carica. Si sono resi conto che dallo scorso 20 gennaio si è insediata negli Stati Uniti un’amministrazione fantasma priva dei suoi poteri effettivi.

Mentre, come riporta la testata The Gateway Pundit, è emerso un documento interno secondo cui i senatori repubblicani della Pennsylvania hanno designato la società che dovrà condurre la perizia sulla frode elettorale del 2020. Si tratta di Envoy Sage con base operativa nell’Iowa. Ricordiamo come lo spostamento di voti a favore di Joe Biden è stato massiccio proprio in Pennsylvania, dove, durante la notte, sono comparsi circa 700mila voti a favore di Biden.

Avevo già scritto in un articolo precedente come l’allora presidente Donald Trump avrebbe firmato, secondo alte fonti militari accreditate, l’Insurrection Act.

Questo significa concretamente il trasferimento del potere ai militari e l’estensione della durata della presidenza a Donald Trump. Mentre i PEAD, un acronimo che significa Presidential Emergency Action Documents, sono dei documenti presidenziali per azioni di emergenza e sono nati durante la presidenza di Eisenhower nei primi anni Cinquanta: sono degli atti concepiti allo scopo di fronteggiare delle situazioni di emergenza e garantire la “continuità di governo”. Ci troviamo nel periodo della guerra fredda tra USA e URSS e nel timore di un possibile conflitto nucleare. Dunque la prima preoccupazione era assicurare che rimanesse un governo in piene funzioni nel caso fosse scoppiato un conflitto nucleare.

I poteri dei PEAD si sono poi progressivamente estesi, includendo altre situazioni di pericolo o di emergenza per la sicurezza degli Stati Uniti. Questi atti sono segreti e dunque non sottoposti alla ratifica del Congresso degli Stati Uniti.

Risulta di fatto evidente come Joe Biden abbia portato avanti finora quella che era stata in realtà la linea politica del 45° presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump.

A differenza infatti di quanto aveva auspicato il deep state americano, che trova nella Cina comunista un prezioso alleato, sono state inasprite le sanzioni alla feroce dittatura di Xi Jinping, sono invece state rimosse le sanzioni alla Russia di Putin che ha sbarrato la strada alla realizzazione del Nuovo Ordine Mondiale, è stato portato a termine il ritiro delle truppe americane in Afghanistan consentendo ai Talebani di riprendere il potere, cosa che – come riporta ancora il giornalista Sacchetti – ha mandato su tutte le furie il deep state perché questo mette fine all’enorme giro di capitali internazionali che ruota intorno al traffico di oppio e di eroina.

E sono state rinnovate negli Stati Uniti anche le licenze per 13 miniere di carbone senza imporre alcun requisito ambientale aggiuntivo come sarebbe invece nelle prerogative del governo. Infatti tra il 20 gennaio e lo scorso 31 ottobre l’amministrazione di Joe Biden ha concesso più licenze di trivellazioni petrolifere rispetto a Donald Trump: si tratta di 3.019 nuovi permessi, per una media di 332 al mese, cifre che hanno superato quelle dell’amministrazione Trump. Secondo il quotidiano americano Washington Postin un articolo a cui ha contribuito Type Investigations, l’agenzia del governo Bureau of Land Management ha rinnovato anche 18 contratti di locazione per altrettante miniere di carbone: ciò significherà concretamente la continuità nelle estrazioni per un tempo minimo di 10 anni. Sono state anche accolte 13 richieste di riduzione delle royalties che le miniere di carbone pagano al governo federale per operare su terreni pubblici.

E pensare che il presidente Joe Biden aveva promesso che gli Stati Uniti avrebbero “dato l’esempio” agli altri Paesi nella lotta alle riduzioni delle emissioni di CO2 e ai cambiamenti climatici, nel corso del vertice globale sul clima Cop26, concluso a Glasgow il 12 novembre scorso.

Lo scorso 1° dicembre, inoltre, i giudici federali americani hanno bloccato temporaneamente l’obbligo di vaccino COVID per gli addetti sanitari degli ospedali e dei centri medici. Questa sentenza estende di fatto a tutti gli Stati Uniti il blocco della misura che pochi giorni prima un giudice del Missouri aveva deciso per 10 Stati. Il procuratore generale della Virginia Occidentale, Patrick Morrisey, uno degli Stati a guida repubblicana che hanno fatto ricorso contro le misure del presidente Biden, ha affermato: “Siamo contenti che la Corte si sia schierata a difesa della libertà individuale dei lavoratori del settore sanitario”.

E poco più di una settimana dopo – come riporta il sito Adnkronos – il Senato degli Stati Uniti ha votato per bocciare il piano di vaccinazione obbligatoria contro il COVID-19 deciso per le aziende private con 100 o più dipendenti, proposto a settembre dall’amministrazione Biden. Serviva la maggioranza semplice e il voto sulla risoluzione si è concluso 52 a 48, con i senatori democratici Jon Tester e Joe Manchin che hanno votato insieme ai repubblicani.

Tutto ciò induce seriamente a pensare alla presidenza di Joe Biden come ad una presidenza “fantoccio”, mentre il ritorno di Donald Trump, che tanto sta terrorizzando le potenti élite mondialiste, diventa ogni giorno più concreto e reale.

In quest’ottica si comprende bene il discorso rivolto da Trump ai Veterani; d’altronde, in più occasioni abbiamo assistito nel corso delle innumerevoli interviste rilasciate da Donald Trump – che si sono intensificate in questi ultimi tempi – ad affermazioni come “ritornerò” oppure “stai per essere molto felice”.

E sono note le sue molteplici allusioni ai brogli avvenuti durante le elezioni presidenziali del 2020.

Il lancio operato da Donald Trump di una nuova piattaforma di social media chiamata TRUTH Social, che vedrà un intervento diretto, anche economico, del suo gruppo finanziario, è l’ulteriore mossa – che potremmo definire da “maestro” – che va nella direzione di un ritorno di Trump molto prima della scadenza del mandato elettorale di Joe Biden.

La piattaforma punterà sull’intrattenimento “Non woke”, non politicamente corretto, e presenterà video on-demand per “resistere alla tirannia della grande tecnologia”.

Trump lancia il suo social: si chiama Truth. Ecco come funziona - Il Primato Nazionale

Queste le parole di Trump:

Ho creato TRUTH Social e TMTG per resistere alla tirannia della Big Tech. Viviamo in un mondo in cui i talebani hanno una presenza enorme su Twitter, eppure il tuo presidente americano preferito è stato messo a tacere. Questo è inaccettabile.

Il Trump Media & Technology Group (TMTG) si fonderà con la Digital Acquisition Corp con la prospettiva, successivamente, di quotarsi in borsa.

Come riporta il sito Scenari economici, il Gruppo ha affermato in una nota che “la transazione valuta Trump Media & Technology Group a un valore iniziale d’impresa di $ 875 milioni, con un potenziale guadagno aggiuntivo di $ 825 milioni  per aumento di capitale (alla valutazione che sono state concesse) per una valutazione cumulativa di fino a 1,7 miliardi di dollari (1,23 miliardi di sterline) a seconda dell’andamento del prezzo delle azioni dopo l’aggregazione aziendale”.

Diverse fonti di intelligence, riportate da Cesare Sacchetti, indicano il suo ritorno non oltre la primavera del prossimo anno.

Di fatto quel che manca adesso a Donald Trump è la possibilità di diffusione delle vere informazioni senza incorrere nello strapotere della Big Tech. In questo la recente notizia delle dimissioni di Jack Dorsey, amministratore delegato di Twitter, aggiunge un altro tassello che va ancora nella direzione di un suo ritorno ormai imminente.

Non sono state ancora rese note le motivazioni delle dimissioni di Dorsey, ma ricordiamo come Trump lo abbia citato in giudizio mentre era in carica ufficialmente come presidente chiedendo a Dorsey centinaia di milioni di dollari dopo che il suo profilo Twitter era stato chiuso.

La vera ragione delle dimissioni di Dorsey potrebbe risiedere proprio nella consapevolezza dell’imminenza del ritorno di Donald Trump e va ad aggiungersi alla coincidenza delle altre dimissioni recentemente avvenute, citate sopra.

Ma la vera grande bomba innescata che potrebbe esplodere a breve con imprevedibili conseguenze, sta nel processo da poco iniziato a Ghislaine Maxwell in un tribunale federale di Manhattan.

La Maxwell è stata accusata di diversi reati, incluso il traffico di ragazze minorenni per il defunto finanziere Jeffrey Epstein accusato a sua volta con l’accusa federale per traffico sessuale di minori in Florida e New York. Si presume che la Maxwell abbia adescato ragazze minorenni, offrendo loro viaggi e regali sontuosi in cambio dello sfruttamento, e che in alcuni casi lei stessa abbia partecipato agli abusi.

Come riporta Sacchetti, Ghislaine Maxwell, figlia del defunto magnate dei media Robert Maxwell, britannico di origine ebraica per anni al servizio del Mossad, il servizio segreto israeliano, avrebbe trovato vittime per i predatori pedofili dell’alta società di New York. Si trattava del circolo di “amici” di Epstein, fra cui sarebbero stati presenti Bill Gates, Bill Clinton, Kevin Spacey e anche il principe Andrea. La Maxwell e Epstein avrebbero avuto il ruolo di riprendere i potenti della Terra mentre erano in compagnia delle vittime del traffico sessuale.

Ecco perché questa donna potrebbe incutere enorme paura a tutti loro: conosce infatti tutti i più scabrosi segreti della rete pedofila internazionale.

Freedom Headlines riporta – il 2 dicembre scorso – come l’ex pilota di Jeffrey Epstein, Larry Visoski, abbia testimoniato sulla presenza di molti potenti politici e celebrità che hanno volato sull’aereo di Epstein.

Ecco un elenco di nomi dai registri di volo di Jeffrey Epstein tratti dalle prime 200 pagine su un totale di oltre 2000.

● Huma Abedin
● Laura Silsby
● Rachel Chandler
● Jeffrey Epstein
● Ghislaine Maxwell
● John Podesta
● Michael Podesta
● James Alefantis
● Anthony Wiener
● Leslie Wexner (presidente della Limited Inc)
● Herbert Strauss
● Isidor Strauss
● Martin A. Nowak
● Steven Spielberg
● Edgar Bronfman Sr. (Presidente di Seagram)
● Charles Bronfman (Seagram Co)
● Michael Steinhardt (ex gestore di un fondo speculativo)
● Sara Bronfman
● Clare Bronfman
● Niles Lehman (professore alla Portland State University)
● Seth Roger
● Ruth Ginsberg
● Alison Mack
● Robert Maxwell
● Wendi Murdoch
● Jonathan Cheban
● Naomi Campbell
● Maximilian Chow
● Val Kilmer
● Marina Abramovic

Come ha ricordato ancora Cesare Sacchetti, Donald Trump fu l’unico a collaborare quando fu convocato nel 2009 dalle autorità investigative per fornire informazioni su Jeffrey Epstein, anche se in questi giorni è stato più volte a torto associato allo stesso Epstein dai media mainstream.

Cacciò inoltre Jeffrey Epstein da uno dei suoi locali quando lo sorprese alla fine degli anni Novanta nell’atto di molestare una minorenne. Inoltre gli arresti di Epstein e della Maxwell sono entrambi avvenuti durante l’amministrazione Trump, benché i media stiano tentando oggi di screditare in ogni modo Donald Trump facendolo apparire in combutta con Epstein. Tutte le amministrazioni precedenti, sia composte da democratici che da repubblicani, hanno sempre di fatto coperto Ghislaine Maxwell e Jeffrey Epstein.

Intanto si dimette un altro consigliere e portavoce di Kamala Harris, Symone Sanders, che lascerà il suo lavoro entro fine anno: è ancora un’altra dimissione di alto profilo dal team di comunicazione della Harris.

Questa sfilza di dimissioni comincia ad assomigliare sempre più ad un fuggi fuggi generale.

Se i potenti del pianeta iniziano dunque veramente a tremare, il ritorno di Donald Trump sembra avvicinarsi ogni giorno che passa. Nel momento in cui la frode elettorale consumatasi durante le elezioni presidenziali americane del 2020 sarà definitivamente provata attraverso la decertificazione dell’esito delle elezioni nei vari Stati, il 45° presidente degli Stati Uniti potrà tornare ufficialmente in carica; e tutti gli indizi ci portano a credere che ciò avverrà assai prima del 2024, data di scadenza del mandato elettorale presidenziale di Joe Biden.

E con il suo ritorno si avvicina anche il momento della resa dei conti nei confronti di tutti coloro che parteciparono a livello internazionale alla frode elettorale ai danni dell’allora presidente Donald J. Trump.

Anche l’Italia sembra essere pesantemente coinvolta: lo scoppio dell’Italiagate potrebbe dunque essere alle porte, con effetti che potrebbero anche divenire simili a quelli che coinvolsero e spazzarono via un’ampia fetta della classe politica italiana negli anni Novanta, con il deflagrare dell’operazione “Mani pulite”.

 

 

 

 

 

 

 

Il ritorno di Donald Trump si fa sempre più vicino mentre continua il processo a Ghislaine Maxwellultima modifica: 2021-12-03T05:30:35+01:00da daniela.g0