Gli ambientalisti, “quinta colonna” dell’alleanza sinistra radical chic e islam radicale

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La guerra non si riduce mai ad un semplice e leale scontro e scambio di colpi più o meno violenti e devastanti sul campo di battaglia in stile cavalleresco.
La guerra è sempre combattuta su più piani, in più fasi, non necessariamente franchi, espliciti o immediatamente cruenti.
Per quanto moderni siano gli armamenti impiegati, persino oggi si ricorre a strategie antiche, ma non per forza antiquate, fra cui spiccano quella del Cavallo di Troia e della Quinta Colonna.
Anche l’attuale Jihad contro l’Occidente non sfugge a questa logica, e, per una curiosa coincidenza, l’islam, il colore del cui vessillo è il verde, sembra voler sfruttare i “verdi” come Quinta Colonna e la “loro” teoria sui cambiamenti climatici per promuovere l’ulteriore apertura delle porte dell’Occidente al Cavallo di Troia dell’immigrazione dai paesi islamici.
La teoria dei cambiamenti climatici “antropogenici”, dogma della nuova religione dell’ambientalismo, potrebbe rivelarsi forse la più gigantesca bufala del secolo, ma raccoglie un gran numero di sostenitori anche illustri.
Essa è smentita da circa 20 anni di “costanza” della temperatura media globale, nonostante l’aumento drammatico delle emissioni di CO2, e dalla mancata riduzione dei ghiacci polari, che anzi sono cresciuti in estensione negli ultimi anni.
Questo, ovviamente, non significa che il clima non stia cambiando.
Il clima è in costante evoluzione dall’alba dei tempi.
Che, però, il clima stia cambiando a causa delle attività antropiche, non è un fatto, ma solo una teoria, smentita da molti fatti.
E, comunque, di fronte alla realtà complessa dei cambiamenti del clima, il buon senso suggerirebbe di adattarsi ai cambiamenti climatici, come Homo sapiens ha dimostrato di saper fare meglio di qualunque altra specie, piuttosto che tentare velleitariamente di impedirli o controllarli.
In effetti, da un punto di vista economico, di costi, l’adattamento sembrerebbe molto meno dispendioso, fatto ancor più degno di considerazione in un momento di crisi economica come quello attuale.

http://www.telegraph.co.uk/finance/economics/10644867/We-have-failed-to-prevent-global-warming-so-we-must-adapt-to-it.html

Ciò nonostante, questa teoria, oltre a godere del sostegno incondizionato della nuova sinistra terzomondista, ambientalista e pacifista, e ad aver convinto persino Papa Francesco, aveva a suo tempo già catturato l’immaginazione del nemico numero 1 dell’Occidente, Osama Bin Laden, ed oggi raccoglie altri inquietanti consensi nel mondo islamico, fra i religiosi, nonostante che ricchi paesi arabi sponsorizzino il Jihad e l’islamizzazione del pianeta coi proventi del petrolio, la cui combustione, o dei cui derivati, è il principale responsabile delle emissioni di CO2.

http://www.reuters.com/article/2015/08/18/us-climatechange-muslims-idUSKCN0QN1HI20150818

Un curioso paradosso emerge quando consideriamo l’identità e le appartenenze religiose, politiche e ideologiche, di chi sottoscrive, o sembra sottoscrivere, la teoria del riscaldamento globale antropogenico, al di là della questione della sua scientificità.
La domanda paradossale è perché mai Osama Bin Laden, prima, e i suoi “eredi” islamici, dopo, dovrebbero farsi l’autogoal, “demonizzando” il petrolio, e quindi apparentemente rischiando di mettere a repentaglio l’unica abbondante risorsa di cui dispongono, oltre alla sabbia, che ha consentito loro non soltanto di finanziare i propri progetti politici ed egemonici di diffusione dell’islam, ma anche di ricattarci, costringendoci ad aprire le porte dell’Europa all’immigrazione dai paesi islamici in cambio di garanzie sulle forniture petrolifere.
Qual è il rapporto tra perseguimento dei propri interessi e progetti egemonici di islamizzazione e consolidamento della teoria dei cambiamenti climatici antropogenici?
Qui entrano in gioco i migliori alleati occidentali dell’islam radicale, la sua Quinta Colonna, coloro i quali vogliono tenere spalancate le porte dell’Europa all’invasione islamica, che, per una straordinaria “coincidenza”, sono anche i propugnatori della teoria dei cambiamenti climatici antropogenici, cioè la nuova sinistra terzomondista e ambientalista.
La nuova sinistra terzomondista e ambientalista, nel tirare le conseguenze pratiche della sua adesione alla teoria del riscaldamento globale, non ha mai contestato coloro che controllano in primis le risorse petrolifere, ovvero gli islamici sauditi, iraniani e compagnia bella, ma è scesa sul sentiero di guerra quando il petrolio da sfruttare era quello americano o europeo.
Pertanto, in realtà, demonizzando esclusivamente il petrolio effettivamente controllato dagli occidentali, la nuova sinistra ha favorito la nostra dipendenza da quello dei sauditi, degli Emirati Arabi, dell’Iran, come se quello arabo/islamico fosse ad impatto ambientale inferiore, più “verde”.
Inoltre, attraverso la ferma opposizione al nucleare e l’insistenza sul miraggio delle energie rinnovabili, la nuova sinistra ha sigillato la nostra schiavitù e la sua alleanza con i nostri padroni.
L’esistenza di tale pericolosa alleanza è anche confermata dall’atteggiamento sorprendentemente bonario tenuto dai paesi islamici produttori di petrolio nei confronti dell’ambientalismo e dei suoi “fedeli”.
Perché gli ambientalisti non sono mai stati minacciati dagli integralisti islamici e non vanno in giro con la scorta, nonostante la loro apparente battaglia contro gli interessi multi-miliardari dei principali sponsor del terrorismo islamico mondiale?
Forse perché gli islamici in questione sanno che le uniche alternative al petrolio pericolose per i propri interessi sono, in realtà, il petrolio della competizione e il nucleare, e che, pertanto, le simpatie degli ambientalisti consentono loro di sabotare le politiche energetiche dell’Occidente, e non solo quelle, a proprio vantaggio.
Dopo la rivoluzione energetica innescata dall’innovativa tecnologia del fracking, che rischia di affrancare definitivamente l’Occidente dalla dipendenza dal petrolio arabo, spuntando così l’arma del ricatto energetico, è diventato ancora più vitale per il successo dell’islam militante il ruolo svolto dagli ambientalisti, i quali si oppongono all’impiego di questa tecnologia.
Questa potrebbe essere una delle ragioni per accreditare la teoria dei cambiamenti climatici antropogenici, oltre che per finanziare gli ambientalisti e la loro battaglia contro il fracking, come accaduto, per esempio, in occasione della produzione cinematografica di “Terra promessa”, un film di Hollywood, critico nei confronti della tecnologia del fracking, sponsorizzato dagli Emirati Arabi.

Matt Damon fracking film backed by big OPEC member

Un ulteriore motivo per voler contribuire a consolidare la teoria del riscaldamento globale antropogenico potrebbe essere l’enfasi posta dalla sinistra terzomondista e ambientalista, ed ora anche dall’Enciclica di Papa Francesco, sui cambiamenti climatici come responsabili della generazione di “profughi climatici” da accogliere “senza se e senza ma” in Europa.
L’accettazione delle implicazioni di questa teoria sta, infatti, giustificando la necessità di accogliere “profughi” islamici, anche nel caso assai frequente in cui, in realtà, costoro non stiano affatto fuggendo da conflitti, ma solo, presumibilmente, da devastanti cambiamenti a livello climatico e meteorologico.
Sembra giusto, infatti, ai nostri occhi, che spetti ai principali presunti colpevoli dei cambiamenti climatici, cioè ai ricchi paesi occidentali, considerati responsabili dell’emissione della percentuale maggiore di gas serra, tentare di rimediare ai danni arrecati al Terzo Mondo, offrendo ospitalità ai “migranti climatici”.

Gli ambientalisti, “quinta colonna” dell’alleanza sinistra radical chic e islam radicaleultima modifica: 2017-03-27T14:39:27+02:00da StyliosSpartan