IL TRAVAGLIO PERPETUO.

Il travaglio perpetuo .
Fu già nel grembo materno
che gridai forte il canto dell’amore ,
cercai i miei ripari in versi di poesia ;
fermai il destino narrando la parola .
Scrissi di te ,di terre e mari
di un Dio che vive tra di noi ;
di spazi vuoti da riempire
e malinconie che solo tu potrai  perire.
Toccai con mano la realtà della vita !
Il confine vivente di un mondo stellare ,
vissi lo spirito che fu combattivo;
fu l’arma migliore per chi ha una mente pura .
Fu nell’età dell’oro che assaporai il sesso!
Toccai con mano il fiore del peccato ,
di una femmina ne fui innamorato;
si rese sterile all’evidenza d’un concreto.
Toccai il suo cuore amaro …
le sue labbra erano appese a un filo,
espiavo così i suoi silenziosi insulti ;
rendeva povero l’evento che accadeva.
Più volte gli alati scempi mi misero alla prova
più volte a rincorrere la brezza del brivido gelo:
mi tenevi appeso  tra l’allegoria degli illusi ;
sulle  membra spente la fredda delusione.
Oggi vedo cadere su volti la cera del pianto !
Un travaglio perpetuo che mai avrà fine:
il dolce peccato si nega agli innocenti
dalle violenze erotiche il sudario asciugo
Giovanni Maffeo Poetanarratore .
IL TRAVAGLIO PERPETUO.ultima modifica: 2019-10-06T10:28:12+02:00da poeta_narratore