I ricercatori hanno selezionato quasi 55.000 coppie di pazienti risultati positivi al covid tra il 1° ottobre 2020 e il 29 gennaio 2021. Queste persone sono state monitorate fino al 12 febbraio 2021. Gli scienziati erano interessati ai tassi di mortalità entro 28 giorni dopo aver ricevuto il primo test positivo per l’infezione da coronavirus.

Le coppie selezionate di partecipanti corrispondevano per età, sesso, etnia e altri parametri – e differivano solo per il ceppo del virus con cui erano state infettate: quella vecchia, cioè una di quelle che erano state in circolazione dall’inizio della pandemia, o da quella nuova, con caratteristica mutazione nella proteina spike. Questo ceppo, che è stato identificato per la prima volta nel settembre 2020 nella contea britannica del Kent, è comunemente indicato come “britannico” o variante B.1.1.7. In precedenza è stato dimostrato che è altamente contagioso, portando a un rigoroso blocco nel Regno Unito nel gennaio 2021. A marzo, la varietà “britannica” era già stata registrata in più di 50 paesi.

Secondo i ricercatori, su 54.906 persone che sono state infettate da una nuova versione del virus, 227 sono morte. Tra lo stesso numero di pazienti infettati dai “vecchi” ceppi, 141 persone sono morte. preoccupazione.

“La morte per COVID-19 è ancora un evento relativamente raro, ma l’opzione B.1.1.7 aumenta questo rischio, che, combinato con la capacità di diffondersi facilmente e rapidamente, rende questo ceppo una minaccia che deve essere essere affrontato preso sul serio”, ha affermato l’autore principale dello studio Robert Challen dell’Università di Exeter.