I pazienti con diabete di tipo 2 hanno un rischio significativamente maggiore di cirrosi e cancro al fegato.
I risultati di uno studio condotto da un team di scienziati della Queen Mary University di Londra e dell’Università di Glasgow (Regno Unito) sono pubblicati sulla rivista BMC Medicine.
La steatosi epatica non alcolica è una malattia benigna associata all’accumulo di grassi nelle cellule del fegato e si verifica nella maggior parte delle persone obese. Spesso la malattia è asintomatica. In alcuni casi, questa malattia si sviluppa in una forma più pericolosa e aggressiva: la steatoepatite non alcolica, che è accompagnata da infiammazione, danno tissutale e compromissione della funzionalità epatica e può svilupparsi in cirrosi e persino cancro al fegato.
Per determinare quali pazienti con fegato grasso sono ad alto rischio di steatoepatite e delle sue conseguenze ancora più gravi e pericolose per la vita, i ricercatori hanno analizzato i dati sanitari di oltre 18 milioni di persone nel Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Italia e in Spagna.
Di conseguenza, gli scienziati hanno scoperto che tra le persone con steatosi epatica non alcolica e/o steatoepatite, ce ne sono significativamente di più che tra le persone sane, quelle che soffrono di obesità, ipertensione e diabete di tipo 2. Allo stesso tempo, la presenza del diabete era l’indicatore più accurato del rischio di transizione verso una forma aggressiva della malattia. Quando la steatosi epatica non alcolica è accompagnata da diabete di tipo 2, il rischio di sviluppare steatoepatite è più che raddoppiato. Inoltre, i risultati dello studio hanno confermato che la steatoepatite porta alla cirrosi e al cancro. La probabilità di una diagnosi di “cirrosi epatica” in tali pazienti è aumentata di quasi cinque volte e quella di “cancro del fegato” di oltre tre volte e mezzo.
“Siamo rimasti sorpresi dal fatto che ci fosse un numero significativamente inferiore di pazienti con diagnosi di steatosi epatica non alcolica rispetto al previsto. Ciò significa che in molti pazienti questa malattia “silenziosa” non viene rilevata. Questo stato di cose è confermato dal fatto che in breve tempo in alcuni pazienti la malattia è passata molto rapidamente a una fase pericolosa per la vita, cioè la diagnosi è stata fatta molto tardi “, ha affermato l’autore principale William Alazawi.