Più donne vengono sottoposte a screening per il cancro al seno, più è probabile che venga diagnosticato erroneamente.
Il massiccio screening per il cancro al seno non porta, come previsto, a ridurre il numero di casi avanzati della malattia e il tasso di mortalità per questa malattia, hanno concluso i ricercatori dell’Università di Harvard (USA), il cui lavoro è stato pubblicato sulla rivista < em> JAMA Medicina Interna. Il risultato principale degli esami regolari della popolazione femminile per il cancro al seno è diventato la sovradiagnosi, quando una diagnosi grave viene erroneamente fatta dopo l’individuazione di piccoli tumori che non richiedono cure, sottolineano gli scienziati. logger=”ArticleContent_teaser_disease”>
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I ricercatori hanno analizzato i dati su 16 milioni di donne americane sopra i 40 anni vissute tra il 2000 e il 2010 in 547 contee degli Stati Uniti. Gli autori hanno confrontato il numero di donne sottoposte a mammografia in ciascuna contea, il numero di casi diagnosticati di cancro al seno, la dimensione dei tumori rilevati e il tasso di mortalità per malattia. Si è scoperto che lo stesso schema è stato osservato ovunque: più donne erano coperte dal programma di screening, più spesso veniva fatta la diagnosi corrispondente, ma ciò non ha influito sul numero di decessi per cancro al seno. Pertanto, un aumento di 10 punti nella copertura dello screening ha portato a un aumento del 16% del numero di diagnosi, ma non a una diminuzione del tasso di mortalità.
Allo stesso tempo, l’aumento del numero di donne sottoposte a mammografia porta ad un aumento del rilevamento di tumori inferiori a 2 centimetri, ma il numero di tumori più grandi rilevati non diminuisce, hanno scoperto i ricercatori. Pertanto, un aumento di 10 punti del numero di partecipanti a un programma di screening porta a un aumento del 25% del numero di piccoli tumori rilevati durante le mammografie che non richiedono trattamento. Per le neoplasie maligne più grandi che sono veramente pericolose per la vita, l’espansione del programma non è associata a una diminuzione della frequenza del loro rilevamento, ma a un aumento del 7%.
Secondo gli autori, il fenomeno osservato si basa su una diagnosi eccessiva: la diagnosi di “cancro al seno” viene fatta nei casi in cui, di fatto, non esiste alcuna malattia. Allo stesso tempo, lo screening di massa non ha alcun effetto sugli indicatori statistici di morbilità e mortalità. Allo stesso tempo, i ricercatori ricordano che stiamo parlando di dati statistici e non di ogni caso specifico.
“Se soppesiamo le conseguenze negative e positive della mammografia regolare, allora l’esame non dovrebbe essere ordinato in massa, ma solo per le donne ad alto rischio di sviluppare il cancro al seno , e non troppo spesso, ma nemmeno troppo raro”
Inoltre, notano che in alcuni casi è necessario iniziare un trattamento attivo non immediatamente dopo la diagnosi, ma dopo un periodo di osservazione, al fine di evitare una terapia non necessaria con tutti i rischi che ne derivano.