Per le persone affette da cancro, la sola parola “chemioterapia” provoca orrore. Come affrontare la paura, prendere la decisione giusta e vincere in una lotta difficile?
Il nostro esperto è un oncologo, ematologo, membro della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), Candidato di Scienze Mediche Mikhail Laskov.
Gli effetti collaterali della chemioterapia a volte fanno sì che i pazienti rifiutino il trattamento. Quindi le persone iniziano a bere soda e cherosene, si rivolgono a stregoni e terapisti bioenergetici. Il risultato di ciò, purtroppo, è ben noto.
Pro e contro
La “chimica” moderna è molto diversa da quella che era solo un paio di decenni fa. La terapia di supporto e di accompagnamento aiuta a sbarazzarsi della maggior parte dei tipi di “effetti collaterali”: devi solo scegliere l’opzione giusta. Ecco perché una buona comunicazione con il tuo medico è così importante.
Se fare o meno “chemio” e quando dipende da diversi parametri: la dimensione del tumore, la sua prevalenza e le caratteristiche biologiche, nonché la possibilità di utilizzare altri metodi di trattamento (chirurgia o radioterapia).
Il medico determina le caratteristiche del tumore mediante analisi (istologica, immunoistochimica e molecolare). Sono molto importanti, perché a volte un grosso tumore con metastasi è meno pericoloso di un tumore piccolo ma aggressivo.
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Sono possibili cambiamenti nella composizione del sangue durante la “chemio”, ma alcuni di essi sono pericolosi e non consentono di continuare il trattamento. Pertanto, il sangue durante la “chimica” deve essere monitorato regolarmente. Ad esempio, un basso numero di globuli bianchi (neutropenia) rende il corpo vulnerabile alle infezioni. Con piastrine basse (trombocitopenia), il sangue non si coagula bene (lividi sul corpo, sanguinamento dal naso o dalle gengive, feci catramose lo indicheranno). Con un basso livello di globuli rossi (anemia), sono possibili affaticamento, pallore e mancanza di respiro.
Durante il trattamento
Puoi:
- andare allo stabilimento balneare (ma senza fanatismo);
- fare sport (ma i carichi dovrebbero essere fattibili);
- massaggio (è meglio non utilizzare tecniche hardware);
- viaggiare, compreso il sud (ma non prendere il sole);
- guidare un’auto (se non ci sono convulsioni e ritardo mentale);
- giocare, comunicare con i bambini;
- lavorare, andare a teatro, visitare, ma non al momento di una significativa diminuzione dei leucociti.
Non:
- comunicare con pazienti infettivi;
- morire di fame – così puoi ucciderti, ma non un tumore;
- sperimentare qualsiasi sovraccarico (fisico, emotivo, mentale);
- scoraggiarsi. Un atteggiamento positivo è la chiave del successo.