Come ha spiegato il capo dello studio, si è interessato agli effetti dell’esposizione agli ultrasuoni dopo aver letto un articolo dei suoi colleghi della Virginia Tech. L’articolo descriveva i risultati di un esperimento condotto su animali. Sapendo che la frequenza di vibrazione degli ultrasuoni (circa 10 milioni di vibrazioni al secondo) coincide con la frequenza di vibrazione dei microtubuli – strutture proteiche contenute nelle cellule nervose del cervello, il professore ha deciso di studiare l’effetto degli ultrasuoni sul cervello umano.

“Ho detto ai miei colleghi anestesisti: dovremmo provare questo su pazienti con dolore cronico”, ha detto Hamroff. In risposta, i medici hanno suggerito ad Hamroff di provare gli effetti degli ultrasuoni su se stesso e lui ha accettato. Il professore è stato esposto a onde ad alta frequenza per 15 secondi, ma non ha sentito nulla.

“Ho messo giù il dispositivo e ho detto di sì, non funziona. E circa un minuto dopo, mi sentivo come se avessi bevuto un martini”, ha spiegato Hamroff. Per confermare o confutare l’ipotesi che gli ultrasuoni possano sollevare l’umore, Hamroff ei suoi colleghi hanno condotto uno studio scientifico a tutti gli effetti.

Il lavoro ha coinvolto 31 pazienti affetti da dolore cronico. I volontari sono stati divisi in due gruppi, uno dei quali è stato esposto agli ultrasuoni e il secondo ha ricevuto un placebo: il dispositivo è stato spento durante la sessione. Successivamente, i pazienti del primo gruppo hanno notato un significativo miglioramento dell’umore, che è durato 40 minuti. Al contrario, i pazienti del secondo gruppo non hanno notato alcun cambiamento nel loro umore. Tutto ciò è stato confermato dai risultati ottenuti con l’ausilio di un apposito questionario.

Gli scienziati hanno in programma di indagare ulteriormente sugli effetti positivi degli ultrasuoni sul cervello umano. Hamroff crede che la sua scoperta potrebbe essere la base per un nuovo trattamento per la depressione e altri disturbi legati all’umore.

Il cranio è un ostacolo alle onde ultrasoniche. Affinché gli ultrasuoni possano penetrare nel cervello, la sua sorgente deve trovarsi vicino alla cosiddetta “finestra” acustica, un luogo attraverso il quale le onde possono passare con la minima perdita di energia. Tali luoghi includono la regione temporale, le orbite dei bulbi oculari e l’articolazione dell’osso occipitale e della colonna vertebrale.