XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

 

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Ai tempi di Gesù la sposa aspettava nella casa dei genitori l’arrivo dello sposo. Dopo il tramonto del sole, lo sposo arrivava con un corteo nuziale per portarla nella sua casa. Alcune damigelle seguivano la sposa. Diverse ragioni potevano causare il ritardo dello sposo come, per esempio, lunghi discorsi con i genitori della sposa sui doni e sulla dote. Il tirare in lungo le trattative era di buon auspicio. Ma non è lo stesso per le spose di cui si parla nel Vangelo di oggi. Qui si tratta infatti del ritorno di Cristo e tutto è riassunto nelle ultime parole: “Vegliate, dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”, cioè: “Siate pronte per l’arrivo di Cristo”. Così la parabola delle vergini poteva cominciare con questa frase: “Per il regno dei cieli accadrà come per le dieci vergini che uscirono, con le loro lampade, incontro allo sposo”. Agli occhi di Gesù, è saggio chi veglia, cioè chi pensa sempre, nel suo animo, al giorno del ritorno del Signore e all’ora della propria morte, chi vive ogni giorno nell’amicizia di Dio, nella grazia santificante, e chi si rialza subito se, per debolezza, cade. Allora “Vegliate”, perché nessuno, all’infuori di Dio, conosce il giorno e l’ora.

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 25.1-13) 12 NOVEMBRE 2023

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023

XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023
XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO A (Mt 20.1-16) 24 SETTEMBRE 2023

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 20,1-16)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”.
Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù ci svela quanto la sua logica sia diversa dalla nostra e la superi.
Nella sua vigna c’è spazio per tutti e ogni ora può essere quella giusta. Così come ogni nostra situazione di vita deve essere la vigna che ci è affidata per curarla e metterla in grado di portare molto frutto e questo non per rinchiuderci egoisticamente in un ambito ristretto ma per riconoscerci, a partire dal concreto dell’esistenza, “lanciati sulle frontiere della storia”, per essere cioè veri evangelizzatori e missionari.
Siamo tutti pronti a riconoscerci tra gli operai che hanno accettato l’invito della prima ora, ma quale potrà essere la chiamata che il Signore ci riserva per l’ultima ora, per la sera della nostra vita?
Riconoscersi tra i chiamati alla salvezza deve significare renderci disponibili ad accogliere ogni chiamata, anche la meno gratificante, la più difficile e dolorosa.

Giovedì Della II Settimana Di Avvento Anno A Immacolata Concezione Della Beata Vergine Maria. (Lc 1.26-38) 8 DICEMBRE 2022

Giovedì Della II Settimana Di Avvento Anno A
Immacolata Concezione Della Beata Vergine Maria. (Lc 1.26-38)
8 DICEMBRE 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,26-38)
L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Quante volte abbiamo ascoltato questo brano del vangelo… eppure ogni volta sembra di esserci… di essere in quella stanza, di sentire lo svolazzare di ali dell’angelo… le avete sentite? Ve la immaginate la scena? Io me la immagino così… Maria che sta cucinando la cena sul fuoco, e pensa a Giuseppe che è il suo promesso sposo… Maria, anche se il Vangelo non lo dice, da altre fonti sappiamo che era una ragazzina di forse 14-15 anni… Così ce la possiamo immaginare meglio, beh certo non vestiva con i jeans che non esistevano ancora, forse avrà avuto una tunica e ce la immaginiamo che cucinava e forse mentre mescolava la zuppa… sognava la sua vita… pensava a Giuseppe… ah Giuseppe… Bello, fiero, forte, giusto (lo dice anche il vangelo che era un uomo giusto) e sognava della sua vita da sposata con lui, erano fidanzati e secondo la tradizione ebrea si sarebbero sposati in circa un anno e allora sarebbero andati a vivere insieme e magari avrebbero avuto dei figli e Giuseppe aveva già anche un lavoro ben avviato, una falegnameria…!
Beh? E che ci trovate di così straordinario in tutto questo? È normale che una ragazza giovane sogni di sposarsi, di vivere con il suo principe, magari di avere dei figli… tutto normale… come tante ragazze della sua età e come tante ragazze che oggi sono qui… tutto ordinario…
Ecco… ed è lì che mette radici lo straordinario, è lì che irrompe Dio nella storia di Maria, di Giuseppe e, siccome ogni irruzione di Dio non è mai un fatto privato, ecco che questa storia accaduta in una casetta piccola e normalissima di un paesino piccolo e normalissimo come Nazareth, diventa lo STRAORDINARIO di Dio… così che oggi ancora dopo più di 2000 anni la raccontiamo e ne traiamo ispirazione e salvezza per la nostra vita!
Insomma… Maria, donna ordinaria, stava nella sua casa ordinaria e riceve la visita di un angelo di Dio, l’arcangelo Gabriele che tra tutti gli angeli è quello incaricato di portare i messaggi da parte di Dio, che le dice delle parole che tutti abbiamo ripetuto sicuramente tante volte Ave Maria e poi le dice che Dio la vede molto bella perché vede che il suo cuore è buono ed è pronto ad accogliere un progetto grande e meraviglioso che però è un tantino diverso da quello che probabilmente aveva immaginato Maria…
Le annuncia che Dio l’ha scelta per essere la Madre di Gesù, Figlio di Dio, il Salvatore del mondo, che porterà pace e salvezza addirittura in tutto il mondo…
…insomma… non una cosina da poco… ora, vi immaginate la faccia di Maria, i suoi mille pensieri, mille dubbi… Ma come posso essere incinta, io sono solo fidanzata con Giuseppe, non siamo ancora sposati e per la legge ebraica non possiamo andare a vivere insieme prima di un anno, e l’Angelo Gabriele gli spiega che tutto ciò avverrà per opera dello Spirito Santo, che è Dio e Dio sarà il padre in cielo di questo bimbo che nascerà. Le dice anche che il Signore è con lei, che non è sola e che l’ha riempita della Sua grazia, non deve temere… Beh, non si capisce dal testo se Maria abbia realmente compreso quello che stava succedendo e soprattutto se abbia valutato le conseguenze… ma quella frase… Non temere…. E anche Sei piena di grazia di Dio, Dio ti è vicino deve averla toccata nel profondo del cuore e sapete cosa è successo in quel momento? Che questo grandissimo progetto che Dio aveva pensato, il Salvatore che stava per venire al mondo, e tutto ciò che di grande gli evangelisti ci narrano…. Tutto tutto…. Era fermo…era sospeso….tutto il cielo e sicuramente anche Dio Padre tratteneva il fiato per aspettare la risposta di Maria! Cielo e terra in sospeso in attesa che Maria, una ragazzina di Nazareth, dicesse il suo fiat, dicesse il suo sì al progetto di Dio!
Perché sapete… Dio è grande e potente, addirittura onnipotente e il suo amore è così perfetto che ha lasciato Maria libera di scegliere. Poteva Maria dire di no? Certo! Ma quelle parole dell’angelo…. Non temere e quella garanzia che questa era cosa di Dio e che Dio le era vicina… sapete che è successo Non sappiamo se Maria abbia capito subito tutto, ma ha capito che era un progetto di Dio, proprio come fecero i grandi Padri e i grandi profeti dell’Antico Testamento, prescelti da Dio per compiere i Suoi progetti.
E con questa intuizione nel cuore Maria risponde come rispondevano loro: Sono la serva del Signore, avvenga di me ciò che tu dici Okay, ci sto! Questa cosa dev’essere bella, se Dio mi è vicino, sarà per il mio bene e non solo per il mio! Non me la lascio scappare, costi quel che costi!
E dai, angelo, corri a dire a Dio che ci sto, mi fido di Lui!
E l’angelo si allontanò da lei.
Capite la grandezza del Vangelo di oggi? Quel sì di Maria è la prima entrata di Gesù nella storia e ancora oggi Maria, Madre di Gesù e Madre di tutta la Chiesa e quindi Madre di ognuno di noi, si rivolge a noi dicendo:
Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!
Vi piace questa cosa Vi risuona nel cuore come frasi belle e vere? Certo! Le ha gridate al mondo Papa Benedetto XVI, proprio l’8 dicembre di tanti anni fa e oggi le facciamo risuonare anche qui e nel cuore di bambini, giovani e adulti perché ogni giorno Dio ci lascia liberi di scegliere, liberi ogni giorno di dire il nostro Sì a Dio, di trasformare ogni giorno ordinario in qualcosa di straordinario, certi che con Lui la nostra vita sarà piena, bella e sempre degna di essere vissuta.
Vogliamo, in questo giorno di festa, ringraziare il Signore per il grande segno della Sua bontà che ci ha donato in Maria, Sua Madre e Madre nostra.

Giovedì Della II Settimana Di Avvento Anno A Immacolata Concezione Della Beata Vergine Maria. (Lc 1.26-38) 8 DICEMBRE 2022

XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO C (Lc 14,1.7-14) 28 AGOSTO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,1.7-14)
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Diventare cristiani – cammino che dura tutta la nostra vita – significa non tanto imparare delle cose su Dio, neppure osservare delle regole dettate da lui, ma vivere un rapporto di amore con Gesù. L’amore tocca tutto: il modo di pensare, di vedere e di agire. Gesù ha continuamente invitato a questo tipo di rapporto: i Vangeli contengono questo invito (rimanete nel mio amore!), e sono nati da persone che hanno vissuto un profondo rapporto di amore con Gesù, che ha permesso loro di ricordare quanto Gesù ha fatto e ha insegnato, e di comprenderlo alla luce della sua morte e risurrezione.
Nella pagina di Vangelo di questa domenica Gesù ci racconta due parabole che mettono a confronto quello che lui “vede” fare dagli uomini e, potremmo dire, quello che “vede” fare dal Padre, invitandoci a passare piano piano dal nostro modo di vedere la vita al suo. Molti insegnamenti di Gesù nascono in luoghi semplici e ordinari, come il caso di oggi. Gesù in un giorno festivo di sabato, dopo aver partecipato al culto nella sinagoga, accoglie l’invito a pranzo da un capo dei farisei (persone impegnate a vivere con molta attenzione le norme della legge data da Dio attraverso Mosè). Gesù “osserva”, cioè guarda con attenzione un fatto umano: gli invitati a pranzo sono tutti preoccupati di scegliere i posti di onore. Poi racconta una parabola (probabilmente ai pochi che erano attorno a lui, che potevano sentirlo). Quando sei invitato non scegliere i primi posti, ma gli ultimi; se ti spetta un posto più importante e sarai invitato a cambiare, non potrai che esserne onorato. Invece se fai il contrario, dovrai sentire vergogna. Gesù ci invita ad essere “furbi” e scegliere il cammino più adeguato per ricevere onore, non cercandolo da noi stessi ma ricevendolo dagli altri.
Dove entra Dio in questa parabola? Nella conclusione: chi si esalta sarà umiliato (Dio lo abbasserà), chi si umilia sarà esaltato (da Dio). Gesù ci invita a dare valore a come ci vede Dio rispetto a come ci vedono gli uomini: davanti a Lui siamo tutti piccoli e deboli (come ricorda la lettura, dal libro sapienziale del Siracide). Occorre distinguere l’invito di Gesù ad essere umili dall’atteggiamento di chi si disprezza, non riconosce il proprio valore (quello che la psicologia chiama bassa stima di sé, che non è segno di maturità e equilibrio e non permette di essere veramente umili).

IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE – ANNO C. (Lc 15,1-3.11-32) 27 MARZO 2022

 IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE – ANNO C. (Lc 15,1-3.11-32)

IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE – ANNO C. (Lc 15,1-3.11-32)

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 4,43-54)
In quel tempo, Gesù partì [dalla Samarìa] per la Galilea. Gesù stesso infatti aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella propria patria. Quando dunque giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero, perché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme, durante la festa; anch’essi infatti erano andati alla festa.
Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l’acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafàrnao. Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e gli chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire.
Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». Il funzionario del re gli disse: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». Gesù gli rispose: «Va’, tuo figlio vive». Quell’uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino.
Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i suoi servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». Volle sapere da loro a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un’ora dopo mezzogiorno, la febbre lo ha lasciato». Il padre riconobbe che proprio a quell’ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive», e credette lui con tutta la sua famiglia.
Questo fu il secondo segno, che Gesù fece quando tornò dalla Giudea in Galilea. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La preghiera del funzionario del re deve essere presa come manifestazione di fiducia, è una supplica umile e sicura dell’intervento di Gesù: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Scendi, quindi vieni presto, perché la tua presenza lo salverà. “Chiedeva di scendere a guarire suo figlio, perché stava per morire”, la sua richiesta era insistente, adorante e fiduciosa.
La risposta di Gesù ci permetterà di introdurre un tema dibattuto in questi giorni: “Va’, tuo figlio vive”. In effetti il figlio fu perfettamente guarito all’ora indicata dal Signore.
Oggi il Vangelo ci mostra come la Fede autentica apre il Cuore di Gesù e ottiene quanto viene richiesto. Quanti vivono senza Dio e si illudono di vivere nella verità? Molti sono in buonafede, non si accorgono del dramma che vivono e dei dispiaceri che danno agli altri. Altri invece sono contenti di rifiutare Dio.
Nel Vangelo leggiamo che il padre del ragazzo agonizzante credette, gli bastò sentire “la parola che Gesù gli aveva detto e si mise in cammino”. Non dubitò: questo ha rallegrato enormemente il Signore. Non ha insistito sprecando parole perché conta la Fede.
Molte parole con poca Fede non ottengono nulla, poche parole piene di Fede spostano le montagne!
“Tuo figlio vive!”. Non sarebbe bello per tutti voi sentire che vostro padre o madre, figlio, figlia, nonni, parenti ed amici, vivono in Dio, che sono rinati a nuova vita e che li condurrà alla salvezza eterna?
“Tuo figlio vive!”. Chiediamo con Fede e costanza a Gesù di far rinascere nello Spirito i nostri cari lontani dalla Grazia di Dio.
Gesù apprezza queste invocazioni. 

IV DOMENICA DI QUARESIMA – LAETARE – ANNO C. (Lc 15,1-3.11-32)

III DOMENICA DI QUARESIMA C (Lc 13.1-9) 20 MARZO 2022

III DOMENICA DI QUARESIMA C (Lc 13.1-9) 20 MARZO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 13.1-9)
In quel tempo, si presentarono alcuni a riferire a Gesù il fatto di quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva fatto scorrere insieme a quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù disse loro: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Diceva anche questa parabola: «Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”. Ma quello gli rispose: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

L’uomo non è stato creato per rovinarsi la vita. Non si può neanche immaginare che, fornito di ragione, egli lo desideri. E tuttavia tutto sembra svolgersi in modo che ciò avvenga, a tale punto che si arriva a dubitare dei propri desideri di pienezza e perfino a negare la loro possibilità. Un fatto nuovo è accaduto nella storia, che “molti profeti e re hanno voluto vedere e non hanno visto, e udire e non hanno udito”. Una Presenza inevitabile, provocatoria, di un’autorità fino ad allora sconosciuta, che ha il potere di risvegliare nel cuore dell’uomo i suoi desideri più veri; un Uomo che si riconosce facilmente come la Via, la Verità e la Vita per raggiungere la propria completezza. Il momento è quindi decisivo, grave. Quest’uomo chiama tutti quelli che sono con lui a definire la propria vita davanti a lui. Ma c’è un’ultima e misteriosa resistenza dell’uomo proprio davanti a colui di cui ha più bisogno.
Bisogna quindi ingaggiare una battaglia definitiva perché l’uomo ritrovi il gusto della libertà. E Cristo lotterà fino alla morte, per dare “una dolce speranza e per concedere dopo i peccati la possibilità di pentirsi” (cf. Sap 12,19).
Ma non tentiamo di ingannarci. Ci troviamo nelle ultime ore decisive. Cristo può, in un ultimo momento di pazienza, prolungare il termine, come fa per il fico della parabola, ma non lo prolungherà in eterno!

II DOMENICA DI QUARESIMA ANNO C (Lc 9,28-36) 13 Marzo 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 9,28-36)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come l’apogeo dell’Antico Testamento. Luca parla dell'”esodo” di Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e risurrezione.
I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l’incapacità dell’uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria. La nube, simbolo dell’immensità di Dio e della sua presenza, li copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Non c’è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l’attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione.
La Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, sola verità, sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana. Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall’atto di fede al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, “che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione”.

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO O DELLA PAROLA DI DIO ANNO C. 23 GENNAIO 2022

Allora Gesù cominciò a dire loro:
«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»
Lc 4,14-21

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO O DELLA PAROLA DI DIO.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Luca. (Lc 1,1-4; 4,14-21)
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Parola del Signore.

RIFLESSIONI
La liturgia è intelligente. Al resoconto del discorso di Gesù alla gente del suo paese di Nazaret, antepone il prologo del Vangelo.
L’evangelista Luca intende essere uno storico perché vuole che i cristiani si rendano conto “della solidità degli insegnamenti” ricevuti e siano convinti dell’importanza decisiva per la storia di tutti gli uomini della vita di Gesù. Per questo soltanto lui pone all’inizio della narrazione del ministero pubblico di Gesù un discorso programmatico che precisi subito lo scopo che Gesù si prefigge.
È il “manifesto” di Gesù. Eccolo: egli opera con la potenza di Dio, difatti lo Spirito è su di lui.
La sua non sarà un’opera umana, meno che mai politica, ma la rivelazione del progetto di Dio. La sua missione è quella di accogliere misericordiosamente tutti gli uomini per liberarli. È il compimento della profezia di Isaia che Gesù si appropria.
A Nazaret, quel sabato, Gesù annunciò il tempo nuovo che non avrebbe più avuto per protagonista l’uomo, ma “Dio fatto uomo”.
La gente della sinagoga una cosa udì allora con chiarezza: l’inizio di “un anno della grazia del Signore”.
In sostanza il Vangelo dice: non sono gli ordinamenti umani a salvare l’umanità, sarà lo Spirito del Signore. In questa affermazione c’è, se si vuole, tanto pessimismo, purtroppo fin troppo documentato dalla storia; ma c’è anche, e più grande, tanta speranza, perché ci assicura che lo Spirito è su Gesù e, perciò, su tutti quelli che fanno comunione con Gesù.
E questo riguarda l’oggi: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi ascoltate”. L’oggi storico di Gesù diventa, per la forza dello Spirito, l’oggi liturgico della Chiesa, il nostro di ogni Messa.
La predica di Nazaret diventa oggi storia nostra. Se ascoltiamo!

EPIFANIA DEL SIGNORE ANNO C (Mt 2,1-12) 6 GENNAIO 2022

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Matteo. (Mt 2,1-12)
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Siamo in cammino custodi della rivelazione del mistero di Dio
Andiamo al di là del ricordo e la tradizione
La solennità dell’Epifania rischia di essere vissuta da noi come il ricordo della scenetta dei re Magi che arrivano a Betlemme, guidati dalla stella cometa, e fecero un grande viaggio per adorare il bambino Gesù. Nei nostri presepi i bambini mettono le statuette dei Magi, viviamo una dolce emozione e poi tutto finisce li.
Come per il Natale con Babbo Natale, così la Befana viene a imporsi come un parallelo festivo alla solennità religiosa, con la gioia di tutti i bambini, che in Italia, ricevono la calza delle caramelle. Finita l’epifania, sono finite le feste natalizie, si consumeranno gli ultimi pandori e panettoni e si ritornerà al duro ritmo di vita di ogni giorno.
Andiamo oltre il ricordo e la tradizione! La parola “Epifania” significa “rivelazione”, “manifestazione”. Siamo qui per celebrare una misteriosa manifestazione, puntando il nostro sguardo al bambino Gesù.
Siamo in cammino e custodiamo i misteri più profondi della rivelazione di Dio nella nostra storia.
I magi rappresentano tutti i popoli stranieri, che non appartengono al popolo di Israele. Il popolo di Israele invece è rappresentato attraverso l’immagine della città di Gerusalemme. Gerusalemme è avvolta di luce e per questa luce tutti i popoli, immersi nelle tenebre, fanno una processione verso di essa.
Nel Vangelo Gerusalemme appare avvolta nelle tenebre di un turbamento: «Il re Erode, all’annuncio dei magi che cercavano il re dei Giudei che è nato, rimase turbato e con lui tutta Gerusalemme» I magi non appartengono al popolo di Israele, vengono da oriente. Noi ci identifichiamo in loro, perché non siamo del popolo di Israele. Rappresentano tutti i popoli e quindi anche noi.
L’apostolo Paolo ci aiuta ad andare più in profondità. Paolo parla di una misteriosa rivelazione (Epifania), non manifestata agli uomini delle precedenti generazioni, ma rivelata a tutti i cristiani (i santi) nel presente per mezzo dello Spirito Santo. In cosa consiste questa misteriosa rivelazione? «I pagani (gentili) sono chiamati in Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della promessa per mezzo del vangelo.
Guardando allora alla figura dei magi, ci domandiamo: chi siamo noi cristiani?
Siamo persone in cammino, in costante atteggiamento di ricerca e di conversione. Sentiamoci camminanti, pellegrini, ricercatori della verità come lo furono i magi! Non rinunciamo al nostro camminare, non accontentiamoci di quattro nozioni di catechismo, di una partecipazione tradizionale ai sacramenti, di un senso di appartenenza liquido nei confronti della nostra comunità, di una preghiera superficiale.
Siamo in cammino come i magi, custodi di due grandiosi misteri che sono simbolizzati nei tre doni: la mirra, l’incenso e l’oro. Li abbiamo ricevuti per tradizione, ma sono preziosissimi e li vogliamo offrire a Gesù in adorazione tutte le volte che veniamo in chiesa per celebrare l’Eucarestia. Si perché Maria, senza la figura di Giuseppe, nel Vangelo, rappresenta la Chiesa che genera oggi il Figlio al mondo.
Siamo custodi del mistero della morte, sepoltura e risurrezione di Gesù e del mistero della cristificazione di tutte le situazioni del mondo.
La mirra ci ricorda il mistero della morte di Gesù, perché quello era l’unguento usato per imbalsamare i morti e dare degna sepoltura ai corpi. Nel dono della mirra rendiamoci conto che siamo custodi del mistero della morte di Gesù.
L’incenso ci ricorda il profumo della risurrezione, il profumo del giardino dove sta la tomba vuota. Nel dono dell’incenso profumato rendiamoci conto che siamo custodi del mistero della risurrezione di Gesù.
L’oro ci ricorda la regalità del Cristo risorto, ci ricorda che tutto si ricapitola in Cristo, tutto è cristificato, tutto è stato creato per mezzo di Lui e in vista di Lui. La risurrezione di Gesù non è un ricordo, non è un far rinascere nel nostro cuore gli insegnamenti di Gesù per poi tentare di applicarli nella vita. La risurrezione di Gesù è reale. Gesù vive, è il signore della nostra storia e della storia dell’umanità, e noi viviamo per lui, con lui, in lui.
Siamo custodi del mistero della Santa Trinità che si rivela al mondo.
Attraverso la morte e risurrezione di Gesù, si svela tutta la grandezza del mistero della Santa Trinità. La mirra ci ricorda il mistero della morte di Gesù…
L’incenso ci ricorda anche la nube dello Spirito Santo che copre con la sua ombra la Vergine Maria e genera il Verbo di Dio nel suo grembo con tutta la sua potenza. La stessa potenza dello Spirito dà la vita eterna al corpo martirizzato di Gesù, che era stato messo nel sepolcro.
L’oro ci ricorda la gloria del Padre, che si rivela tutta nel mistero della venuta del Verbo di Dio fatto carne, morto e risorto per noi, e si riversa, con il dono dello Spirito Santo, nella vita di ciascuno di noi, perché la gloria di Dio sia anche l’uomo vivente, l’uomo riscattato e rispettato nella sua dignità di figlio amato del Padre.
Siamo coscienti di questa custodia?
Se il mistero della morte e risurrezione di Gesù non incide affatto nella nostra vita quotidiana, non siamo come i magi, non siamo più in ricerca, in cammino e non abbiamo nulla da offrire al Signore Gesù quando veniamo ad adorarlo.
Facciamo ancora fatica a comprendere che tutto è cristificato, che Gesù risorto è vivo e presente anche nelle situazioni di dolore, di sofferenza, di guerra, nelle disgrazie. Ma continuiamo a camminare e sperare che la luce risplenda all’orizzonte, quando siamo nelle tenebre e nei turbamenti della vita.
Se il mistero della Santa Trinità non ci attrae e non facciamo nulla per contemplarlo con la preghiera orante della Parola di Dio, non abbiamo nulla da offrire al Signore Gesù quando veniamo ad adorarlo. Facciamo ancora tanta fatica a comprendere che ogni essere umano è figlio amato del Padre, che la gloria di Dio è l’uomo vivente. Ma da questa comunione con il mistero della Trinità Santa che si rivela a noi per mezzo di Cristo, fondiamo tutte le nostre azioni di carità, di condivisione, di accoglienza, di rispetto dei poveri di questo mondo.

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Gv 6,60-69) 22 AGOSTO 2021

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Gv 6,60-69)

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni.
(Gv 6,60-69)
In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono».
Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre».
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Non è facile credere nel nostro mondo d’oggi.
La verità che ci è rivelata da Dio in Gesù Cristo, agli uomini e alle donne del nostro tempo appare spesso un “discorso insostenibile”, a cui non si può chiedere a nessuno dei nostri sapienti contemporanei di credere. Così è, per esempio, per la dottrina della presenza reale del corpo e del sangue del Signore nella santa Eucaristia. Essa sembra essere una sfida al buon senso, alla ragione, alla scienza. Noi diciamo: “Vedere per credere”, esattamente quello che disse san Tommaso: “Se non vedo… e non metto la mia mano, non crederò”. Gesù ci ricorda che il corpo di cui parla è il suo corpo risorto e salito al cielo, liberatosi, nella risurrezione, dai limiti dello spazio e del tempo, riempito e trasformato dallo Spirito Santo. Questo corpo non è meno reale del suo corpo in carne ed ossa, anzi lo è di più. Questo corpo risorto può essere toccato e afferrato personalmente da ogni uomo e donna di ogni tempo e luogo, perché lo Spirito si estende, potente, da un’estremità all’altra.
In Gesù Cristo e tramite Gesù Cristo, credere significa vedere e toccare: un modo di vedere più profondo, più vero e più sicuro di quello degli occhi; un modo di toccare più in profondità e un modo di afferrare con una stretta più salda di quanto si possa fare con le mani. Credere significa vedere la realtà al di là del visibile; significa toccare la verità eterna.
In questa fede e grazie ad essa, possiamo dire con Pietro; “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Gv 6,60-69)