V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 12.20-33) 17 MARZO 2024

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V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 12.20-33) 17 MARZO 2024

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 12.20-33) 17 MARZO 2024

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V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 12.20-33) 17 MARZO 2024

TESTO:-
Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 12,20-33)

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

“Se il chicco di grano non cade in terra e non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto”. Non è il solo insegnamento che Gesù trae dalla vita dei contadini. Il Vangelo è pieno di parabole, immagini e spunti tratti dall’agricoltura che era a suo tempo (ed è ancora oggi per diversi popoli) la professione che occupa il maggior numero di persone. Egli parla del seminatore, del lavoro dei campi, della mietitura, di grano, vino, olio, del fico, della vigna,
Ma Gesù non si fermava naturalmente al piano agricolo. L’immagine del chicco di grano gli serve per trasmetterci un sublime insegnamento che getta luce, prima di tutto, sulla sua vicenda personale e poi anche su quella dei suoi discepoli.
Il chicco di grano è, infatti, anzitutto Gesù stesso. Come un chicco di frumento, egli è caduto in terra nella sua passione e morte, è rispuntato e ha portato frutto con la sua risurrezione. Il “molto frutto” che egli ha portato è la Chiesa che è nata dalla sua morte, il suo corpo mistico.
Potenzialmente, il “frutto” è tutta l’umanità, non solo noi battezzati, perché egli è morto per tutti, tutti sono stati da lui redenti, anche chi ancora non lo sa. Il brano evangelico si conclude con queste significative parole di Gesù: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.
Ma la storia del piccolo chicco di grano aiuta anche, per un altro verso, a capire noi stessi e il senso della nostra esistenza. Dopo aver parlato del chicco di grano, Gesù aggiunge: “Chi ama la sua vita la perde e chi odia (un altro evangelista dice perde) la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (cfr. Mt 16, 25). Cadere in terra e morire, non è dunque solo la via per portare frutto, ma anche per “salvare la propria vita”, cioè per continuare a vivere! Che succede al chicco di grano che rifiuta di cadere in terra? O viene qualche uccello e lo becca, o inaridisce e ammuffisce in un angolo umido, oppure viene ridotto in farina, mangiato e tutto finisce lì. In ogni caso, il chicco, come tale, non ha seguito. Se invece viene seminato, rispunterà e conoscerà una nuova vita, come in questa stagione vediamo che è avvenuto dei chicchi di grano seminati in autunno.
Sul piano umano e spirituale ciò significa che se l’uomo non passa attraverso la trasformazione che viene dalla fede e dal battesimo, se non accetta la croce, ma rimane attaccato al suo naturale modo di essere e al suo egoismo, tutto finirà con lui, la sua vita va ad esaurimento. Giovinezza, vecchiaia, morte. Se invece crede e accetta la croce in unione con Cristo, allora gli si apre davanti l’orizzonte dell’eternità.
Ci sono situazioni, già in questa vita, sulle quali la parabola del chicco di grano getta una luce rasserenante. Hai un progetto che ti sta sommamente a cuore; per esso hai lavorato, era diventato lo scopo principale nella vita, ed ecco che in breve lo vedi come caduto in terra e morto. Fallito, oppure tolto a te e affidato a un altro che ne raccoglie i frutti. Ricordati del chicco di grano e spera. I nostri migliori progetti e affetti (a volte lo stesso matrimonio degli sposi) devono passare per questa fase di apparente buio e di gelido inverno, per rinascere purificati e ricchi di frutti. Se resistono alla prova, sono come l’acciaio dopo che è stato immerso in acqua gelida e ne è uscito “temprato”. Come sempre, costatiamo che il Vangelo non è lontano, ma vicinissimo alla nostra vita. Anche quando ci parla con la storia di un piccolo chicco di grano.
Alla fine, questi chicchi di grano che cadono in terra e muoiono, saremo noi stessi, i nostri corpi affidati alla terra. Ma la parola di Gesù ci assicura che anche per noi ci sarà una nuova primavera. Risorgeremo da morte e questa volta per non morire più.

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 12.20-33) 17 MARZO 2024

V DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 12.20-33) 17 MARZO 2024

IV DOMENICA DI QUARESIMA (LAETARE) ANNO B. (Gv 3.14-21) 10 MARZO 2024

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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 3,14-21)

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio». Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Tutto il Nuovo Testamento si interessa alla dottrina centrale della redenzione. Il ritorno di ogni uomo e di ogni cosa alla santità, presso il Padre, si compie attraverso la vita, la morte e la risurrezione di Cristo.
Il Vangelo di Giovanni pone l’accento in particolare sull’incarnazione. Gesù è stato mandato dal Padre. È venuto in un mondo decaduto e ha portato luce e vita nuova. Attraverso la sua passione e la sua risurrezione, egli restituisce ogni cosa al Padre e rivela la piena realtà della sua identità di Verbo fatto carne. Per mezzo di lui tutto è riportato alla luce.
Tutta la nostra vita nella Chiesa è il compimento della nostra risposta a Cristo. L’insegnamento del Nuovo Testamento – e ne vediamo un esempio nella lettura di oggi – è assai preciso. La redenzione è stata realizzata tramite Gesù Cristo, ma per noi deve essere ancora realizzata. Noi possiamo infatti rifiutare la luce e scegliere le tenebre.
Nel battesimo Cristo ci avvolge: noi siamo, per così dire, “incorporati” in lui ed entriamo così in unione con tutti i battezzati nel Corpo di Cristo. Eppure la nostra risposta di uomini, resa possibile dalla grazia di Dio, necessita del nostro consenso personale. Quando c’è anche tale accordo, ciò che facciamo è fatto in Cristo e ne porta chiaramente il segno. Diventiamo allora suoi testimoni nel mondo.

GESU'

III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 2.13-25) 3 MARZO 2024

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III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 2,13-25) 3 MARZO 2024

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 2,13-22)

Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete.
Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Non fate della casa del Padre mio un mercato!
La casa del “Padre mio” oggi è il cristiano. È lui il tempio nel quale Dio abita e dal quale agisce nei cuori, riversando in essi tutto il suo amore. Questa verità è proclamata con fermezza dall’Apostolo Paolo, traendo da essa ogni possibile conseguenza.
Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi (1Cor 3,16-17).
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta? Non sia mai! Non sapete che chi si unisce alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due – è detto – diventeranno una sola carne. Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo. Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo! (1Cor 6,15-20).
Non lasciatevi legare al giogo estraneo dei non credenti. Quale rapporto infatti può esservi fra giustizia e iniquità, o quale comunione fra luce e tenebre? Quale intesa fra Cristo e Bèliar, o quale collaborazione fra credente e non credente? Quale accordo fra tempio di Dio e idoli? Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come Dio stesso ha detto: Abiterò in mezzo a loro e con loro camminerò e sarò il loro Dio, ed essi saranno il mio popolo. Perciò uscite di mezzo a loro e separatevi, dice il Signore, non toccate nulla d’impuro. E io vi accoglierò e sarò per voi un padre e voi sarete per me figli e figlie, dice il Signore onnipotente. In possesso dunque di queste promesse, carissimi, purifichiamoci da ogni macchia della carne e dello spirito, portando a compimento la santificazione, nel timore di Dio (1Cor 6,14-7,1).
Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito (Ef 2,19-22).
Questo tempio del “Padre mio” non può essere insudiciato, sporcato, macchiato. Oggi per molti cristiani non è solo un mercato, è anche più che una fogna maleodorante. Occorre che Gesù venga e lo purifichi, togliendo da esso vizi, peccati, stoltezza, idolatria, empietà, ogni altra sozzura che lo rende irriconoscibile come tempio di Dio. Il cristiano stesso deve ogni giorno chiedere al Signore questa purificazione profonda. Il mondo intero deve vedere la bellezza di questo tempio, la sua santità, l’alta moralità.
Gesù non solo ha conservato sempre integro e puro il tempio di Dio che era lui stesso. Attraverso il suo olocausto sulla croce da tempio di carne e ossa, lo ha reso tempio di purissima luce, ne ha fatto un tempio tutto spirituale, glorioso, immortale, incorruttibile. Questa trasformazione in luce e in spirito vuole darla anche a noi, a condizione che anche noi come Lui purifichiamo ogni giorno il nostro tempio e lo rendiamo casa splendente di santità, dalla quale il Padre Celeste potrà diffondere tutto il suo amore.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci vero tempio santo di Dio.

III DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Gv 2,13-25) 3 MARZO 2024

II DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 9.2-10) 25 FEBBRAIO 2024

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II DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 9.2-10) 25 FEBBRAIO 2024

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 9,2-10)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

La Trasfigurazione occupava un posto importante nella vita e nell’insegnamento della Chiesa primitiva. Ne sono testimonianze le narrazioni dettagliate dei Vangeli e il riferimento presente nella seconda lettera di Pietro (2Pt 1,16-18).

Per i tre apostoli il velo era caduto: essi stessi avevano visto ed udito. Proprio questi tre apostoli sarebbero stati, più tardi, al Getsemani, testimoni della sofferenza di nostro Signore.
L’Incarnazione è al centro della dottrina cristiana. Possono esserci molti modi di rispondere a Gesù, ma per la Chiesa uno solo è accettabile. Gesù è il Figlio Unigenito del Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero. La vita cristiana è una contemplazione continua di Gesù Cristo. Nessuna saggezza umana, nessun sapere possono penetrare il mistero della rivelazione. Solo nella preghiera possiamo tendere a Cristo e cominciare a conoscerlo.
“È bello per noi stare qui”, esclama Pietro, il quale “non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento”. La fede pone a tacere la paura, soprattutto la paura di aprire la nostra vita a Cristo, senza condizioni. Tale paura, che nasce spesso dall’eccessivo attaccamento ai beni temporali e dall’ambizione, può impedirci di sentire la voce di Cristo che ci è trasmessa nella Chiesa.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 8,31-34)
Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Parola di Dio.

II DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 9.2-10) 25 FEBBRAIO 2024

I DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 1.12-15) 18 FEBBRAIO 2024

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I DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 1.12-15) 18 FEBBRAIO 2024

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,12-15)
In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Parola del Signore.

I DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 1.12-15) 18 FEBBRAIO 2024

RIFLESSIONI

Il Vangelo di Marco comincia con una semplice affermazione: “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.
Giovanni Battista, che aveva annunciato la sua venuta come imminente, battezzò Gesù nel Giordano e in quell’occasione lo Spirito diede testimonianza di Gesù. Marco accenna soltanto al periodo nel deserto e alla tentazione. È il preludio all’inizio del ministero pubblico di nostro Signore. Il suo primo richiamo, che ci viene ripetuto questa domenica, è: “Convertitevi e credete al vangelo”. Egli comincia proprio da quello che era stato il punto centrale dell’insegnamento di Giovanni Battista.
La Quaresima è soprattutto un periodo di riflessione sui misteri della nostra redenzione, al cui centro sono l’insegnamento e la persona di Gesù Cristo. Il Salvatore ha assunto forma umana, cioè quella che è la nostra condizione, e non è nemmeno stato risparmiato dall’esperienza della tentazione. Nella sua natura umana, Gesù ha vissuto in prima persona cosa significhi respingere Satana e porre al primo posto le cose divine. Il nostro Signore e il nostro Dio è in tutto nostra guida e modello.
Cercare di conoscere Cristo significa anche prendere coscienza di quel nostro bisogno di cambiamento di vita che chiamiamo “pentimento”. In particolare è mediante la liturgia della Chiesa che ci avviciniamo a Cristo e facciamo esperienza della sua presenza in mezzo a noi.
Nella liturgia, diventiamo “uno” con Cristo nel mistero grazie al quale egli ha riscattato il mondo.

I DOMENICA DI QUARESIMA ANNO B (Mc 1.12-15) 18 FEBBRAIO 2024

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.40-45) 11 FEBBRAIO 2024

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Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva.
Tu sei mia rupe e mia fortezza: guidami per amore del tuo nome. (Cf. Sal 30,3-4)

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.40-45) 11 FEBBRAIO 2024

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.40-45) 11 FEBBRAIO 2024

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,40-45)
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito, la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. Parola del Signore.

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.40-45) 11 FEBBRAIO 2024

RIFLESSIONI
Il profeta Isaia proclamava che il Messia sarebbe venuto per annunciare la buona novella ai poveri. Gesù, commentando questo testo nella sinagoga di Nazaret, dice solennemente: “Questa parola della Scrittura… si adempie oggi” (Lc 4,18-19).
Ma Gesù è venuto per guarire le malattie dei poveri, spesso in modo straordinario o prodigioso? Certo Gesù dà spesso prova della sua misericordia di fronte alle sofferenze umane. Ma, in ogni caso, questi sono segni del potere che il Figlio dell’uomo ha ricevuto da colui che lo ha mandato per liberare da una schiavitù più profonda, da una lebbra più cronica, per liberare dal peccato.
Chi può perdonare i peccati, se non Dio? “Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati disse al paralitico, prendi il tuo letto e va’ a casa tua” (Mt 9,6).
Cos’ha Gesù, che cosa irradia il Maestro per provocare nel lebbroso questa supplica colma di fiducia: “Se vuoi, puoi guarirmi” Gesù si avvicina al lebbroso: “Lo toccò”; il lebbroso manifesta la sua fiducia, la sua gioia, la sua testimonianza, non può tacere.
E noi? Noi siamo la Chiesa di Gesù che prolunga la sua presenza e la sua opera nel mondo. In tutti i settori dove è in gioco il dolore di un qualsiasi uomo, dove la sua dignità di figlio di Dio è in pericolo, dove c’è emarginazione, qualunque essa sia, là si gioca la nostra credibilità in quanto Chiesa che porta la salvezza di Gesù.

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.40-45) 11 FEBBRAIO 2024

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.29-39) 7 FEBBRAIO 2024

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V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.29-39) 7 FEBBRAIO 2024

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,29-39)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Questo Vangelo mette in evidenza le due dimensioni della vita terrena di Gesù e la loro strettissima unione. La dimensione che appare più chiaramente all’inizio è la sua misericordia. Gesù si avvicina a tutte le miserie e la misericordia è proprio questo: essere accessibile a tutte le sofferenze e portarvi rimedio. Il rimedio della compassione e dell’interessamento. Gesù lascia che i malati prendano tutto il suo tempo: “Dopo il tramonto del sole gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta”. Egli prende per mano gli ammalati: è il suo corpo che comunica la potenza di sanazione di Dio.
Ma noi vediamo anche che Gesù al mattino, molto prima dell’alba, si alza e si ritira lontano dalla gente, “in un luogo deserto”, per pregare: è l’altra dimensione della sua esistenza umana, la ricerca del Padre. Egli deve essere nelle cose del Padre suo, deve essere unito a Dio e prega lungamente.
Ma questo desiderio di unione a Dio non gli impedisce di darsi agli altri; anzi, quando vengono a cercarlo, Gesù non risponde: “Devo usare il tempo per pregare”, ma: “Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!”. La preghiera gli dà il massimo slancio di misericordia e di bontà, egli cerca nel cuore del Padre la sorgente dell’amore che deve trasmettere agli uomini.
Le due dimensioni si ritrovano nei due attributi che la lettera agli Ebrei applica a Gesù “sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio”. Degno di fede per il rapporto unico esistente tra lui e Dio; misericordioso verso gli uomini e specialmente verso i peccatori, perché è venuto a portare il perdono, è venuto a togliere i peccati, è venuto a donare agli uomini la vittoria nelle prove, lui che “per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”. Tutta l’esistenza terrena di Gesù non ha altro scopo, secondo la lettera agli Ebrei, che di portare a perfezione nel suo cuore l’apertura agli altri, la misericordia e l’unione con Dio che lo rende “degno di fede”.
La lettera agli Ebrei ci presenta qui una nuova concezione del sacerdozio. Nell’Antico Testamento non si metteva l’accento sulla misericordia, ma sulla separazione: il sacerdote era separato dagli uomini per essere dalla parte di Dio. Molti episodi dell’AT ci mostrano che il Sommo Sacerdote doveva essere impietoso, separarsi inesorabilmente, duramente dal peccato e dai peccatori. Invece Gesù non si è messo al di sopra di noi, ma al nostro livello, ha preso la nostra natura di carne e di sangue, non solo, ma le nostre sofferenze, le nostre prove, persino la nostra morte, per poterci aiutare così come siamo. Egli attinge la misericordia dalla sua unione con Dio, sorgente della misericordia, e dal suo contatto con noi. E questa la grande rivelazione dell’incarnazione. L’AT parlava già della misericordia di Dio, ma l’incarnazione di Gesù dimostra che Dio ha voluto aver bisogno di prendere la natura umana per aver maggior compassione: Gesù si è commosso, ha pianto, si è adirato, ha sofferto per poter veramente patire con noi.
Questo è per noi un grandissimo motivo di conforto e di riconoscenza; sappiamo che il Signore è sempre vicino a noi, che qualunque sofferenza, difficoltà, pena non è mai un ostacolo tra noi e lui, anzi è un mezzo di unione. Per questo dobbiamo guardare tutte le cose che nella nostra vita ci sembrano negative non come un ostacolo, ma come un mezzo per crescere nella unione con Dio e nella apertura agli altri. E un grande dono di luce capire che le difficoltà che facilmente ci scoraggiano devono invece aumentare la nostra fiducia, perché sono accompagnate da una grazia di unione particolare con la gloriosa passione di Cristo e nello stesso tempo ci rendono concretamente solidali con tutti i sofferenti. D’altra parte i due aspetti sono inseparabili, perché è unendoci alla passione di Gesù che noi possiamo essere di aiuto a chi soffre, ed è nella solidarietà con chi è nel dolore che ci uniamo davvero a Cristo, che ha voluto soffrire con tutti i sofferenti e i peccatori.

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.29-39) 7 FEBBRAIO 2024

IV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.21-28) 28 GENNAIO 2024

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 IV D0MENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.21-28) 28 GENNAIO 2024.

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,21-28)

In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafarnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Gesù inizia il suo ministero annunciando il vangelo del regno di Dio (Mc 1,15). Si ha un regno quando c’è un popolo governato da un’autorità sovrana che esercita il suo potere per mezzo della legge.

Dio è Santo ed esercita il suo dominio per mezzo della potenza dello Spirito Santo; la sua unica legge è l’amore. Vive nel regno di Dio chi, nella libertà dell’amore, si sottomette all’azione potente del suo Spirito che “è Signore e dà la vita”. Adamo ed Eva con il peccato si sono ribellati a Dio sottraendosi alla sua sovranità, ed a causa loro tutti gli uomini sono stati costituiti peccatori (Rm 5,12) per cui “giacciono sotto il potere del Maligno” (1Gv 5,15), il quale regna sull’uomo con la forza della menzogna e con la legge del peccato.
Gesù Cristo, nuovo Adamo, inizia la sua missione instaurando il regno di Dio con autorità. I demoni si sottomettono a lui, manifestando così che il loro potere sull’uomo ormai volge al termine e che il regno di Dio è entrato nel mondo. La parola di Gesù, al contrario di quella degli altri maestri del tempo, non tende a diffondere delle opinioni dottrinali, chiama invece gli uomini all’obbedienza a lui (1Pt 1,2) per mezzo della fede (cf. Rm. 1,5; 6,16-17), la pratica dei suoi comandamenti (Gv 14,21) e la guida del suo Santo Spirito. Oggi è compito della Chiesa, cioè di ogni cristiano, far arrivare il regno di Dio ad ogni uomo su questa terra.

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.14-20) 21 GENNAIO 2024

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III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.14-20) 21 GENNAIO 2024

TESTO:-
Dal Vangelo secondo Marco. (Mc 1,14-20)

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; Convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. Subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedeo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Nel Vangelo di Marco è la prima predica di Gesù.
È brevissima, ma offre una sintesi felicissima dei temi fondamentali di tutta la sua predicazione: il compimento del tempo, il regno di Dio, la conversione, la fede al vangelo. Poi vi è la chiamata dei primi discepoli: è il paradigma concreto di ogni sequela.
Ci sono due indicativi teologici che sono la ragione dei due successivi imperativi antropologici: è suonata l’ora messianica, l’attesa è finita poiché il regno di Dio si è fatto vicino, è ormai presente nella storia, perciò non è più possibile rimandare la decisione, occorre convertirsi, cambiare cioè la testa e la direzione del cammino passando a credere al vangelo.
Conversione e fede non sono due azioni che si succedono, ma due momenti del medesimo movimento: quello negativo del distacco, quello positivo di fondare la vita sul vangelo, cioè credere, mettendosi a seguire Gesù, appunto come Simone e Andrea, Giacomo e Giovanni.
Vangelo è il termine greco che significa lieta notizia nuova, e una bella notizia evidentemente porta gioia. Il regno di Dio è l’espressione riassuntiva di tutta la gioia. Gesù è questo regno arrivato: la gioia è qui a portata di mano. Chi decide di seguire Gesù è sicuro di arrivarci anche lui.

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.14-20) 21 GENNAIO 2024III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Mc 1.14-20) 21 GENNAIO 2024

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Gv 1.35-42) 14 GENNAIO 2024

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TESTO:-
Dal Vangelo secondo Giovanni. (Gv 1,35-42)

In quel tempo, Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro. Parola del Signore.

RIFLESSIONI

Il brano presenta il sapore dei fatti vissuti e ben impressi nella memoria, perché hanno cambiato la vita.
I discepoli hanno dato la loro fiducia a Giovanni il Battista. È sulla sua parola che “seguono” Gesù indicato come l'”Agnello di Dio”.
L’incontro con Cristo prende l’avvio da una domanda che gli viene rivolta: “Dove abiti?”. Ma subito si trasforma in un affidamento dei discepoli al mistero.
Gesù risponde: “Venite e vedrete”.
L’esperienza del condividere tutto convince i discepoli che Gesù è il Messia atteso.
L’incontro con Cristo non è un avvenimento superficiale: si configura come un sentirsi compresi e amati; cambia il nome, e, con il nome, cambia l’atteggiamento di fondo: “Tu sei Simone… ti chiamerai Cefa”.
Il trovare Gesù – o meglio, l’essere trovati da Gesù – non solo muta l’esistenza, ma rende annunciatori della salvezza. A modo di traboccamento di gioia. A modo di esigenza di partecipare insieme alla vita nuova scoperta in Cristo.

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ANNO B (Gv 1.35-42) 14 GENNAIO 2024