Il silenzio è silenzio. Punto.
E non si può dar voce al silenzio, perché è privo di suoni…perché è muto, come quel maledetto telefono.
Di cose da dire ce ne sarebbero un’infinità. Ma come potrei? Risalire a me sarebbe inevitabile se chiunque, anche solo per caso, passasse di qui.
Finché si parla di lavoro, tutto scorre.
Quando si va sul personale, riaffiora tutto.
Ed è inevitabile, almeno per me.
E ci si giustifica per ogni cosa, per ogni parola detta o scritta. E poi perché?
Io ancora aspetto risposte. E aspetterò all’infinito. Perché finché si tratta di me…non rispondere è scontato.
Ma se parlo io, se oso farlo io…beh, allora lì ci si offende. E si rimarcano le parole, deviandone completamente il senso.
Maledizione a me, ché ci ricasco sempre.
Ché non riesco a fare finta di nulla.
Ché quando scrivo non riesco ad essere lucida.
Ché quando do via all’istinto, la ragione m’abbandona e le dita scorrono e non so fermarle.
Tu lo sai, io lo so. E’ inutile dircelo, tanto ogni cosa parla per noi. Ed a me sta dicendo…basta.
Basta così.