Eroismo è pensare con la propria testa

I mostri sacri non si toccano proprio in virtù di quella sacralità accordata loro da un consorzio di individui della cui reale saggezza non è dato sapere, eppure delle medaglie che vediamo appuntate sul petto di questo e di quello ci fidiamo pressoché ciecamente. Ma sbagliamo, perché dal momento che veniamo educati a pensare in base a verità tali solo perché emendate del loro carattere illusorio, come possiamo operare un discrimine tra chi vale e chi no? Il metodo, evidentemente, ha delle falle ed è avversato da coloro che nei limiti del possibile ragionano con la propria testa. Tra questi c’è chi va oltre il mugugno, e critica apertamente gli unti del Signore. Ad esempio Umberto Galimberti scrive:

Se la pubblicistica psicoanalitica si avvita su questa inessenzialità, non sapendo più cosa pensare, perché non tornare, in un tempo come quello attuale caratterizzato per la psicoanalisi da una carenza estrema di pensieri significativi, al “già pensato” e scoprire per esempio che già nel Rinascimento alcuni pensatori-maghi, come Gerolamo Cardano (1501-1576), professore di Medicina prima a Padova e poi a Bologna, impegnato contemporaneamente sui fronti di filosofia e medicina, matematica ed etica, avevano già ampiamente e dettagliatamente anticipato le procedure del sogno che tre secoli dopo avrebbero reso famoso Freud?“.

Domanda: quante persone possono vantare la stessa onestà intellettuale di Galimberti? E tuttavia il punto è un altro: non riuscire ad ammettere di essere diventati culturalmente opachi, inclini a gestire le contraddizioni  rimuovendole dal contraddittorio.

Perché dovremmo tutti prenderci molto più tempo per pensare lentamente

 

Eroismo è pensare con la propria testaultima modifica: 2022-07-07T16:43:48+02:00da VIOLA_DIMARZO

22 pensieri riguardo “Eroismo è pensare con la propria testa”

  1. beh Viola qui sfondi una porta aperta. Da perfetto bastian contrario e per trascorsi poco felici nutro una sanissima diffidenza nei confronti di tutti gli unti del signore nonche’ delle celebrita’ . Diffidenza che si tramuta in malcelata ostilita’ quando ai personaggi di cui sopra si accoda il prevedibile sciame di adoratori approfittatori leccaculo ed ignoranti , per dirla modernamente followers. (la maggioranza e’ malvagia , o piu’ semplicemente stupida) Per quanto riguarda l’onesta’ intellettuale e’ un valore che si valuta e pesa per quanto costa (e viene pagata) , in termini di rinuncia e non di mere intenzioni….. Amen

  2. Pescare nel Rinascimento non è insolito, ma è tendenza andare a ritroso a recuperare ed attualizzare. Per esempio abbiamo tutto il novecento! Non so bene cosa sia accaduto ma pare che una serie di concause politiche o evolutive – tipo il picco di apprendimento con curva discendente dell’umanità, come fosse un organismo umano unico oggetto di decadimento ,ecco – hanno contribuito a quello che io chiamo lightening: un pensiero sempre più light, ma non come leggero e luminoso semplicemente alleggerito e impoverito, reso una faciloneria. Liberato da spessore riflessivo, più spesso offensivo e insofferente verso ogni alterità. Non professo, ma una mosca bianca come E. Zolla spiegava col suo sincretismo che non servono gli abbracci ecumenici tra quelli che la pensano allo stesso modo, ma la ricerca di ciò che manca al nostro pensiero per andare oltre il proprio stato/ pensiero.
    Va da sé che in tal modo può esserci un effetto di crescita o di risalita, che poi porti alla luna, chissà. In vita secondo me si ha l’onore di perscrutare e lasciare che l’osservazione, poi, sia leggera. Luminosa. Buon 8 M^

  3. Interessante il tuo ragionare, ma voglio riallacciarmi all’incipit “Pescare nel Rinascimento non è insolito, ma è tendenza andare a ritroso a recuperare ed attualizzare”, con questo pensiero di un personaggio di Fontane:
    “Rispetto l’esistente, ma a dire il vero rispetto anche ciò che diviene, perché proprio questo divenire prima o poi sarà un dato della realtà. Dobbiamo amare tutto ciò che è vecchio finché lo merita, ma in fondo dobbiamo vivere per il nuovo. E non dobbiamo mai dimenticare il grande legame che unisce le cose”. Ecco, credo che i due punti di vista combacino, tuttavia la cosa che più mi rallegra è constatare a quanti rivoli d’ordine generale e individuale si può dare vita con l’esercizio del pensiero. 🙂

  4. Ottima riflessione, perché a mettere a raffronto i due secoli già il novecento fa una gran bella figura di merda e, visto com’è iniziato questo secolo e come sta procedendo, credo che questo secolo, soprattutto o esclusivamente a causa di noi occidentali, si avvia ad essere il secolo più di merda che ci potessimo aspettare. Concordando sull’assenza di quel salto di qualità che si può fare solo provando a pensare differente, mi fanno meno schifo gli “abbracci ecumenici fra chi la pensa allo stesso modo”, rispetto alla pena che provo per la diffusione generalizzata di quel “sincreti-ni-smo” del pensiero omologato. Zola mi perdonerà il gioco di parole 🙂
    Ciao.

  5. Credo che non esista nulla che non sia un divenire e l’essere rimane solo un istante. Per mettere assieme il tuo commento con quello di Mistero, direi che amare la vita e l’universo che la comprende sia amare il divenire. Purtroppo, nel divenire, può capitare anche l’imperfezione, come un secolo di merda come il novecento o come questo che non poteva cominciare diversamente considerato da dov’è nato. :))

  6. come essere rimane solo un istante il divenire è frattale: infinito e infinitesimale. Ogni volta avanti di uno ma sempre della metà dell’uno…Risentimento legittimo sul novecento ma che non condivido, ci ha dato anche questa sprezzante o spietata o lucida capacità critica.

  7. grazie Viola:) io adoro terribilmente anche il nuovo (sebbene in particolare solo in alcuni contesti), e piuttosto la sensibilità e l’esercizio del pensiero non hanno epoca.

  8. Arien, se pure non avessi ripetuto per tre volte “merda”, l’avrei capito lo stesso che qualcosa non ti tornava 🙂
    io so che tu sai che sono un po’ tarda, ma la prossima volta almeno usa qualche sinonimo :)))

  9. “e piuttosto la sensibilità e l’esercizio del pensiero non hanno epoca.”
    esatto, si dà per scontato che il cervello non abbia bisogno di nutrimento, e poi i risultati sono sotto gli occhi di tutti 🙂

  10. Buongiorno, mi sono girata intorno nei commenti con leggera contraddizione, ma anche questa è parte del processo della discussione di un argomento, e mi balza agli occhi più evidente questo passaggio fondamentale nel tuo post serrato, la domanda che origina nel titolo la risposta : veniamo educati a pensare in base a verità tali solo perché emendate del loro carattere illusorio, come possiamo operare un discrimine tra chi vale e chi no?Quindi tutto parte da ognuno di noi/loro. Una semplice curiosità ben espletata può portare in là quanto una carriera di studi. Negli ancoraggi che formano il nostro giudizio e pregiudizio, (e quanto ci piace “indossarli”?) è il divenire. Ri-Stabilire cosa è come con la nostra esperienza diretta, emendata dalla perfezione di paradigmi fin troppo abusati. Senza offesa ad alcun archetipo, che in fondo, già quando si manifesta ci porta a rivedere il senso. Si può dunque pescare ancora più indietro. Un po’ dopo il tempo delle scimmie però:)
    Buon 9M

  11. L’ideale sarebbe non avere sovrastrutture ma è impossibile. Ecco perché, e il cerchio si chiude, è importante imparare a pensare con la propria testa.

  12. Eh mi spiace 😉 ma devo criticare se c’è una cosa che Galimberti non puo’ vantare è l’onesta’ intellettuale.
    Psicanalista N.2 del piddinismo italico,ospite fisso tv nei salottini del partito (Costanzo,Floris,Merlino)che normalmente gli preferisce il biografo renziano Massimo Recalcati dal ritmo incantatore,degno del suo anguillesco Principe.
    Perche’?
    Perche faceva copia-incolla nei suoi libri su concetti e periodi interi rubati ad altri autori (Natoli,Sissa).

  13. stando a questi link hai ragione…
    https://www.avvenire.it/agora/pagine/taglia-copia-incolla-galimberti-perch-lo-fai_201105110832514800000

    http://tuttoscorre.org/salvatore-natoli-io-e-gli-altri-copiati-da-galimberti/

    “«Galimberti ha avuto grande successo televisivo, è un personaggio conosciuto e la comunità scientifica ha una forte soggezione del successo mediatico». Le comparsate in tv – Galimberti è stato spesso ospite del Maurizio Costanzo Show – e la collaborazione coi grandi giornali conterebbero più della affidabilità accademica. Un deriva inquietante, se fosse vera. Contro cui Natoli ha un’unica soluzione: «Si deve tornare a un’etica della scrittura, a una responsabilità del pensiero».

    Mi sono rattristata, lo credevo in buona fede. Ovviamente non avrei mai potuto immaginare che ci fosse del plagio nelle sue cose, mi mancavano i termini di paragone. Comunque buono a sapersi 🙂

  14. Io penso sempre con la mia testa e, quindi, non so cosa siano le sovrastrutture e devo dire che trovo che Galimberti non sia più sulla mia lunghezza d’onda da quando compare in televisione. Tutto, oggi, si commercializza, anche il pensiero.

  15. Se dovessi dare una definizione di “onestà intellettuale” direi che sta nell’affermare cose difficilmente smentibili e che prescindano dal proprio colore. Ora, quando Galimberti scrive cose “intellettualmente oneste” significa che quello che ha scritto è “intellettualmente onesto” e questo prescinde dal fatto che sia una persona onesta o meno. Se poi quello che scrive è frutto di “copincolla” di testi altrui e venisse accertato, fermo restando il giudizio intellettuale su quello che avrebbe copiato, è penalmente perseguibile.
    Diciamo che, in termini di “intellettuali”, quello di fare “copincolla” è un problema abbastanza diffuso ed entra in quella problematica complessiva su una letteratura sempre più poveramente ricca non solo di “copincolla”, ma anche di fake che con la rete hanno assunto una dimensione solo maggiore rispetto a quando, pur non esistendo la rete, esistevano quei milioni di fake che però venivano chiamate “insabbiamenti” oppure “falsi dossier” e così via. Quegli “intellettuali” che, in gran parte, sono al soldo di quel potere che utilizza l’informazione per farne solo “propaganda”.
    Fra l’altro, in tutta sincerità, in termini di male assoluto, credo che le fake che girano in rete siano letali come può esserlo un’aspirina rispetto alle quelle ufficiali come gli insabbiamenti di stato ed i falsi dossier di stato. Ora, se “fake” significa “falso” non saprei quanto “diffondere il falso” possa essere peggio di “nascondere il vero” e, qui, ovviamente alludo all’estradizione di Assange la cui colpa è stata quella di carpire milioni di documenti definiti “riservati” laddove andavano definiti “osceni” che, almeno in quelle che molto ingenuamente chiamiamo “democrazie”, piuttosto che essersi affannosamente preoccupati di “nasconderli” nuovamente al “popolo” dovevano invece essere doverosamente diffusi al “popolo”, perché se ho ben capito come funziona quella buffonata che chiamiamo “democrazia”, la sua sovranità dovrebbe appartenere proprio al “popolo”. Quel “popolo” che, soprattutto in occidente, viene regolarmente ingozzato di “propaganda” e viene privato, oltre che di “verità” nascoste, anche di chi le ha portate alla luce.

  16. Anche il gregge, non vedendo catene. ritiene di essere libero e di pensare con la propria testa solo perché, essendoci ormai abituato, non si accorge di seguire diligentemente il campanaccio della pecora che guida tutte le altre. Quella che, fra l’altro, è proprio la più pecora di tutte le altre perché le hanno fatto credere che quel campanaccio equivale alla medaglia al merito. Eheh.

  17. Giusto per provare a chiudere il cerchio, ammesso che Galimberti abbia attinto a fonti non sue, il suo è stato un bell’attingere perché ha fatto suoi tesi e pensieri di persone autorevoli. Ciò detto, e qui mi rivolgo a Boezio, Arien e Bruno io sono una lettrice tout-court, le implicazioni politiche, in un senso o nell’altro, mi interessano poco, infatti il passo che ho riportato attiene a ben altre questioni. Però, neanche a farlo apposta, Galimberti accusa Freud di plagio e poi ne è scaturito tutto questo… 🙂

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