Anne Brontë la più pallida, la più facile da dimenticare

   Non solo Charlotte ed Emily ma anche Anne, finalmente rivalutata da buona parte della critica che aveva sempre storto il naso leggendo le sue opere, preferendo di gran lunga quelle delle due sorelle più celebri. Ciò che è saltato agli occhi, e che prima era inspiegabilmente rimasto nell’ombra, è l’atteggiamento poco convenzionale che Anne Brontë ha conferito ai suoi personaggi femminili, al punto che definirla femminista ante litteram è tutt’altro che un’eresia. Ad esempio, ne La signora di Wildfell Hall la protagonista lascia il marito violento e alcolizzato, si relaziona a un secondo uomo, pure lui un bastardo irredimibile, e infine s’allontana da tutti col figlio. Va da sé che il solo pensiero di scelte così radicali sarebbe risultato intollerabile nella società inglese di metà Ottocento, poiché le donne sposate non godevano di alcun diritto, e divorzio e affidamento della prole erano fuori discussione.

   Nella prefazione a La signora di Wildfell Hall, Brontë scrisse: “Quando abbiamo a che fare con vizi e caratteri malvagi, credo sia meglio mostrarli come sono veramente piuttosto che come spererebbero di apparire. Rappresentare un atto cattivo in luce poco offensiva è forse più facile per uno scrittore, ma è onesto e sicuro? Tutti i romanzi dovrebbero essere scritti per essere letti da uomini e donne. Non capisco come a un uomo possa essere permesso di scrivere di argomenti che per una donna non sono considerati dignitosi o perché una donna possa essere biasimata quando scrive di soggetti che per un uomo sarebbero considerati accettabili e appropriati”.

   Anne morì prematuramente, come prematuramente erano morti la madre, le due sorelle maggiori, il fratello e l’amatissima Emily, autrice di Cime tempestose. Manchester la ricorderà il 28 marzo con l’evento Brontë 200.

Anne Brontë la più pallida, la più facile da dimenticareultima modifica: 2020-02-26T17:25:47+01:00da VIOLA_DIMARZO

2 pensieri riguardo “Anne Brontë la più pallida, la più facile da dimenticare”

  1. Scrivevo il 5 giugno 2005 nel mitico lit-blog “Cazzeggi Letterari”:

    “Eccomi di ritorno dallo Yorkshire, dove ho coronato l’antico sogno di visitare il Brontë Parsonage Museum (la canonica in cui vissero le sorelle Brontë, fiancheggiata da un plumbeo cimitero) ad Haworth, sotto la brughiera omonima.Ho osservato il divano su cui, appena trentenne, tirò gli ultimi Emily Brontë (“Cime Tempestose”), cui erano già morte la madre (di cancro), le sorelline Maria ed Elisabeth (11 e 10 anni) e il fratello oppiomane Branwell (31 anni). Emily aveva preso freddo, appunto, al funerale di Branwell. Ho visto la stanza riservata alle amatissime oche Adelaide e Victoria e quella in cui dormiva Charlotte, la più longeva (morì a ben 39 anni). La terza sorella scrittrice, Anne Brontë, malata anch’essa, era stata invano, nel frattempo, portata al mare a Scarborough (ricordate la canzone
    di Simon & Garfunkel?) dove era morta a 29 anni. La sua tomba è fuori la chiesa di St. Mary, sotto il castello di Scarborough. Ho visitato anche quella.”

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