Dedicato agli ipocondriaci (da coronavirus e non)

   Mala tempora currunt, ma niente di irreversibile; dobbiamo solo aspettare che passi e, in assenza di sintomi preoccupanti, fugare i dubbi visitando il sito dell’Oms. Nel frattempo perché non riflettere su queste righe di Jerome?

   “Ricordo che un giorno andai al British Museum a cercare la cura per qualche leggero malanno che mi aveva appena sfiorato, febbre da fieno, credo che di questo si trattasse. Presi il libro dallo scaffale e trovai quello che ero venuto a cercare; ma poi, in un momento di distrazione, girai con noncuranza le pagine e diedi un’occhiata distratta alle malattie in generale. Non ricordo quale fu il primo disturbo in cui mi immersi – un flagello spaventoso e devastante – ma prima di essere arrivato a metà dei sintomi premonitori ero più che certo di essermelo beccato”.

[…]

    “Procedetti coscienziosamente lungo le ventisei lettere dell’alfabeto e conclusi che l’unica malattia dalla quale non ero affetto era il ginocchio della lavandaia. Dapprima la cosa mi ferì; in un certo senso sembrava un affronto. Perché non avevo il ginocchio della lavandaia? Dopo qualche tempo, tuttavia, ebbero il sopravvento sentimenti meno avidi. Siccome avevo tutte le altre malattie note alla farmacologia potevo essere meno egoista, e decisi di fare ameno della lavandaia”.

[…]

   “Poi mi domandai quanto tempo mi restasse da vivere. Cercai di visitarmi da solo. Sentii il polso. All’inizio non riuscii a sentire alcun polso. Poi, all’improvviso, sembrò mettersi in moto. Tirai fuori l’orologio dal taschino e lo cronometrai. Centoquarantasette battiti al minuto. Cercai di auscultare il battito del cuore. Non batteva. In seguito mi convinsi del fatto che anche allora fosse fosse al suo posto e funzionasse, tuttavia non posso darne diretta testimonianza. Mi palpai su tutta la parte anteriore del corpo, da quella che chiamano la vita fino alla testa, e mi spinsi anche un po’ sui lati, e un po’ sulla parte posteriore. Ma non riuscii a sentire né a udire alcunché. Cercai di esaminarmi la lingua. La tirai fuori il più possibile, chiusi un occhio e la studiai con l’altro. Ne vedevo soltanto la punta, e non potei che ricavarne la certezza di avere la scarlattina. Era entrato in quella sala un uomo sano e felice. Ne usciva strisciando un decrepito rottame”.

Jerome K. Jerome, Tre uomini in barca

Dedicato agli ipocondriaci (da coronavirus e non)ultima modifica: 2020-02-24T15:37:20+01:00da VIOLA_DIMARZO

3 pensieri riguardo “Dedicato agli ipocondriaci (da coronavirus e non)”

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