AFFABULAZIONI

Charles Bukowski: controverso, inarrivabile


    "Mi ci è voluto qualche decennio per avere fortuna e penso che sia stato meglio così - i lavori di merda, le donne stronze, e intanto leggevo gli scrittori e ne traevo davvero poco. Se sei uno schiavo e un servo al soldo di qualcun altro c'è qualcosa di quello che è stato scritto che delude le tue aspettative. Naturalmente la giovinezza ha il potere di farti credere di essere meglio di quello che sei. Agli inizi scrivevo troppo come Saroyan e Hemingway e un po' anche come Sherwood Anderson. Poi ha cominciato a non piacermi più Saroyan perché mancava di humour, cazzo, quindi per me sono come svaniti. Sherwood Anderson, be', molto di lui è rimasto nel mio modo di scrivere. A Li Po sarebbe piaciuto. Comunque, mentre facevo cilecca con la macchina da scrivere, mi avvicinavo sempre di più alla bottiglia e alle donne, era come se avessi trovato succedanei alla scrittura e mi hanno quasi ucciso ma ero pronto a essere ucciso ed è quasi successo, e anche se avevo lasciato l'altro modo di scrivere, stavo inconsapevolmente raccogliendo materiale folle e selvaggio che forse qualcuno alla ricerca del dottorato di letteratura in qualche Univ. non avrebbe mai testato di prima mano. Sai, c'è stata gente benpensante che mi diceva: "Tutti soffrono". E la mia consueta risposta era: "Nessuno soffre come i poveri". A quel punto mi liberavo di loro".

   Tratto da una lettera di Charles Bukowski a William Packard, editore della rivista di poesia New York Quaterly


    Bukowski non era, come da definizione frusta, solo genio e sregolatezza. Agli eccessi, soprattutto donne e alcol, affiancava una disciplina ferrea che lo portava a scrivere "fino a notte fonda, tutte le sere dalle 18.18, ora di timbratura del cartellino del suo ex lavoro impiegatizio all'ufficio postale". Lo scrive Simona Viciani incaricata, dalla casa editrice Harper Collins, di tradurre l'opera omnia dello scrittore a cui importava solo grattarsi sotto le ascelle.