AFFABULAZIONI

La vita ai tempi del coronavirus


  L'irragionevolezza dovuta alla latitanza del pensiero cosciente, mi porta a considerare bella la mia strada ora che il traffico non la mette più in disordine e gli umani non la calpestano perché chiusi nelle loro scatole architettoniche. Ma, mentre mi pare d'essere al cospetto di un esercizio pittorico che ha prediletto un'infilata di rettangoli dietro cui indovinare silhouette metafisiche, si riaffaccia alla mente la parola virus che azzera ogni afflato poetico e sottolinea che lo stato di rarefatta beatitudine nasce da una calma disgraziata. Purtroppo, restituita alla piena coscienza, tra rassegnazione e stizza noto che la dirimpettaia ha acceso la luce in cucina; chissà se si è messa in ascolto delle voci dei due passanti i quali, vuoi per il cappuccio calato sulla testa a ripararsi dalla pioggia, vuoi perché hanno osato abbandonare il loro parallelepipedo, appaiono sinistramente loschi. Comunque non mi lasciano il tempo di indagare, sono già dislocati in una dimensione senza memoria. E la pioggia, indifferente, continua a bagnare l'ordinarietà della vita.

In alto: René Magritte, L'empire des lumières