Tra tampon tax e povertà mestruale

  Dal momento che il ciclo mestruale è una normale funzione fisiologica, andrebbe rimossa o perlomeno ridotta la tampon tax che ingenera la cosiddetta povertà mestruale; il Canada ha abolito la tassa nel 2015, nel 2016 l’ha fatto lo Stato di New York e a seguire altri stati USA. In Europa, purtroppo, solo l’Irlanda non tassa gli assorbenti, mentre l’Italia ha abbassato l’aliquota dal 22 al 5% ma solo per compostabili e coppette mestruali, ovvero per prodotti di nicchia la cui marginalità sul mercato è ben nota.

   Tuttavia qualcosa sta cambiando. Ad esempio la Scozia, con il The Period Products (Free Provision), già passato al primo vaglio del Parlamento, intende distribuire gratuitamente prodotti igienici femminili in farmacie e luoghi di aggregazione, mentre in Italia, l’Università Statale di Milano installerà nelle sue sedi distributori gratuiti o a prezzi calmierati.

   La povertà mestruale, che impedisce a tante ragazze di andare a scuola, non riguarda solo i Paesi poveri ma anche sacche europee: in Gran Bretagna investe una ragazza su dieci, in Scozia una su quattro. Fuori dai denti: con buona pace della disparità di genere, latente nelle varie proposte di legge, quello che è in ballo è il tabù sociale che ancora accompagna il ciclo femminile. Rimossa la tassa rimosso il tabù.

Tra tampon tax e povertà mestrualeultima modifica: 2020-03-28T16:42:27+01:00da VIOLA_DIMARZO

2 pensieri riguardo “Tra tampon tax e povertà mestruale”

  1. C’è parecchia disinformazione al riguardo e molte fonti portano ad esempio i rasoi maschili che pagherebbero una Iva ribassata al 4% per perorare la causa antisessista. In realtà il sessismo c ‘entra poco, pagano Iva al 22% tutti gli articoli usa e getta sia per donne che uomini che neonati. E mi pare pure giusto, tabù o meno.

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