AFFABULAZIONI

Barbareschi: Riapriamo i teatri o sarà troppo tardi


  Non sarà facile per il teatro, in tempi di distanziamento sociale, tornare a essere ciò che era, ovvero un luogo la cui vocazione è chiamare a sé spettatori che, fianco a fianco, godono di uno spettacolo. Gli addetti ai lavori chiedono l'intervento del governo e qualcuno ha sottolineato che la Germania ha stanziato fondi che sono già nelle tasche degli attori. La proposta più semplice è quella di riaprire i teatri, accogliendo il pubblico nel rispetto delle norme sanitarie vigenti. Luca Barbareschi, direttore e proprietario dell'Eliseo di Roma, su questo punto è categorico: "Sono un europeista convinto: non l'Europa delle banche, l'Europa delle culture. L'Europa deve ritrovare la dignità delle identità culturali. Il teatro non solo è utile, ma è l'architrave narrativo di ogni Paese. Resta l'unico luogo dove ritrovarci con i nostri simili, ed è importante per la nostra crescita che nasce nel confronto e non nell'isolamento. Quindi, coronavirus o no, lo sviluppo del teatro deve essere una scelta politica: non nel senso delle nomine, nel senso di un progetto culturale che in Italia non esiste. I nostri politici non sono interessati alla materia e, tranne in rari casi, non frequentano le sale. Di conseguenza non concedono al teatro, che ritengono inutile, le risorse necessarie, come avviene in Francia, Germania, Inghilterra. Nel bilancio dello Stato, trovare 700 milioni per il teatro è irrilevante. Ho fatto parte di varie commissioni e so che nelle pieghe delle leggi finanziarie si buttano via centinaia di milioni di euro solo per ragioni di consorteria" L'intervista a Emilia Costantini, da cui ho tratto il virgolettato, si conclude con l'esortazione di Barbareschi ai colleghi, invitati a organizzarsi tramite associazioni di categoria, perché "non si può badare solo al proprio teatrino e continuare a farci le guerre da servi sciocchi; dobbiamo costruire un lavoro comune. Combattendo insieme, senza paura, rinasceremo più forti".