AFFABULAZIONI

Così non va


No, non eravamo preparati a questo flusso di negatività, perché la fiducia nella scienza e un benessere diffuso, benché traballante, ci avevano illuso di essere invincibili. Ma la pandemia di Covid-19 ha cambiato le carte in tavola e niente è stato più lo stesso, dal momento che lo sconquasso che ne è derivato ha determinato un ribaltamento totale e totalizzante degli stili di vita, costringendoci a prendere atto, da un giorno all’altro, che non eravamo più liberi di andarcene per il mondo, ove per mondo è da intendersi il comune di residenza. Ma quand’è che la distopia ha smesso d’essere materia per racconti e serie tv? Un paio di mesi fa, quando cinesi e pipistrelli si sono prestati a folli spiragli narrativi e la distopia ha cominciato a essere rubricata, con maggiore o minore consapevolezza, in racconti di sottesa inquietudine, condivisi con amici, famigliari, social, nelle forme più svariate, dalle stories su Instagram ai canti sui balconi; a prevalere, tuttavia, è sempre stato il risentimento per un nemico che aveva fatto dell’invisibilità la sua cifra. Così, con la presunzione d’essere l’eccezione, neppure sfiorati dall’idea che il destino avrebbe potuto mettere in serbo per noi, che siamo andati sulla luna, una di quelle catastrofi lette nei libri di scuola, siamo finiti tra le maglie di un virus che ci ha costretti a una sciagurata segregazione e a un confronto drammatico col futuro.

Questo post è stato scritto più di un mese fa, quando ancora la cosiddetta riapertura apriva a spiragli di speranza; nel frattempo molto è cambiato, in peggio. Ieri sera, nel programma di Corrado Formigli, il nuovo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, lamentava la sostanziale inerzia del Governo; tra le altre cose ha accennato ai navigator, quelli voluti dai 5 Stelle, ricordando che sono ancora operativi. A quel punto ho riaffidato al silenzio la mia casa.