Per i giovanissimi che oscillano tra maschile e femminile, la parola d’ordine è fluid perché, come spiegano i diretti interessati, le regole del gioco sono dettate dagli incontri e non dall’anagrafe; oltretutto, coloro che si riconoscono nella disforia di genere, dal 2015, grazie a una sentenza della Cassazione e a una della Corte Costituzionale, non hanno più bisogno di un intervento chirurgico per il cambio di sesso sui documenti.
La sfera dell’LGBT (che sta per lesbiche, gay, bisessuali e transgender) s’arricchisce dei transgender maschi, ovvero delle ragazze nate biologicamente femmine che, stanche di definirsi lesbiche, decidono di cambiare sesso, ricorrendo dapprima ai farmaci che bloccano gli ormoni femminili e poi alla mastectomia. La discussione si è riaccesa a livello globale dopo che Ellen Page (foto in basso) che molti ricorderanno in Juno, agli inizi di dicembre ha dichiarato su Instagram: “Ciao amici, voglio dirvi che sono trans. I miei pronomi adesso sono lui e loro. Mi sento fortunato. Da oggi mi chiamo Elliot“. Comunicato sobrio cui hanno fatto seguito queste parole: “Le persone non binarie sono un dono per il mondo“. Ora, pur rispettando una vicenda esistenziale dolorosa come quella in oggetto, sarebbe stato più corretto aggiungere un “ovviamente a fare la differenza è il singolo, non la categoria”. Ma tant’è. Tuttavia è sempre possibile che sia io, placidamente binaria, ad essere in errore.
Foto in alto: Kristen Stewart, ottimo esempio di gender fluid.
. L’identità è solo il processo del dis-fare e ri-fare che si riproduce indefinitamente in modo mai conclusivo, sempre destabilizzante. L’io diviene instabile, provvisorio, nomade, fluido, liquido: una mera confusione e mescolanza di caratteri/atti.
Tutto liquido uomo e società
Povero essere umano