Le first ladies non vanno in pensione. Si riciclano. E riciclandosi si reinventano esperte d’arte, filantrope, stiliste, scrittrici, oppure portano avanti progetti già in essere durante la presidenza dei mariti.
Melania Trump, ad esempio, ha già annunciato che continuerà ad occuparsi di bullismo e cyberbullismo; dovrà vedersela, però, con il calo di consensi: quando ha lasciato Washington, lo scorso 20 gennaio, il livello di consenso si attestava al 42 per cento contro il 57 per cento del 2018. C’è chi vede nelle iniziative dell’ex modella un modo per spianare la strada al rientro in politica di The Donald.
La più iconica tra tutte le first ladies, Jackie Kennedy, dopo l’assassinio del marito sposò Aristotele Onassis, dando inizio a una storia d’amore destinata a non durare. Dopo il divorzio tornò a New York e collaborò con riviste in qualità di esperta d’arte, prima di diventare editor della casa editrice Doubleday.
Rosalynn Carter, oggi 93enne, fondò col marito Jimmy il Carter Center che si occupa di diritti umani, e dal 2004 dirige il Rosalynn Carter Institute for Cavering per aiutare i malati.
Tutte le prime donne alla Casa Bianca (ad eccezione di Jackie Kennedy) hanno pubblicato un libro di memorie sulla loro esperienza a Washington. Il più venduto è stato quello di Michelle Obama, Becoming, la mia storia. Il 16 marzo è in arrivo su Netflix “Waffles+Mochi“, una serie prodotta dalla casa di produzione di Michelle e Barack Obama, il cui scopo è insegnare ai più piccoli come mangiare correttamente. La lotta all’obesità infantile è sempre stata di estremo interesse per Michelle che proprio nell’ottica salutista piantò un orto alla Casa Bianca.
In Europa l’ex première dame Carla Bruni ha dato vita alla Foundation Carla Bruni-Sarkozy per promuovere l’accesso alla cultura, mentre Cherie Blaire attraverso la Cherie Blaire Foundation si occupa dell’empowerment femminile. Samantha Cameron, dopo la sconfitta del marito David nel referendum sulla Brexit, ha lanciato il brand Cefinn ed è diventata ambassador del British Fashion Council.
Siamo autorizzati a pensar male, ma gradiremmo essere smentiti.