AFFABULAZIONI

Donna non è sinonimo di donnaccia


Premessa: sono tante le parole derivate dal sostantivo "donna" che vengono usate in maniera sessista e dispregiativa. Una per tutte: donnaccia.

...

Maria Beatrice Giovanardi, esperta di marketing e pr, con una petizione su Change.org  ha fatto in modo che il prestigioso Oxford Dictionary aggiornasse la definizione di donna. E quindi, se prima tra i sinonimi di donna si leggevano le parole "bitch, besom, piece, bit, mare, baggage, wench, petticoat, frail, dird, bint, biddy, filly" (puttana, cavalla, cagna ecc.), ora la donna è indicata come mogliefidanzata, amante di una persona.

Non soddisfatta, Giovanardi ha inviato una lettera aperta anche all'Enciclopedia Italiana Treccani in cui ha scritto:

"Vi invito a valutare il sessismo che caratterizza la voce "donna". Tra i suoi sinonimi sono annoverate espressioni quali: buona donna, donna da marciapiede, donna di casa. La gravità della questione emerge se si esegue un confronto con i sinonimi che caratterizzano esclusivamente il termine "uomo": uomo di chiesa, uomo di lettere, uomo di scienza, uomo di fatica, uomo di legge, uomo d'affari e uomo d'onore. Non esistono ruoli o compiti che pertengono al sesso, non esiste sesso che implica un ruolo o un'inclinazione; se non correggiamo il linguaggio, non aboliremo mai il sistema patriarcale in cui si annida il sessismo. Si tratta di un piccolo passo, ma determinante per la battaglia femminista di noi tutti.

Treccani ha replicato così:

"(...) C’è però un problema che riguarda il senso e il contenuto del lavoro lessicografico. Può un vocabolario intervenire decidendo di escludere dal proprio lemmario (o dalla trattazione distesa che si può fare in questa o quella voce) parole scomode, espressioni offensive, usi che rispecchiano modi di pensare non condivisibili? (...) Il Treccani.it, peraltro – come tutti i seri dizionari –, offre a chi legge la chiara decodifica del livello di lingua che caratterizza la parola: volgare. Tale tipo di indicazione non è marginale, è fondamentale per caratterizzare l’àmbito degli usi della parola. Chi adopera un dizionario deve fare attenzione a questo tipo di indicatori, perché fanno parte del tipo di servizio non soltanto tecnico ma propriamente culturale che una lettrice e un lettore devono attendersi. (...) Avevamo già scritto, a proposito di questa delicatissima ma fondamentale questione (lo statuto del lavoro lessicografico) – e perdonate l’autocitazione –: «In quanto fruitore di un dizionario, dovrei pretendere di trovare registrato il lessico della lingua italiana nella sua estrema varietà e stratificazione: dall’alto al basso, dal formale all’informale, dal letterario al parlato, dal forbito al volgare, dall’antico (arcaismo) al moderno e contemporaneo (neologismo), dal panitaliano (diffuso in tutt’Italia) al regionale o dialettale. Il dizionario assume di rappresentare il patrimonio lessicale nelle sue difformi componenti. Io, lettore, troverò la seria definizione di ciò che il singolo elemento lessicale significa e indicazioni utili per capirne le caratteristiche d’uso. Il dizionario non seleziona il lessico in base a giudizi o pregiudizi morali. Come è da rigettare l’idea di uno Stato etico, così è da rifiutare quella di un “dizionario etico”. Se la società e la cultura esprimono negatività attraverso le parole, un dizionario non può rifiutarsi di documentarle".

Io sto con Treccani. Alla faccia del politicamente corretto.