AFFABULAZIONI

Claude Cahun, antesignana della sessualità fluida


Noi che parlando di sessualità fluida crediamo d'essere rivoluzionari, faremmo meglio a dare un'occhiata alle opere e alla vita di Claude Cahun (1894-1954), nata Lucy Renée Mathilde Schwob. Cambiare nome diventò una necessità quando la camaleontica artista capì d'essere fluida, e il nome Claude in francese è sia maschile che femminile.

Cahun ha lasciato una gran quantità di ritratti in bianco e nero, e in  svariate occasioni fu lei stessa a interpretarli, per cui la vediamo dandy, vampiro, bambola, culturista, angelo; spesso a fotografarla era Marcel Moore, sorellastra e compagna di una vita. Entrambe mosse dalla volontà di sfidare i clichés legati all'identità sessuale, lo fecero ricorrendo a tecniche fotografiche innovative e di sicuro teatrali, e benché gravitassero nella scena artistica del surrealismo francese, non fu facile lasciar passare il messaggio che quella che oggi definiamo identità queer doveva restare una questione squisitamente personale.

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Ieri sera ho visto Palmer. Una favola moderna in cui uno dei due protagonisti, Palmer, è alla ricerca di riscatto dopo anni di galera, mentre l'altro, Sam, un bambino che gioca con le bambole e che i coetanei non esitano a definire frocio, ha bisogno d'amore, essendo figlio di una tossica che lo trascura. Ne usciranno vincitori: Palmer conquistando il rispetto della piccola comunità rurale a cui appartiene per nascita, e Sam finalmente libero di vestirsi da principessa.