Nel 2012 la Turchia firmò la Convenzione di Istanbul che difende le donne dalla violenza domestica; altri 45 Paesi aderirono a quell’accordo, Italia compresa. Ora la Turchia si è ritirata da quell’accordo, suscitando la rabbia delle turche che sono scese in piazza a manifestare contro la deriva autoritaria del governo di Erdogan il quale, infischiandosene delle 300 donne uccise nel 2020, cerca di non perdere l’appoggio delle classi conservatrici che nella Convenzione vedevano una minaccia ai valori tradizionali turchi.
L’Italia aderì alla Convenzione di Istanbul nel 2013, ricavandone poi una legge; tuttavia nel nostro Paese il numero dei femminicidi non diminuisce e la pandemia, come ormai ripetiamo da tempo, non aiuta giacché le violenze si consumano tra le mura domestiche. Occorre agire a livello culturale, altrimenti dalla mattanza non se ne esce.
Leggevo un complesso e bell’articolo, qui, di Fedechiara “Destrutturazioni impossibili” in sintesi sul lavoro da fare con le donne per destrutturare la radicalizzazione islamica degli adolescenti e pensavo a cosa andrebbe destrutturato in Italia, ecco, l’agire culturale sull’adolescente, poi uomo delle mattanze.
Sono d’accordo, scuola e famiglia potranno fare la differenza. Ma devono iniziare a lavorarci ora.
Se per la sociologa Edit Schlaffer «Le madri fermeranno l’Isis» anche le “famiglie” italiane dovrebbero tornare a scuola:) – e i politici, per una visione più ampia della società. ( E leggasi anche Zan)