AFFABULAZIONI

Politicamente scorretto


Se è vero che l'arte, per essere tale, non deve mai cedere al conformismo, allora è più che condivisibile lo sfogo di Isabelle Adjani (foto) che insieme a Caroline Fourest e Rachel Khan, all'indomani degli ultimi César, ha firmato su Elle Francia l'appello Le cinéma rêve l'universel. Cito:

"In quella serata di premi solo le immagini del passato sembravano conservare il dono e la voglia di incantarci; per il resto dominava l'idea della tribù che parla a se stessa senza veramente arrivare a tutti. Ogni candidato ha fatto il monologo che da lui ci si aspettava quasi fosse obbligatorio parlare alla sua comunità, alla sua causa, ai suoi follower e non, invece, trovare le parole che arrivano a tutti. Abbiamo sentito evocate tutte le cause possibili e più social, ma ascoltato ben poche parole sulla libertà di espressione oggi minacciata da una nuova forma di censura. Ci chiediamo: bisogna essere gay per realizzare un film su una storia d'amore fra uomini? E' necessario essere bianco per interpretare un ladro gentiluomo fan di Lupin? Un attore deve per forza avere la stessa identità del personaggio? No, noi non lo crediamo. La bellezza del cinema è nel gioco di ruolo, è entrare nella pelle di un altro: dentro di noi ci sono mille diverse personalità ed è questa pluralità che apre il cammino verso l'altro. Scegliamo l'emozione bruciante di un cinema libero di immaginare senza limiti e percorsi obbligati, per ridere, piangere e sognare insieme".

L'esercizio alla libertà è più difficile di quanto si creda. Perfino per quella parte di mondo che può contare sullo stato di diritto.