Quell’ipocrita pruderie che prende il nome di bigottismo

Calvin Klein Just Released Their Indya Moore-Fronted Pride Collection

In seguito alle rimostranze di alcuni lettori riporto, dal vocabolario Treccani, la definizione di bigotto: “Di persona che mostra zelo esagerato più nelle pratiche esterne che nello spirito della religione, osservando con ostentazione e pignoleria tutte le regole del culto“.

Premesso ciò, viviamo tempi che definire critici è poco, nondimeno possiamo dirli cruciali perché il profondo cambiamento di mentalità che investe ogni aspetto della specie umana, costituisce una sfida per tutti coloro che si sono nutriti di paradigmi da dottrina parrocchiale, e la pseudo-religiosità che ne è derivata, non appena se ne scalfisce la superficie, si disvela per quello che è: eresia. Perché nessuna religione incita all’odio o invita a sopraffare il diverso, e dunque in nome di quale dio i crociati 2.0 colpiscono a vario titolo le persone che per comodità discorsiva abbiamo convenuto di inglobare nell’acronimo LGBTQ+? Consiglierei ai cavalieri senza macchia e senza paura la visione della serie tv Pose. Scoprirebbero che i freaks sono loro.

In foto Indya Moore, attrice transgender, fa parte del cast di Pose

Quell’ipocrita pruderie che prende il nome di bigottismoultima modifica: 2021-07-20T15:01:08+02:00da VIOLA_DIMARZO

9 pensieri riguardo “Quell’ipocrita pruderie che prende il nome di bigottismo”

  1. Lo definirei un post molto utile soprattutto in termini divulgativi della lingua italiana. Dico questo perché è sempre più difficile fare delle affermazioni e poi accettare che la lingua italiana, più che le opinioni altrui, ti inserisca in una categoria. Succede col razzismo, con l’omofobia e, ancor di più, con il bigottismo.Ad esempio, leggevo un commento lasciato sul thread precedente, riferito proprio al bigottismo. Fra l’altro, recitava:
    “Se sono bigotto ho diritto di essere bigotto e nessuno può impedirmi di esserlo.”
    Infatti non fa una piega, perché in termine di opinioni, ciascuno ha il diritto di essere quello che vuole. L’importante è ammetterlo. A meno che, dopo non si aggiunga:
    “E poi quale sarà mai la mente eccelsa che può definirmi tale?”
    Perché così dicendo, da un lato non si ammette più di essere bigotti e, da un altro lato, si è anche ignoranti, cosa sicuramente non peggiore dell’essere bigotto. Ora comunque è almeno chiaro chi da tale definizione è la Treccani ovvero un dizionario di tutto rispetto. In ogni caso sul web c’è la mail e l’indirizzo della Treccani. Nel caso ci si ritenesse offesi si può denunciarla. Io credo invece che potrebbe essere la cultura a sentirsi continuamente offesa da determinate categorie. Beata lei, però, che nemmeno se le caga..

  2. Quando penso a quanto disappunto ha creato l’aggettivo bigotto, che in questo blog risale al post sugli assorbenti Nuvenia e poi è stato ciclicamente ripreso dai lettori, resto sbigottita; molti “signori” pensano di avere il diritto di disprezzare “il diverso” (che diverso non è, meglio sottolinearlo fino alla nausea) con epiteti e insulti irripetibili, e poi quando li si inquadra in un aggettivo che esprime un modo di fare deprecabile quanto si vuole ma che in sé non è offensivo, si risentono, protestano. Tu parli di cultura, ma credimi, in contesti così vuoti di dialettica e di senso, suona come una bestemmia. Infatti, come hai detto tu, miss culture volta loro le spalle. I’m polite, you know 🙂

  3. Sarebbe già molto se le persone prima di parlare conoscessero le parole, ma che un solo vocabolario possa salvare dalle pruderie è piuttosto incauto, penso a tutta la letteratura LGBTI e Q plus corsa in questi anni con pubblicazioni miliari (cito Delia Vaccarello), un bigotto dunque è uno/a+ che limita la sua esistenza a cose e pensieri di prossimità; che non ha voglia di fare nulla, non ritiene nemmeno necessario esercitare il pensiero.

  4. Esatto, il bigotto si chiude nella sua torre d’avorio e neppure ascolta, anche solo distrattamene, le ragioni altrui; va da sé che la torre d’avorio va pure bene, in fondo ognuno di noi ha il proprio recinto, ma quello che non gli perdono è la protervia con cui infierisce contro le persone troppo lontane, per temperamento e orientamenti vari, dalla sua grettezza mentale.

  5. Tu es très poli.
    Su quello che hai detto sotto – scusami per il sotto ma je n’est pas poli 🙂 – sbagli. Non sono affatto social (sociale sì). Nessun profilo FB, Instagram, Twitter. Solo un modesto pied-a-terre che una, proprio stamattina, ha apprezzato tanto :))

  6. …eppure la vita stessa insegna che nessuna Torre per quanto fortificata è un arrocco sicuro, così le convinzioni. Il fronte della grettezza è con tutta probabilità la culla del male, l’attraente covo di quella aggressività manifesto consapevole di superiorità permanente. Che poi a dirla in parole povere, chi usa sentirsi superiore con protervia è semplicemente qualcuno che non ha ciò di cui si discute:)

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