Del grande maestro della fotografia (il 31 ottobre ricorre il centenario della nascita) si è detto tutto e il contrario di tutto, e ora che torna protagonista con una mostra a Berlino (Helmut Newton: Legacy) e un docu-film (Helmut Newton - The Bad and the Beautiful), saltano fuori vecchie e nuove testimonianze, ciascuna con la pretesa di offrire un ritratto inedito o almeno veritiero su Newton. Spesso discordanti, queste voci fanno fronte comune su un punto, ovvero sulla sua passione per le scarpe con i tacchi a spillo; non fu quindi un vezzo del momento quello di farsi fotografare con un paio di decolleté dalla moglie June, come documenta l'ultima foto in basso. Taluni narrano di una passione sfociata in feticismo, giacché finiti gli shooting Newton portava via con sé le scarpe che erano state indossate sul set.
Portatore, oltre che di genialità, anche di un caratteraccio che lo spingeva a torturare le modelle solo per testare il loro livello di sopportazione, non esitava a far fuori chiunque, compresi gli addetti ai lavori, se incapaci di reagire nel modo giusto. Lo stylist Paolo Turina che lavorò con lui per circa sette anni, racconta come mise alla prova una truccatrice:
"Le disse che avrebbe iniziato a scattare in bianco e nero alle 21. Poi chiese: "Che smalti hai?". Lei tirò fuori una serie di rossi abbastanza classici. "Ce l'hai il giallo? E il verde? Il blu? No? Ora i negozi di Monte Carlo sono chiusi e io non potrò scattare la foto che voglio. La mia giornata vale 100mila dollari: ci pensi tu?". La poverina scoppiò in lacrime e lui continuò: "Se avessi ascoltato quello che ho detto, mi avresti risposto che le foto sono in bianco e nero, e che il colore dello smalto è irrilevante".
Quando si parla di un genio, sarebbe meglio liquidare l'uomo e tenere l'artista, scissione che non significherebbe essere acritici, quanto piuttosto infischiarsene di retroscena e malcelati livori.