AFFABULAZIONI

L'agenda Draghi non può che avere un unico titolare


Se è vero che il sostantivo più largamente usato per definire Mario Draghi è stato "autorevolezza" - e presumo che abbia trovato un buon riscontro di pubblico dal momento che non si sono levati cori di dissenso per l'encomio in esso sotteso - come possono certi personaggi che non posseggono neppure lontanamente il carisma dell'ex premier (per discutibile che sia in relazioni a certe propaggini) assurgere al ruolo di testimoni della sua agenda?

Prendiamo ad esempio Di Maio che al Corriere della Sera ha detto:

"L'agenda Draghi non deve cadere nella polvere. Noi la prendiamo in carico. E non solo per gli aspetti dell’emergenza. Ho visto e apprezzato il metodo di lavoro: obiettivi, non chiacchiera politica".

Ed ecco il punto: obiettivi, non chiacchiera politica, un'ovvietà che tale non è, se è vero che sono troppi i politici, e i giornali che li sostengono, ad apparire impauriti dalla possibilità che Giorgia Meloni possa vincere le elezioni. Forse perché in cuor loro, eccezion fatta per i pochi capitani di lungo corso, sanno di non avere le competenze necessarie, e in realtà neppure i presupposti, per contrastarla a dovere?

Ma tornando a Di Maio, a proposito della possibile vittoria del centrodestra ha pronunciato una frase sibillina che smaschera il suo ego smisurato:

"Dovevano vincere anche 5 anni fa, poi li ho battuti. I sondaggi sono fatti per essere smentiti. Sempre".

Ora, sulla prima parte per così dire piccata della dichiarazione, nulla da obiettare, se non altro perché la storia gli dà ragione. Ma sul significato sotteso nell'intero periodo ci sarebbe tanto da dire, e tuttavia non è questo il fine del post. Basterà far notare all'esimio Ministro degli affari esteri che, quantunque illudersi non sia un peccato, è preferibile tenere in un cassetto i sogni epici, perché venuto meno lo stato di ebbrezza, non è facile tenere testa all'onta dello scherno.