AFFABULAZIONI

Resta ancora tanto da dire


"Ogni volta che rileggo le ultime righe di Da qui a lì di Brenner sento un tremito. Dunque non posso fare a meno di pormi la domanda: Davvero resta ancora tanto da dire?

La verità è che non ho molto da aggiungere, questa sera. Qualche mese fa ho pubblicato un piccolo libro intitolato Cari fanatici, dove ho provato a condensare il pensiero di una vita intera. L’ho fatto soprattutto per i miei nipoti. Dicevo loro: Il vostro nonno, tra quello che ha pubblicato e le manifestazioni a cui ha partecipato, è stato militante per molti anni. Adesso tocca a voi. Il nonno ora si limita a fare l’ausiliario. Si occupa di un magazzino viveri. Di un deposito armi. Ecco, questo libriccino è per voi, questa è la vostra munizione. E così ho davvero cercato di spremervi dentro tutto quello che penso della piaga più terribile di tutto il Ventesimo e il Ventunesimo secolo, e non solo qui: il fanatismoOltre a ciò che penso del­l’ebraismo, non solo in quanto religione, non solo in quanto identità nazionale, ma come civiltà, come millenaria continuità di testi; e anche quel che penso dello Stato d’Israele, di dove stia andando e di dove potrebbe andare, perché davvero resta ancora tanto da dire.

Fra le cose che si trovano scritte in quel piccolo libro, ne menzionerò qui tre.

Primo. Fra noi e i palestinesi c’è da più di cent’anni una ferita aperta, anzi c’è una ferita infetta, piena di pus. Un ascesso, ormai. Non si cura una ferita con un bastoneNon s’è mai vista una cosa del genere. Non è ammissibile continuare a infierire in questo modo su una ferita aperta, sperando che così si rimargini, che la smetta di sanguinare. In realtà non ho nulla contro il bastone, di per séNon sono un pacifista. Diversamente da molti miei colleghi in Europa e nel Nord America, che non di rado sono solidali con me anche se da punti di vista sfalsati – sei nostro fratello, make love not war –, diversamente da loro io non ho mai pensato che la violenza sia il male assoluto nel mondo. Per tutta la vita ho sempre creduto, e lo credo ancora oggi, che il male assoluto stia nella aggressività, nella sopraffazione. E la sopraffazione non di rado va fermata con la forzaCi vuole un bel bastone per tenere a freno, per reprimere la sopraffazione, la madre di tutte le violenze del mondo".

Amos Oz, Resta ancora tanto da dire

Sei mesi prima di morire, era il 2018, Amos Oz pubblicò Resta ancora tanto da dire, in cui riportava un suo intervento all'Università di Tel Aviv. Era convinto che un solo Stato per ebrei e palestinesi non poteva essere la soluzione: i precedenti storici avevano dimostrato che le entità multinazionali sono destinate al dissolvimento.

L'essere umano crede di possedere una scintilla luciferina capace di sbaragliare il nemico. Non sa, o finge di ignorare, che anche il nemico è divorato dalla sua stessa sicumera, tanto insensata quanto tenace da creare interstizi in cui la guerra si infiltrerà agevolmente prima di deflagrare. "Per questo non ho mai creduto al make love not war, al porgi l’altra guancia, al all you need is love".