AFFABULAZIONI

Discorsi passatisti (evviva!)


La mia ammirazione per Emanuele Trevi è di quelle che sfidano il tempo: non conosce cedimenti, sbandamenti, disaffezioni. Neppure temporanei. Sono convinta che qualcosa del suo flusso di coscienza mi appartenga. "O viceversa" mi verrebbe da aggiungere, se solo padroneggiando il realismo magico sapessi spiegare in che modo. Ma niente mi è più inviso della commistione tra reale e surreale, giacché basta il primo a spettinare l'ordinarietà dei giorni, e spesso con risultati più sorprendenti. Dunque, oggi mi sono imbattuta in questa perla di saggezza del nostro:

"Quando ci si interroga sulla decadenza, o meglio sulla perdita di centralità della critica letteraria e in generale del sapere umanistico, bisognerebbe interrogarsi su un tempo, non così remoto, in cui le conoscenze si acquistavano una a una, quaderno alla mano, perdendo un sacco di tempo e nel frattempo scoprendo infiniti e imprevisti tesori nascosti nella polvere. Il massimo della tecnologia consisteva in fotocopie costose e nerastre. Ho il fondato sospetto che oggi, proprio perché sappiamo troppo di qualunque cosa, senza che tra noi e il sapere si interponga qualche tipo di impedimento fisico, non sappiamo più nulla".

Ecco, dalle quattordici e ventisette di un pomeriggio che promette sfracelli e intanto sonnecchia, amo Trevi di più, ma la sua arte affabulatoria non c'entra. C'entra forse Dioniso che ha benedetto una vodka ghiacciata fuori orario... ops, ma non si era detto che il realismo magico è altro da me?

Foto di Giovanni Chiaramonte